Gallio, germanio e cloud: il nuovo volto della guerra dei chip tra Usa e Cina
Quella in corso tra Cina e Stati Uniti è una vera guerra dei chip per la supremazia tecnologica e questa settimana Pechino ha deciso di alzare il livello della sfida imponendo dal 1° agosto 2023 restrizioni all’export di gallio e germanio. Si tratta di due metalli critici per la produzione di chip, fondamentali anche per i veicoli elettrici e per il mondo delle telecomunicazioni. Chi rischia di pagarne il prezzo maggiore è l’Europa e il suo piano per la transizione verde, dal momento che Bruxelles importa dalla Cina il 71% del gallio e il 45% del germanio. Ma anche gli Stati Uniti non possono fare a meno del Dragone su questo fronte. L’America, infatti, ha importato dalla Cina circa il 50% di gallio e germanio usati nel 2021.
Quello di Pechino non è un embargo totale ma è un tentativo di controllare la direzione dello scontro con Washington. Lo scorso autunno l’amministrazione Biden ha annunciato una serie di misure che di fatto vietano alle compagnie cinesi di acquistare non solo chip di ultima generazione ma anche i macchinari necessari per la loro fabbricazione, senza una licenza. Per la Casa Bianca questa decisione è necessaria per tutelare gli interessi che riguardano la sicurezza nazionale, dal momento che i chip più avanzati sono utilizzati anche nei radar, nei sistemi di difesa missilistici e nelle celle solari. Gli Stati Uniti sono riusciti a convincere anche Giappone e Paesi Bassi a partecipare a queste limitazioni verso la Cina, due Paesi che sono importanti fornitori di chip.
Pechino aveva già cercato vendetta ad aprile quando decise di vietare alla società americana Micron di vendere i propri chip a compagnie cinesi che lavorano su infrastrutture chiave, per motivi di cybersicurezza. Le limitazioni sull’esportazione di gallio e germanio arrivano a ridosso della visita della Segretaria di Stato americana, Janet Yellen. Ma Washington non incasserà senza reagire. Secondo il Wall Street Journal, l’amministrazione Biden ha intenzione di limitare l’accesso delle società cinesi a una serie di servizi di cloud computing statunitensi. Questo provvedimento dovrebbe riguardare società come Amazon Web Services e Microsoft, alle quali verrebbe imposto l’ottenimento di una licenza governativa se vogliono offrire i propri servizi cloud ai clienti cinesi. Un’iniziativa che dovrebbe essere svelata nelle prossime settimane.