sabato, Dicembre 2, 2023
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    Ucraina: tra guerra e ricostruzione

    Ucraina: tra guerra e ricostruzione
    All’alba del 71esimo giorno di guerra nuove voci e nuovi scenari si affiancano a quelli della nuda cronaca. Mentre continuano i raid russi su molte città ucraine, le sorti dell’acciaieria Azovstal di Mariupol sono ancora tutte da scrivere. Putin per ora non ha dato nuovi ordini di attacco e nonostante le azioni da guerriglia non si fermino, sembrano funzionare i corridoi umanitari per evacuare i civili intrappolati.
    Ieri il presidente Zelensky si è mostrato molto fiducioso poiché, dopo aver avuto notizia di diverse controffensive, tra cui a Kharkiv, delle sue milizie a danno dei russi, si è detto speranzosoe ritiene che “il giorno della nostra liberazione si stia avvicinando”.
    Il comandante delle forze armate ucraine Zaluzhny ha anche spiegato che i russi stanno concentrando la loro offensiva in direzione di Lugansk, segnalando aspri combattimenti a Popasna, Kreminna e Torsky. E ha rilevato che i russi hanno ripreso a usare missili da crociera per colpire le rotte delle forniture militari agli ucraini. Quindi, ha ribadito la necessità di nuove armi.
    Ieri è stato anche il giorno della notizia dell’annullamento della parata militare dei russi, prevista per il 9 maggio a Luhansk e Donetsk. Difficile non immaginare che per Putin ci sia poco di cui vantarsi in una guerra che da blitz si sta trasformando in una specie di Vietnam.
    Sul piano militare Putin sta continuando a presidiare le vie e gli sbocchi al mare, compiendo azioni di sabotaggio a ponti e ferrovie per rallentare i rifornimenti di armi agli ucraini, segno che Mosca sta accusando il colpo degli aiuti militari internazionali a Kiev.
    Il presidente ucraino ha incontrato il cancelliere tedesco Steinmeier ringraziandolo per il forte sostegno economico e militare (armi) fornito dalla Germania finora e definendo “positivo e costruttivo” il colloquio bilaterale.
    E mentre Mario Draghi annuncia che gli aiuti italiani al popolo ucraino aumenteranno da 500 a 800 milioni di euro, fa il giro del mondo la notizia che anche Israele sarebbe pronta a inviare armi a Kiev, mettendo a tacere le polemiche antisemite dei giorni scorsi.
    Il presidente Zelensky nel suo fitto calendario di incontri ha parlato al telefono anche con il premier inglese Boris Johnson al quale ha ribadito la necessità di un ulteriore sforzo a supporto della sua nazione con ulteriore approvvigionamento di armi da difesa e munizioni.
    Oggi sono stati diffusi anche gli aggiornamenti periodici sul numero delle vittime da inizio conflitto: si parla di oltre 4mila vittime civili, ma in questo momento è pressochè impossibile dare cifre attendibili. Anche perché proprio nella mattinata di ieri è trapelata una notizia molto inquietante secondo la quale vi sarebbero numerose altre fosse comuni simili a Bucha disseminate in diverse zone dell’Ucraina.
    “Putin deve pagarla per questa guerra, per questa aggressione brutale che sciocca il mondo”: lo ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von Der Leyen, intervenendo alla Conferenza dei donatori per l’Ucraina in corso a Varsavia. “Sono stata a Bucha, ho visto le fosse comuni, è una guerra di atrocità quotidiane”, ha aggiunto von der Leyen annunciando lo stanziamento di altri 200 milioni di euro di aiuti umanitari dell’Ue. Agli ucraini ha detto: “Siamo con voi, vi sosteniamo”, la presidente della Commissione Ue.
    Anche il Presidente del Consiglio europeo ha espresso il suo punto di vista, affermando che la ricostruzione dell’Ucraina è già partita e deve ridurre velocemente le sofferenze del popolo ucraino. Michel ha fatto anche i conti della spesa che già oggi ammonta a 5 miliardi di euro al mese per sostenere l’Ucraina.
    Gli fa eco Zelensky prefigurando un nuovo Piano Marshall per l’Ucraina.
    Di segno opposto sono le dichiarazioni del leader brasiliano Lula che accusa Biden, Zelensky e l’Europa di aver provocato Putin e di essere corresponsabili in questa guerra. Certo, Lula è in piena campagna elettorale e bisogna come sempre tenere conto anche di questo fatto.
    Mentre i generali russi si stanno interrogando sulle sorti della guerra, sempre più lunga e incerta, e sul possibile venir meno della fiducia a Putin, anche le notizie odierne non devono spingere a un ingiustificato ottimismo, almeno fino a quando davvero le armi non smetteranno di risuonare.
    Pietro Broccanello

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