Superbonus e Pnrr, bandi deserti e imprese che non si trovano
Il momento della manovra si avvicina, con il Governo impegnato a far fronte alle difficoltà dei rincari e a trovare i denari sufficienti per approvare quella che sarà la legge di bilancio 2024. L’obiettivo è la riduzione per un anno del cuneo fiscale, che costerebbe 8 miliardi, ma che resta comunque una priorità per l’esecutivo di Giorgia Meloni.
Mancano solo dieci giorni e poi palazzo Chigi avrà chiaro quali saranno le risorse disponibili per attuare un cambio di passo ormai necessario.
Sul tavolo, un dossier importante è rappresentato dal costo del Superbonus, che con gli sgravi fiscali sta creando preoccupazioni nel governo, come ricorda il ministro Giorgetti.
Il 110 infatti ha causato un danno collaterale, un effetto «altamente pernicioso» per usare le parole del ministro: i lavori sull’edilizia residenziale finanziati dalla soluzione targata 5Stelle hanno messo in crisi le opere pubbliche del Pnrr, ma anche la ricostruzione nelle aree colpite dai terremoti negli anni passati. Inoltre, le imprese disposte a fare i lavori sono sempre meno, nonostante la domanda straordinaria. I problemi riguardano anche la manodopera, diventata difficilissima da trovare, con sempre meno imprese che partecipano ai bandi. Si conta infatti che oltre 1200 gare siano andate deserte nell’ultimo anno, ed un target negativo che si appresta a crescere sempre più.
Il riscontro, emerso dall’analisi della Banca dati nazionale dei contratti pubblici dell’Anac, l’Autorità anticorruzione che monitora la correttezza degli appalti, ha visto 700 mancate aggiudicazioni solo negli ultimi cinque mesi, per un valore complessivo di 1 miliardo e 503 milioni di euro.
Nel complesso, ammontano a quasi 900 milioni di euro i lavori pubblici che non hanno trovato imprese disposte ad eseguirli, neanche ai nuovi prezzi, aumentati di circa il 20%, neanche con le procedure negoziate o gli affidamenti diretti.
A balzare all’occhio vi sono ad esempio la gara per la realizzazione della scuola dell’infanzia di Badia, la nuova scuola primaria di San Gimignano, l’ospedale psichiatrico dell’Aquila, tutti appalti sui 5 milioni di euro. E molte opere più piccole che sono state messe inutilmente a bando.
E se consideriamo i progetti banditi dal Pnrr arriviamo a toccare quota 95mila progetti, pari a 53 miliardi di euro di opere.
Al di là dell’utopistica visione di Giuseppe Conte, pertanto, è necessario un cambio di strategia, perché le imprese che partecipano ai bandi sono sempre di meno, ed i progetti sempre più importanti.
Andrea Valsecchi