Bruxelles può tirare un mezzo sospiro di sollievo: dalle elezioni nei Paesi dell’est Europa arrivano buone notizie. In Romania ha vinto il sindaco europeista di Bucarest, Nicusor Dan, candidato indipendente definito un “centrista”, contro il nazionalista George Simion, leader dell’AUR, l’Alleanza per l’Unità dei Romeni. Al ballottaggio Dan ha ottenuto oltre il 54% dei voti contro il 45,8% di Simion, nonostante quest’ultimo avesse stravinto il primo turno.
Un risultato particolarmente osservato fuori dai confini rumeni, dal momento che Simion di fatto si è presentato nel solco tracciato da Călin Georgescu, l’ultranazionalista che lo scorso novembre aveva sorpreso tutti, vincendo il primo turno delle presidenziali. Un voto che successivamente è stato annullato dal momento che l’intelligence di Bucarest ha riscontrato interferenze russe nel processo elettorale, avvenute soprattutto tramite i social media. Il presidente eletto, Dan, ha un passato come attivista contro la corruzione e ha spiegato che gli elettori che vogliono “un cambiamento profondo, istituzioni statali funzionanti, meno corruzione, un’economia prospera e una società basata sul dialogo, non sull’odio, hanno vinto”.
In Polonia, invece, il candidato filoeuropeo Rafal Trzaskowski ha battuto di un soffio l’avversario nazionalista Karol Nawrocki al primo turno delle elezioni presidenziali. Il primo ha ottenuto il 31,2% dei voti, il secondo il 29,7%. Trzaskowski, sindaco di Varsavia, è un centrista, mentre Nawrocki è sostenuto dal partito PiS (Diritto e Giustizia). Il primo giugno si terrà un ballottaggio.
In Portogallo, intanto, l’Alleanza Democratica, partito di centro destra attualmente in carica, ha vinto le elezioni, ma non è riuscita ad ottenere la maggioranza. Exploit invece per il partito di estrema destra Chega che, con oltre il 22% dei voti, si contende il secondo posto con il Partito Socialista, che al momento della scrittura di questo articolo ha ottenuto il 23,4% dei voti. Manca ancora il conteggio dei voti dall’estero che potrebbe far scendere i socialisti all’ultimo gradino del podio.