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A Milano si pensa allo smart working come motore dello sviluppo

La Giunta partorisce progetti per incrementare il lavoro agile, al fine di ridurre gli spostamenti e far rinascere le periferie.

 

L’Amministrazione milanese guidata da Beppe Sala punta sullo smart working per il rilancio della metropoli. L’idea sarebbe quella di ridurre l’afflusso di lavoratori nei mezzi pubblici e di far riprendere la piccola economia nei propri quartieri di residenza.

 

L’Assessore alle Politiche del Lavoro Cristina Tajani parla di un “esperimento su nuove modalità lavorative all’interno della Pubblica Amministrazione”. Quello che propone la Giunta è un nuovo modello di vivere la città, con l’obiettivo di avvicinare il luogo di lavoro alla propria abitazione.

Ciò dovrebbe favorire lo sviluppo dei quartieri distanti dal centro, con la nascita di servizi e di nuove attività commerciali, che consentirebbero di risparmiare tempo ed emissioni causate dagli spostamenti.

 

Sono due i principali ambiti di intervento previsti dalle linee guida, che saranno attuate in via sperimentale dal Comune e dalle società partecipate nei prossimi mesi.

Uno di questi è il Piano Pola (piano organizzativo del lavoro agile) che vorrebbe affiancare lo smart working in via complementare al lavoro in presenza. Questo sarà gestito in base ad orari ben definiti, in modo da organizzare al meglio la viabilità della città.

Inoltre si vuole ripensare ai luoghi fisici del lavoro, che non dovranno intendersi come fissi, “ma dinamici”: saranno i luoghi indispensabili per favorire la diffusione di servizi locali di quartiere e di prossimità, con l’auspicio di ridurre gli spostamenti dalla periferia al centro.

 

L’altro progetto riguarda l’adibizione di spazi di competenza del Comune, a sedi di “nearworking”. Altri spazi verranno messi a disposizione dei dipendenti al fine di far svolgere loro l’attività in smart working. Si pensa anche all’utilizzo di sedi aziendali appartenenti alle società partecipate.

 

In vista di questo progetto, il Comune si metterà in comunicazione con le grandi associazioni datoriali per dare il via ad azioni sperimentali supportate anche da una campagna di comunicazione istituzionale.

 

Andrea Curcio

 

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