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    Pensioni, la nuova partita del Governo

    Pensioni, la nuova partita del Governo
    Meloni annuncia, nel 2023 Ape sociale e Opzione donna saranno rinnovati. Attesa per Quota 41.
    La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha confermato, nel suo discorso programmatico alla Camera, che anche nel 2023 saranno utilizzabili Ape sociale e Opzione donna. Le lavoratrici donne con 58 anni (59 se autonome) e 35 di contribuzione potranno uscire dal circolo lavorativo grazie alla proroga dei due strumenti in scadenza che dovrebbe essere quantomeno annuale, nonostante lidea sia quella di rendere strutturale almeno lOpzione donna.
    Non sembra invece più un obiettivo immediato bensì di legislatura lintroduzione di Quota 41, vessillo della Lega e di Matteo Salvini, che pare aver compreso che lattuale stato dei conti pubblici non consentirebbe ladozione della misura nellimmediato. Secondo le stime varate dallInps, infatti, per lattuazione di Quota 41 sarebbe necessario stanziare almeno 4 miliardi nel primo anno, per poi arrivare ad un costo di 10 miliardi quando la misura sarà a regime. Detto ciò, nel 2023 potremmo vedere lapplicazione del nuovo strumento di prepensionamento (probabilmente vincolato alla sola soglia anagrafica) quantomeno in via sperimentale, secondo anche quanto ha fatto sapere Claudio Durigon, responsabile lavoro del Carroccio, che ha presentato una proposta di legge in Senato per il superamento della Fornero, che prevede appunto la possibilità di uscita con almeno 41 anni di contribuzione a prescindere dalletà anagrafica.
    Giorgia Meloni, poi, non ha ancora chiarito se intende rinnovare Quota 102, altro cavallo di battaglia leghista varato inizialmente come Quota 100 dal Governo Conte I. Il neo-Ministro del Lavoro Marina Calderone ha già annunciato di voler convocare in tempi brevissimi un incontro fra i rappresentanti del Governo e quelli dei sindacati, per discutere il sistema di via duscita che prevede versamenti contributivi per 38 anni e il compimento almeno del 64° anno detà. Non è da escludere però che un ipotizzato restyling di Quota 102 fondi proprio una sorta di transizione verso quella che sarà Quota 41. Nel 2023, la misura dovrebbe infatti essere modellata su 61 anni detà e 41 di contributi, una soluzione che non avrebbe costi eccessivi e che potrebbe trasformarsi in un punto di compromesso allinterno della maggioranza, dato che nel centrodestra c’è anche chi guarda a Quota 102 flessibile quanto ai requisiti anagrafici e/o contributivi, che comunque però preveda una soglia minima detà, verosimilmente 61-62 anni.
    Non è ancora chiaro se e quali misure in tema pensionistico verranno effettivamente attuate. Non è chiaro soprattuto il come. Quel che è invece chiaro è che gli spazi di finanza pubblica sono a dir poco risicati ma in ogni caso una manovra in tema pensioni sarà di fatto obbligatoria visto che nel 2023 è attesa unimpennata della spesa di quasi 24 miliardi a causa dell’appesantirsi dei costi per l’adeguamento degli assegni previdenziali alla corsa dellinflazione.
    Andrea Fortebraccio

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