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sabato, Luglio 27, 2024
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    Home Prima pagina Ucraina: riaprono i corridoi umanitari, ma bombardamenti su Mariupol con molte vittime.

    Ucraina: riaprono i corridoi umanitari, ma bombardamenti su Mariupol con molte vittime.

    Ucraina: riaprono i corridoi umanitari, ma bombardamenti su Mariupol con molte vittime.
    Quattordicesimo giorno di guerra in Ucraina, dopo aver già occupato alcune importanti città ucraine i Russi hanno lanciato pesanti bombardamenti su Mariupol. Distrutto un ospedale pediatrico, si conta un gran numero di vittime. La Russia fa sapere di voler tenere il prima possibile nuovi colloqui con l’Ucraina, ma a condizione che questa riconosca l’indipendenza degli Stati del Donbass. Ieri pomeriggio è avvenuta una telefonata tra Putin e Scholz.
    Sono già passate due settimane dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, e quello che inizialmente si era prospettato come un attacco “lampo” è diventato invece un contesto a cui (purtroppo) ci siamo già abituati, in una situazione che si fa sempre più drammatica.
    Nella giornata di ieri sono stati riaperti i corridoi umanitari in alcune città ucraine per permettere l’invio di risorse e l’evacuazione di molti civili nelle zone maggiormente colpite. Ciononostante – e senza dimenticare che i Russi hanno soddisfatto solo in parte, e non sempre secondo le modalità preannunciate, la promessa di facilitare la presenza di tali corridoi – già nelle prime ore della mattina a Kiev e in altre città sono tornate a suonare le sirene antiaeree e il fragore dei bombardamenti.
    In particolare il bilancio più drammatico emerge dalla città di Mariupol, pesantemente colpita dai bombardamenti e raid aerei di Mosca. Il vicesindaco Sergiy Orlov, citato dal Guardian, ha parlato di oltre mille persone uccise e 47 sepolte “in una fossa comune”. Inoltre un raid aereo ha colpito un ospedale con reparti maternità e pediatrici, e la Polizia ucraina ha fatto sapere che molte donne e bambini sono rimasti uccisi. Il presidente ucraino Zelensky ha gridato all’“atrocità”, parlando di bambini sotto le macerie e invocando ancora una volta l’aiuto dei Paesi alleati, oltre a condannare la disumanità e la “perdita del controllo” da parte delle forze russe.
    Ulteriori attacchi e raid hanno colpito la città di Kharkiv, al confine con la Russia, che da giorni è sotto assedio. Intanto continua la tenace e sorprendente – seppur drammatica – resistenza delle truppe ucraine. Il ministero della Difesa britannico ha dato notizia che le difese aeree ucraine hanno ottenuto un notevole successo, ieri, contro i moderni aerei militari russi, e che Kiev ha finora sostanzialmente impedito alle forze russe di ottenere il controllo dei cieli. Il consigliere dell’ufficio del presidente ucraino, inoltre, ha riferito che circa 300 peacekeeper torneranno in patria in questi giorni per sostenere le forze militari compatriote.
    Sul fronte diplomatico la tensione resta altissima: ieri il presidente Zelensky ha annunciato di essere disposto a trattare sui territori contesi, anche se non è assolutamente propenso a dichiarare la resa. Inoltre per la prima volta il leader ucraino ha aperto a un confronto bilaterale con Mosca sulle questioni del Donbass, della Crimea e dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato. Zelensky si è dimostrato disponibile ad accettare anche pesanti rinunce da parte del suo Paese pur di riuscire a fermare la furia di Vladimir Putin, visto il progressivo aggravarsi della situazione e l’impossibilità di prospettare uno sbocco risolutivo nel breve termine.
    Dal canto suo anche la Russia ha fatto sapere di essere aperta al confronto e di voler tenere colloqui con l’Ucraina il prima possibile, ribadendo però le condizioni che reputa imprescindibili per il raggiungimento di qualsivoglia accordo: la neutralità dell’Ucraina e il riconoscimento da parte di quest’ultima delle Repubbliche indipendenti di Donetsk e Lugansk.
    Intanto quello che doveva essere un ulteriore segno di apertura si è rivelato solo parzialmente tale: la tregua temporanea concordata per 12 ore, dalle 9 alle 21 di ieri, doveva permettere la creazione di diversi corridoi umanitari per permettere l’evacuazione dei civili ucraini. Effettivamente alcuni corridoi sono stati predisposti, ma solo uno di questi è stato utilizzato con successo (quello della rotta Sumy-Poltava), mentre molti altri sono stati preso interrotti a causa dei bombardamenti russi. L’Onu ha dichiarato che dall’inizio dell’invasione il numero complessivo di persone fuggite dall’Ucraina raggiunge i 2,2 milioni. Il premier italiano Mario Draghi ha rinnovato l’apertura dell’Italia ad accogliere gli evacuati ucraini, in condizioni di sicurezza e nei limiti del possibile.
    Nel frattempo, mentre aumentano le sanzioni da parte della Nato e dei Paesi occidentali, anche la Cina è tornata ad esprimersi sul conflitto, di nuovo senza affermare una posizione precisa ma senza condannare esplicitamente l’operato di Putin, puntando piuttosto il dito sulle colpe degli occidentali. Ieri nel tardo pomeriggio si è tenuta una telefonata tra Putin e il cancelliere tedesco Olaf Scholz per discutere nuovamente della possibilità di ulteriori corridoi umanitari e dei possibili accordi che potrebbero porre fine all’atroce situazione a cui, da ormai quindici giorni, il mondo intero sta assistendo.
    Pietro Broccanello

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