Per recuperare i crediti che i cittadini nutrono nei confronti dello Stato, il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legislativo che concederà fino a 10 anni per sanare il debito e farà scattare dopo i 5 anni il “discarico automatico”.
L’obiettivo principale, oltre al recupero del non riscosso, è quello di agevolare la procedura di riscossione. Al 31 dicembre 2023 il totale non riscosso ammontava a 1206,6 miliardi di euro, tra i quali molti crediti sono classificati come non esigibili perché appartenenti a defunti o imprese fallite o chiuse.
Con la misura, i debitori avranno la possibilità di restituire le somme non versate in 10 anni con 120 rate e dopo 5 anni ci sarà il “discarico automatico” delle cartelle, in caso di mancata riscossione.
Nel dettaglio chi ha accumulato un debito fino a 120mila euro, potrà nel corso del 2025 e 2026 richiedere una dilazione del pagamento in 84 rate mensili contro le 72 attuali; nel 2027 e nel 2028 il numero di rate possibili saranno 96 e nel 2029 108. Con una richiesta, dal 2031, sarà possibile dilazionare ancora fino ad arrivare a 120 rate mensili.
Inoltre, chi attesta di trovarsi in una situazione economico-finanziaria di svantaggio, potrà richiedere la ripartizione del pagamento.
Chi ha un debito superiori a 120 mila euro, potrà arrivare a un massimo di 120 rate mensili, indipendentemente dalla data di presentazione della richiesta. Inoltre, dal primo gennaio 2025, entrerà in vigore il “discarico automatico” delle cartelle a cinque anni.
Dopo cinque anni di tentativi di riscossione di crediti accumulati dal 2000 al 2024 non andati a buon fine, l’Agenzia delle Entrate restituirà la cartella all’ente che l’ha emessa che potrà decidere di incassarli in autonomia o affidandosi a enti privati di riscossione.
Tra le novità risulta anche la facoltà dei Comuni, dopo il fallito tentativo di riscossione da parte dell’Agenzia delle Entrate, di cedere i crediti a investitori privati «qualificati», scelti con «gara a evidenza pubblica», in cambio di un corrispettivo. Privati che a loro volta procederanno con la cartolarizzazione.
Sempre dal 2025, la cartella dovrà essere notificata entro 9 mesi dall’affidamento del carico con la possibilità di raggruppare i crediti per codice fiscale, avendo in questo modo una cartella unica per tasse e multe.
Le opposizioni però evidenziano come i costi dell’operazione non siano leggeri poiché lo Stato, allungando i tempi della rateizzazione, potrebbe dover rinunciare fino a 2,5 miliardi di euro tra mancato incasso di sanzioni, interessi, aggi e more.
Secondo il viceministro dell’Economia, Maurizio di Leo, la riforma del fisco è ora completa e “ulteriori interventi richiederanno ulteriori risorse”.
Emma Delfrate