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sabato, Luglio 27, 2024
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    Home Prima pagina Confcooperative lancia l’allarme sulla carenza di profili professionali

    Confcooperative lancia l’allarme sulla carenza di profili professionali

    Confcooperative lancia l’allarme sulla carenza di profili professionali
    La mancanza di profili professionali adatti alle esigenze delle cooperative italiane sta mettendo a dura prova la loro competitività, con un impatto negativo sull’economia complessiva del Paese. Il mismatch tra domanda e offerta di lavoro sta causando una perdita stimata del 1,2% del PIL, pari a 21 miliardi di euro. La situazione riguarda una vasta gamma di settori, dalla sanità al turismo, passando per i trasporti e l’agroalimentare.
    Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, ha sottolineato che una cooperativa su due non riesce a trovare le figure professionali di cui ha bisogno. Attualmente le cooperative italiane impiegano 540 mila persone, ma potrebbero assumerne almeno altre 30 mila se riuscissero a individuare i profili giusti. Il problema riguarda un vasto numero di imprese a prescindere dalle dimensioni (dalle grandi alle piccole e micro) e dal settore.
    La fetta rappresentata da Confcooperative nell’economia italiana è piuttosto ampia, con il 30% della distribuzione al consumo e al dettaglio, il 19,6% degli sportelli bancari, il 25%dell’agroalimentare Made in Italy e servizi di welfare per 7 milioni di cittadini. Durante l’assemblea nazionale di Confcooperative, cui hanno partecipato diversi rappresentanti del governo, il tema del “mismatch” è stato affrontato con grande urgenza.
    La burocrazia rappresenta un ulteriore ostacolo per le imprese italiane, con un costo stimato di 31 miliardi di euro e un impattonetto sul tempo impiegato per adempiere agli obblighi fiscali. Gardini ha chiesto quindi innanzitutto un intervento per ridurre la burocrazia e riformare il Codice degli appalti e gli acquisti pubblici, al fine di incentivare lo sviluppo e contrastare il dumping contrattuale.
    Pur registrando una crescita del PIL superiore alle previsioni, l’Italia deve fare i conti con un aumento delle disuguaglianzeeconomiche e sociali. Ad esempio, ci sono 3,8 milioni di lavoratori poveri (i cosiddetti “working poor”) che guadagnano al massimo 6 mila euro l’anno, a cui si aggiunge il fatto che oltre 3 milioni di lavoratori sono irregolari o in nero. Gardini ha proposto di investire in imprese virtuose che creano condizioni di lavoro dignitose e, in secondo luogo, di ridurre il cuneo fiscale per liberare risorse e stimolare i consumi interni.
    La povertà colpisce anche e soprattutto le famiglie, con 1,9 milioni di persone in condizioni di povertà assoluta e 2,9 milioni in povertà relativa. Si è arrivati al punto “limite” per cui nel 2022il 12% degli italiani ha rinunciato alle cure mediche, anche quando necessarie, a causa della mancanza di risorse economiche.
    Infine, tra gli altri fenomeni che preoccupano cresce anche quellodell’abbandono scolastico: mezzo milione di giovani, pari all’11% degli individui tra i 18 e i 24 anni, lasciano i percorsi di formazione senza aver ottenuto un titolo di studio. La conseguenza è chiaramente quella di ampliare ulteriormente il mismatch tra le aziende e le figure professionali di cui avrebbero bisogno. Per affrontare il problema e colmare il divario di competenze che penalizza giovani e imprese, è necessario un piano per contrastare la dispersione scolastica e che incentivi adinvestire nell’istruzione.
    Pietro Broccanello

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