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    Boom di occupazione: a ottobre è record dal 1977

    Boom di occupazione: a ottobre è record dal 1977
    Dopo le difficoltà dovute ai due anni di pandemia, e nonostante le conseguenze della guerra in Ucraina e della crisi energetica, negli ultimi mesi in Italia si registra un tasso di occupazione in forte crescita, come non lo si vedeva da quasi 30 anni. A ottobre è balzato al 60,5%, grazie soprattutto ai contratti a tempo indeterminato e al calo dei rapporti a termine e dei lavoratori autonomi. Diminuisce anche il numero di inattivi e disoccupati.
    In maniera a prima vista sorprendente, visti i tempi che corrono e le difficoltà che moltissimi  cittadini e imprese si sono trovati a dover affrontare negli ultimi mesi, i dati provvisori Istat vedono un mercato del lavoro in crescita dal punto di vista dell’occupazione.
    I dati relativi ad ottobre registrano un balzo al 60,5% del tasso di occupazione, un valore record che non si vedeva dal 1977, mentre i tassi di disoccupazione e inattività scendono rispettivamente al 7,8% e 34,3%.
    Secondo i dati provvisori diffusi dall’Istat i motori della crescita sarebbero soprattutto l’aumento dei contratti a tempo indeterminato (che salgono del +0,8%) e il calo dei rapporti a termine (-0,6%) e gli autonomi (-0,3%). Il tasso di occupazione rileva un aumento di +0,4%, pari a +82mila unità per uomini e donne, per i dipendenti permanenti (+0,8%).
    L’aumento di occupati nel mese di ottobre (+82mila rispetto a settembre e +496mila considerando tutto l’anno) coinvolge entrambi i sessi e tutte le classi d’età, ad eccezione dei 35-49enni per effetto della dinamica demografica negativa. Il tasso di occupazione, che nel complesso è in aumento dell’1,5%, sale anche in questa classe di età (+1,1 punti percentuali) perché la diminuzione del numero di occupati 35-49enni è meno marcata di quella della corrispondente popolazione complessiva.
    Come detto l’aumento più significativo riguarda i dipendenti in forma permanente, che arrivano a oltre 15,2 milioni (quasi mezzo milione in più rispetto al periodo corrispettivo del 2021). I dipendenti con contratti a termine invece sono circa 18mila in meno rispetto a un anno fa, mentre i lavoratori indipendenti sono stati 17mila in meno rispetto a settembre 2022. Complessivamente a ottobre gli occupati erano oltre 23,2 milioni, un dato che supera per la prima volta il record pre-pandemia del giugno 2019.
    D’altro canto scende anche il numero di persone alla ricerca di lavoro (-0,4% rispetto a settembre), anche qui in tutte le classi d’età a eccezione delle persone tra i 25 e 34 anni. La diminuzione del numero di inattivi invece riguarda praticamente tutti i generi e classi d’età, compresi giovani e ultra-cinquantenni, con un calo del -0,2%. La sostanziale stabilità nel numero degli occupati nel trimestre agosto-ottobre rispetto a quello precedente dipende quindi congiuntamente dall’aumento dei lavoratori permanenti e dalla diminuzione delle persone inattive o alla ricerca di lavoro.
    Sono sicuramente dati incoraggianti per il mercato di lavoro italiano, dopo le difficoltà degli ultimi anni, e l’aumento di contratti a tempo indeterminato sembra “contraddire” almeno parzialmente i frequenti discorsi sulle difficoltà di ottenere questo tipo di occupazioni. Anche se, come risulta dai dati, la fascia d’età dove le difficoltà a trovare e a mantenere il lavoro è naturalmente quella che riguarda i più giovani.
    Pietro Broccanello

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