venerdì, Aprile 26, 2024
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    Di Maio e la crisi del Movimento 5 Stelle: si aggiunge un nuovo capitolo alla saga

    Di Maio e la crisi del Movimento 5 Stelle: si aggiunge un nuovo capitolo alla saga
    Il titolare della Farnesina ha preso le distanze dalla bozza redatta da alcuni senatori pentastellati che chiedevano lo stop all’invio di armi a Kiev, suscitando l’indignazione dei vertici del Movimento. Accantonata l’ipotesi espulsione, nella riunione d’urgenza del Consiglio nazionale del M5S ribadita la linea sulla risoluzione al voto quest’oggi in Senato dove de-escalation militare e centralità del Parlamento sono le parole chiave. E sul futuro di Di Maio rimane l’incognita.
    È sempre più caos in casa M5S, dove queste ultime ore sembrano decisive per conoscere le sorti del ministro Di Maio dopo le sue dichiarazioni in aperto dissenso sulla bozza messa a punto da alcuni senatori pentastellati nella quale veniva richiesto lo stop all’invio di armi a Kiev, in vista del voto odierno in Parlamento sulla risoluzione in merito alla questione Ucraina che l’Italia presenterà in Europa.
    “Ci disallinea dall’alleanza della Nato e dell’Ue” aveva sottolineato il ministro degli Esteri riferendosi alla bozza, aggiungendo “se ci disallineiamo dalla Nato mettiamo a repentaglio la sicurezza dell’Italia”. Parole molto chiare nella loro durezza che non sono passate inascoltate dai vertici del Movimento al punto tale da far ipotizzare persino un’eventuale espulsione – o auto-espulsione -, rientrata poco dopo, di Luigi Di Maio.
    Quel che è certo sono le ombre che gravano ora sulla figura del ministro degli Esteri, finito nel tritacarne del Movimento, tra chi ne vorrebbe lo scalpo e chi – pochi per la verità – punterebbe ad una ricomposizione della querelle. Una posizione che è stata ampiamente dibattuta durante la riunione notturna, convocata d’urgenza, del Consiglio nazionale dei 5 Stelle, con il leader Giuseppe Conte che si è detto “profondamente rammaricato” per le parole usate da Di Maio sulla compagine politica di appartenenza.
    E se in merito alle sorti del titolare della Farnesina per ora nulla è dato sapere in via ufficiale, la riunione dei vertici pentastellati ha fatto chiarezza su quella che è la posizione ufficiale del Movimento a proposito della risoluzione da votare quest’oggi in Senato, in concomitanza con le comunicazioni di Draghi prima di volare a Bruxelles, dove de-escalation militare e centralità del Parlamento sono le parole chiave. Niente cenni all’invio di armi, ma la conferma dell’opera di mediazione con la maggioranza su una risoluzione unitaria.
    Linea che è stata esplicitata in una nota dei pentastellati dove si legge che “il Movimento 5 Stelle sta lavorando compattamente, e con il coinvolgimento dei capigruppo di Camera e Senato oltre che delle commissioni competenti, sulla risoluzione di maggioranza che verrà votata prima del Consiglio Europeo. La nostra linea è chiara, vogliamo inserire nella risoluzione due concetti per noi basilari: la de-escalation militare e la centralità del Parlamento per ogni scelta sulla guerra in Ucraina”.
    “Il M5S – aggiungono – sta lavorando come sempre con lealtà e senso di responsabilità verso il Paese senza mettere mai in discussione la nostra correttezza verso gli alleati e l’Unione Europea, così non è in discussione la nostra appartenenza all’Alleanza Atlantica e il nostro massimo sostegno all’Ucraina”. Una sottolineatura che si accompagna alla dichiarazione di un partecipante alla riunione del Consiglio nazionale pentastellato, come riferito dall’Ansa, secondo il quale la famigerata bozza all’origine del caos in casa 5 Stelle non sarebbe mai stata condivisa.
    Molto rumore per nulla? Sarà il tempo a stabilirlo, rimane però la crepa sempre più netta in seno al Movimento 5 Stelle, già evidente nei giorni scorsi dopo i risultati delle urne che hanno decretato la pesante sconfitta dei pentastellati nella tornata amministrativa e alimentato il rimpallo di accuse sulle responsabilità tra Conte e Di Maio.
    Micol Mulè

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