sabato, Maggio 18, 2024
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    Ucraina: Putin lancia nuove provocazioni

    Ucraina: Putin lancia nuove provocazioni
    Dopo due mesi di guerra e la devastante distruzione a tappeto di intere città ucraine, la cosiddetta seconda fase della guerra, quella più strategica per Putin che vuole la cessione del Donbass, di Odessa e di parte della Moldavia, le notizie più ricorrenti in queste ore sono legate agli effetti economici del “conflitto” economico e verbale tra Russia e Occidente.
    Passata anche la Pasqua ortodossa, l’effetto del sempre più massiccio aiuto militare di USA ed Europa a Zelensky sta facendo perdere le staffe a Putin che minaccia “risposta fulminea con mezzi finora inutilizzati a interferenze esterne”.
    Ad oggi non si intravvedono spazi di mediazione diplomatica per condurre a termine il conflitto armato; verosimilmente siamo entrati nella fase decisiva della guerra e chi molla ora perde. Non se lo può permettere Putin, reo di aver iniziato questa sciagurata invasione, ma non se lo può permettere neanche Zelensky e con lui tutto l’Occidente, consapevole che l’azione del Cremlino può finire solo con una ritirata russa. Diversamente, quella di Putin sarebbe una spada di Damocle sull’Europa per chissà quanto tempo.
    Il disegno bellico di Putin sembra sempre più chiaro: garantirsi una fascia cuscinetto fino al mare e per questo sembra sempre più deciso a giocarsi tutto su queste regioni, compresa la Transnistria, una regione della Moldova popolata da russofoni.
    Il tema centrale della politica internazionale in questi giorni è incentrato su elementi economici ed energetici.
    La Banca mondiale lancia l’allarme di una gigantesca crisi economica, la peggiore degli ultimi 50 anni, a causa della guerra.
    Putin continua la sua personale linea di comunicazione incrementando i toni minacciosi verso l’Occidente e in particolare verso i paesi che stanno aiutando l’Ucraina, ma ad oggi sembrano minacce aleatorie, soprattutto se l’Europa troverà alternative alla fornitura di energia russa.
    Così, mentre l’UE sta per varare il sesto pacchetto di sanzioni per Mosca, l’esercito russo avanza lentamente nei villaggi tra Kharkiv e Donetsk e aumenta la sua pressione nelle zone a sud e a est dell’Ucraina.
    La diplomazia annaspa, almeno fino a quando non ci sarà un segnale di discontinuità da una delle due parti in guerra; anche lo scambio di prigionieri avvenuto questa mattina tra USA e Russia non può essere letto come un elemento di distensione, ma semplicemente di reciproca convenienza e basta.
    Draghi questa mattina ha telefonato a Zelensky, riconfermando il pieno sostegno dell’Italia alla causa del suo Paese e assicurando la volontà della politica nostrana di adoperarsi per trovare equilibri di pace duraturi.
    Tra le dichiarazioni apparentemente prive di logica cui ci ha abituato Putin, spiccano gli atti di accusa contro l’Occidente “pieno di problemi sui diritti umani” e l’ennesima smentita sulle responsabilità russe nell’eccidio di Bucha.
    Tra le “armi” che Putin potrebbe usare contro i Paesi ostili potrebbero esserci non ordigni nucleari, bensì contromisure economiche quali il blocco dell’export di fertilizzanti e altri prodotti strategici per l’agricoltura dell’Intera Europa. Solo per l’Italia il valore annuo dell’acquisto di fertilizzanti russi ammonta a oltre 65 milioni di euro.
    Del resto, sempre Putin negli ultimi giorni ha sempre più diretto i propri attacchi verbali all’Occidente piuttosto che nei confronti di Zelensky, accusandolo semmai di essere la marionetta telecomandata da altri per attaccare e indebolire la Russia.
    E come un disco rotto che ripete sempre lo stesso ritornello, sul piano militare il Cremlino continua a dichiarare che la guerra non si fermerà fino a quando tutti gli obiettivi non saranno stati raggiunti, nel Donbass e in Crimea.
    Le analisi sulle sorti della guerra non lasciano presagire nulla di buono, almeno nel breve periodo e si prospetta un prolungamento del conflitto per diversi mesi, salvo colpi di scena ad oggi imprevedibili. Tra questi, potrebbe prima o poi tornare alla ribalta il tanto atteso summit tra Putin e Zelensky, l’unico tavolo diplomatico davvero in grado di poter trovare una soluzione che faccia tacere le armi. Ma ad oggi non si hanno tempi certi e anche lo sforzo della Turchia non pare aver prodotto risultati positivi in questa direzione.
    Pietro Broccanello

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