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    RESINE RAGNOLI, UN’ECCELLENZA BRESCIANA DA 50 ANNI

    RESINE RAGNOLI, UN’ECCELLENZA BRESCIANA DA 50 ANNI
    Scarti industriali in bobine, blocchi, rifili e foglie in balle di vari materiali plastici possono essere recuperati e riutilizzati. Resine Ragnoli, storica recycling company bresciana, da oltre 50 anni si occupa della raccolta, trattamento e trasformazione, da materia a materia della plastica dismessa. Ne parliamo con Giuseppe Ragnoli, Presidente di Resine Ragnoli.
    Presidente Ragnoli, come nasce la recycling company che porta il suo nome?
    L’azienda è stata fondata oltre 50 anni fa per volere di mio padre, Italo Ragnoli. L’intuizione fu lungimirante: non si occupava del settore, dato che era un commerciante di funghi, ma è lì che notò la presenza consistente di imballi che venivano gettati. Conclusa quell’esperienza, iniziò a ritirare la plastica, per poi commercializzare il prodotto riciclato. È stato incredibile, dato che in quel periodo le conoscenze in materia di riciclaggio della plastica eranoagli albori. Installò i primi impianti per selezionare, fondereed infine vendere i prodotti rigenerati. Da allora l’azienda si è sviluppata ed è cresciuta fino ai giorni nostri. Oggi, io e mia sorella Antonella ci occupiamo della gestione, continuando ovviamente a cercare di innovare: abbiamo impianti per la lavorazione, semilavorazione ed estrusione delle materie di scarto, con i quali generiamo, come prodotto finale, un granulato usato come materia prima secondaria nel settore agricolo e nel settore industriale, ad esempio per la produzione di sacchetti di plastica, di copri-abiti per lavanderie e altri prodotti del comparto dell’imballaggio, fino ai secchi dell’edilizia, ai tavoli, alle sedie e altri articoli in genere.
    Ormai è indispensabile tendere ad un’economia circolare.
    Tanti parlando di economia circolare al giorno d’oggi. Noi da quando esistiamo. Devo però spezzare una lancia in favore del nostro Paese, che nonostante abbia molti difetti, in tema di riciclaggio è davvero all’avanguardia, ed è dotato di una tecnologia moderna in grado di eseguire tutte le fasi.
    Quanto è importante questo settore?
    È importantissimo: diamo nuova vita ad un prodotto, che senza un trattamento volto al riutilizzo, sarebbe destinato a essere distrutto o incenerito. Tutta la società, oggi, dovrebbe iniziare a vedere la plastica in modo diverso. E questo è possibile solo se si investe su una corretta educazione al riciclo. La plastica è cambiata molto nel corso degli anni, ma di pari passo devono cambiare le persone. Questo lo dico perché troppo spesso si stente demonizzare la plastica. Ma se non fosse esistita avremmo avuto molti più problemi. Pensiamo solo al periodo covid: mascherine, camici, respiratori, materiale ospedaliero. Ovunque c’è la plastica. È un prodotto indispensabile. Tanti polimeri sono riciclabili più volte senza perdere di qualità.
    Qual è il futuro del riciclaggio e della plastica?
    La tecnologia per il riciclo c’è già. Servirà cercare di produrre sempre di più plastiche facilmente riciclabili. Il problema sono alcuni settori, come quello alimentare, dove gli imballaggi sono composti da più polimeri, difficili da recuperare perché eterogenei, ma allo stesso tempo evitano lo spreco di cibo che è una cosa altrettanto importante, e in questo caso bisogna decidere cosa è più importante.
    Immagino che anche voi siate stati parecchio toccati dalla crisi dei rincari. È così?
    Assolutamente. Siamo in un vortice di aumenti smisurati dell’energia e non sappiamo dove andremo a finire, soprattutto nel nostro comparto dove il 70% è rappresentato dal ciclo meccanico. Stringiamo i denti e cerchiamo di avanti, ma tante, troppe aziende sono state costrette a chiudere.  
    Grazie
    Andrea Valsecchi

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