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sabato, Luglio 27, 2024
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    Home Prima pagina Elon Musk licenzia metà dei dipendenti di Twitter

    Elon Musk licenzia metà dei dipendenti di Twitter

    Elon Musk licenzia metà dei dipendenti di Twitter
    L’acquisto di Twitter da parte del magnate sudafricano comincia già a dare i suoi “frutti”, e non sono per nulla confortanti, almeno per i dipendenti della social network dell’uccellino.
    A partire da oggi, secondo alcune indiscrezioni, circa la metà della forza lavoro perderà repentinamente il lavoro. Si tratta di ben 3700 persone, che Musk intende lasciare a casa nel tentativo di ridurre i costi dell’azienda.
    Tanto è stata complessa l’acquisizione del social da parte del discusso imprenditore per oltre 44 miliardi di dollari, dopo un lungo processo che alcuni mesi fa sembrava essere
    compromesso per via dei numerosi bot e account falsi presenti su Twitter, poi ripreso, che ora la scure di Elon Musk comincia già a gravare pesantemente sui dipendenti del social.
    Da pochi giorni infatti, cioè da quando il processo di acquisizione è stato completato e Musk è diventato proprietario di Twitter, è cominciata una consistente opera di tagli nel management, compreso il licenziamento dell’ex Ceo, Parag Agrawal, mentre altri top manager, come la Chief Commercial Officer Sarah Personette, si sono dimessi.
    Ora, stando a quanto affermato da fonti anonime a Bloomberg, l’intenzione di Musk sarebbe appunto quella di ridurre di quasi la metà il personale dipendente di quella che è una delle principali reti sociali al mondo. I dipendenti comincerebbero ad esserne informati già a partire da questi giorni, anche se precedentemente Musk stesso aveva smentito un articolo del New York Times in cui si affermava che intendeva licenziare i dipendenti di Twitter prima del 1° novembre per evitare le sovvenzioni in azioni dovute quel giorno.
    Sempre in quest’ottica, è noto che Elon Musk non veda di buon occhio il lavoro da remoto, come si ha già avuto modo di vedere rispetto a Tesla e alle altre aziende da lui controllate, e anche Twitter non farebbe eccezione in questo senso, dunque i lavoratori rimanenti sarebbero chiamati a tornare regolarmente al lavoro in presenza (salvo rare eccezioni).
    Le modalità del taglio del personale sarebbero state decise da Musk insieme a un team di consulenti e, come detto, principalmente al fine di ridurre sostanzialmente i costi aziendali. Secondo le fonti anonime, i termini della riduzione dell’organico potrebbero però ancora cambiare e, nello scenario considerato, ai lavoratori licenziati verranno offerti 60 giorni di indennità di fine rapporto.
    Le notizie sul “cambio di direzione” del social network, insieme ai timori già esistenti rispetto ai piani di Musk per allentare le regole di moderazione dei contenuti sulla piattaforma, hanno fatto preoccupare ancora di più gli inserzionisti, la principale fonte di entrate del social cinguettante.
    Quindi mentre si prevede, di conseguenza, un aumento consistente dei contenuti inappropriati sulla piattaforma, l’Oréal ha già deciso di sospendere la pubblicità sulla piattaforma, mentre Interpublic, uno dei più grandi gruppi pubblicitari del mondo, ha raccomandato ai suoi clienti di sospendere gli investimenti pubblicitari su Twitter per la prossima settimana, secondo quanto riportato da Morning Brew.
    Già da un po’ si vocifera inoltre che Musk (come comunicato anche in prima persona sullo stesso Twitter) voglia introdurre nel prossimo futuro un fee annuale di 8 dollari per gli utenti che vogliono avere la “spunta blu”, ovvero un account verificato. Un altro elemento che non verrebbe certo visto con benevolenza dai frequentatori della piattaforma.
    Insomma, se queste voci dovessero essere confermate, si prevedono cambiamenti radicali nella gestione di un colosso come Twitter, e verrebbe confermato ancora una volta il “pugno di ferro” che Elon Musk è solito applicare alle società da lui gestite, che se apporta verosimilmente benefici al bilancio e alla gestione aziendali, in maniera non altrettanto positiva ricade su migliaia di lavoratori “comuni”.
    Pietro Broccanello

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