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    Ordinanza scuola, mille dubbi e una certezza: i ragazzi devono tornare in classe

    Ordinanza scuola, mille dubbi e una certezza: i ragazzi devono tornare in classe

    Dal tavolo regionale con gli attori del mondo scolastico la richiesta di chiarimenti su alcuni punti dell’ordinanza. Fontana difende la scelta: “Misure necessarie”.

    Non si placano le polemiche per l’ordinanza lombarda che relega gli studenti degli istituti superiori nelle proprie mura domestiche per lo svolgimento delle lezioni. Torna la DAD come un fulmine a ciel sereno sulle scuole della Lombardia, da mesi in attività operosa per adeguarsi al susseguirsi di protocolli e linee guida, tra mille incertezze e dubbi, con l’unico e primario obiettivo di riportare gli studenti in classe per l’inizio del nuovo anno scolastico.

    E proprio ora che l’obiettivo era stato raggiunto e la nuova routine scolastica ampiamente rodata – unico “neo” la carenza dei docenti, in particolare di sostegno – ecco sopraggiungere lo stop che impone una retromarcia repentina, tanto quanto inaspettata. Lasciando peraltro alcuni – e non insignificanti – nodi da sciogliere.

    È quanto emerso durante il tavolo al quale hanno partecipato i dirigenti degli uffici scolastici territoriali, l’assessore regionale Rizzoli, i dirigenti del tpl e le rappresentanze sindacali del modo della scuola, riuniti per un confronto nel quale hanno snocciolato tutti i punti dell’ordinanza ancora da chiarire, inviati poi alla Regione e al ministero dell’Istruzione per opportuna conoscenza.

    Primo punto a non convincere è l’omogeneità del provvedimento, che non terrebbe conto delle singole esigenze e delle difficoltà specifiche dei territori. Il dato preoccupante dell’incremento dei contagi – sul quale nessuno eccepisce – che vede Milano e provincia come le aree con maggiore recrudescenza, in altre aree della Lombardia sembrerebbe invece essere sotto controllo. La diversificazione delle misure, e non un provvedimento unico per tutti, potrebbe essere la soluzione più adeguata a gestire l’emergenza preservando al contempo lo svolgimento delle lezioni in presenza.

    L’incognita dei BES. Secondo l’ordinanza sono esentati dalle lezioni a distanza, quindi gli alunni con bisogni educativi speciali e con disabilità saranno gli unici in classe senza il resto dei compagni? Oltretutto in un momento in cui all’appello mancano ancora 800 supplenti di cui la stragrande maggioranza di sostegno.

    Il terzo punto da chiarire riguarda le attività di laboratorio, consentite in presenza. Ma anche qui si apre una voragine di dubbi. Esattamente cosa s’intende per “laboratorio”? Domanda legittima se si contemplano i diversi indirizzi scolastici, di cui molti – pensiamo ai professionali – fondati proprio sulla prevalenza dell’attività laboratoriale. Idem per le attività fisiche. Per analogia assimilabili ai laboratori oppure no? Altra questione da dirimere è il luogo dove lavoreranno i professori, mura domestiche o scuola?

    Urge definire le condizioni fisiche e i profili di responsabilità personali – ha detto dalle colonne de Il Giorno, Augusta Celada, dg dell’UsR – non può essere tutto lasciato alla decisione dei dirigenti”. E proprio da loro arriva un commento corale dal sapore amaro: “È una sconfitta”, dopo i mesi trascorsi a predisporre il rientro in piena sicurezza, a misurare con il metro le distanze e individuare percorsi per “bolle”, incastrare orari e – giusto nell’ultima settimana – definire il calendario con l’alternanza presenza/distanza che già avrebbe potuto garantire un impatto di un certo peso sul trasporto pubblico.

    Dal canto suo, il presidente di Regione Lombardia difende la scelta: “Considerati i dati della curva epidemiologica lombarda ribadiamo la necessità di un intervento decisivo e urgente – ha spiegato ai microfoni di Sky Tg24 – nelle ore di punta c’è un grande affollamento soprattutto su metropolitane e bus. Dobbiamo cercare di ridurlo, e le ipotesi sono due: o riduciamo la gente che va a lavorare o quella che va a scuola”.

    Rimangono ora due settimane decisive per studiare le alternative ad un provvedimento che, ha sottolineato Fontana, è temporaneo. Diluire ulteriormente gli orari di ingresso e organizzare il tpl sarà il terreno di sfida per riportare in classe tutti.

    Micol Mulè

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