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    In nome dell’antirazzismo, gli USA in fiamme per il quinto giorno

    Assassinati un poliziotto e un diciannovenne negli USA. Blindata la Casa Bianca.

    A Minneapolis (USA) la situazione è fuori controllo per la quinta giornata consecutiva. Le proteste per la morte di George Floyd, arrestato per essere stato sorpreso a fare dei pagamenti mediante denaro contraffatto, ed in seguito soffocato con un ginocchio (premuto sul collo per nove minuti) dalle forze di polizia, si sono ormai estese in tutti gli states. L’autopsia sul cadavere esclude però al momento una diagnosi di asfissia traumatica o di strangolamento.

    Sono stati incendiati uffici postali, pompe di benzina, auto e cassonetti dell’immondizia. La polizia e la guardia nazionale sono al momento arroccate in difesa di banche e farmacie. Senza alcuna colpa, un ragazzo di 19 anni è stato ucciso a Detroit, in Michigan, colpito da spari indirizzati contro una folla di persone che manifestava. La Casa Bianca si è blindata dopo essere stata assediata da manifestanti. I servizi segreti, per sicurezza, hanno deciso di chiudere la residenza presidenziale Usa anche alla stampa dotata di ‘hard pass’.

    Il Presidente Trump ha ora deciso di mobilitare anche l’esercito: dal pentagono è arrivato l’ordine di allerta a più di 1700 uomini della polizia militare. Poco prima aveva annunciato di aver parlato ai familiari del ragazzo assassinato: “Comprendo il dolore, la famiglia di George ha diritto alla giustizia; è una cosa terribile”. Ma ha aggiunto: “Adesso gli abitanti del Minnesota hanno diritto alla sicurezza”.

    Sembra pacifico che la vittima non aveva opposto resistenza in seguito all’arresto. Quindi non vi è dubbio che quel poliziotto abbia agito in barba ad ogni protocollo legale di esecuzione nei confronti di un indagato, benché colto in fragrante.

    Dall’altro lato le proteste che stiamo vedendo in America non appaiono giustificate. Quel poliziotto, indegno di indossare la sua divisa, sarà incriminato per omicidio come prescrive la legge.

    Il sindaco di Atlanta ha lanciato un appello: “Questa non è una protesta. Questo non è nello spirito di Martin Luther King Jr. State disonorando la nostra città. State disonorando la vita di George Floyd”. Gli fa eco il sindaco Bill de Blasio di New York, che ha twittato: “Non vogliamo più vedere un’altra notte come questa”.

    Ne prendano atto gli strenui difensori delle vergognose violenze a cui stiamo assistendo, in nome della retorica contro il razzismo. E ricordiamo ai fautori del presunto odio diffuso dal Presidente Trump, che il delitto è avvenuto in uno stato, quello del Minnesota che è saldamente a tradizione democratica, in cui il governatore, la camera, il procuratore generale, lo stesso capo della polizia e il sindaco di Minneapolis sono politicamente democratici, e non certamente repubblicani.

     

    Andrea Curcio

     

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