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    LE RADICI CULTURALI DELL’EUROPA

    LE RADICI CULTURALI DELL’EUROPA
    di Mario Rossi
    Per tracciare il percorso dei “Popolari Europei” non possiamo scordare l’insistenza di San Giovanni Paolo II,  affinché le radici cristiane fossero poste a pietra angolare della Carta di fondazione dell’Unione europea. Purtroppo il potere laicista si oppose all’anelitodel pontefice polacco, riuscendo a far approvare un testo fondativo incompleto. Fra i vari interventi del Magistero sul tema delle radici cristiane dell’Europa, riprendo alcune parti del discorso di Giovanni Paolo II pronunciato in Vaticano il 6 novembre 1981. Egli disse che i santi Cirillo e Metodio (proclamati nel 1980 patroni dell’Europa insieme con san Benedetto) “annunziarono la verità, la salvezza, la pace; essi vollero la pace! E perciò rispettarono le ricchezze spirituali e culturali di ogni popolo, ben convinti che la grazia portata da Cristo non distrugge, ma eleva e trasforma la natura. Per questa fedeltà al Vangelo ed alle culture locali, essi inventarono un alfabeto particolare per rendere possibile la trascrizione dei libri sacri nella lingua dei popoli slavi”.
    Citando la lettera enciclica Grande munus di Leone XIII (30 settembre 1880), Giovanni Paolo II  aggiunse che “L’Europa, nel suo insieme geografico è, per così dire, frutto dell’azione di due correnti di tradizioni cristiane, alle quali si aggiungono anche forme di cultura diverse, ma allo stesso tempo profondamente complementari. Mentre Benedetto abbraccia la cultura prevalentemente occidentale e centrale dell’Europa, più logica e razionale, e la espande mediante i vari centri benedettini negli altri continenti, Cirillo e Metodio mettono in risalto specialmente l’antica cultura greca e la tradizione orientale più mistica e intuitiva. La proclamazione (di questi due santi) ha voluto essere il riconoscimento solenne dei loro meriti storici, culturali, religiosi dell’evangelizzazione dei popoli europei e nella creazione dell’unità spirituale dell’Europa. (…) Abbiamo infatti un’Europa della cultura con i grandi movimenti filosofici, artistici e religiosi che la contraddistinguono e la fanno maestra di tutti i Continenti; abbiamo l’Europa del lavoro, che, mediante la ricerca scientifica e tecnologica, si è sviluppata nelle varie civiltà, fino ad arrivare all’attuale epoca dell’industria e della cibernetica”.
    Detto questo Giovanni Paolo II non scorda che “C’è pure l’Europa delle tragedie dei popoli e delle Nazioni, l’Europa del sangue, delle lacrime, delle lotte, delle rotture, delle crudeltà più spaventose.(…) Ed oggi, il problema che ci assilla e proprio salvare l’Europa e il mondo da ulteriori catastrofi!”.
    Circa il che fare, Giovanni Paolo II dichiara: “Non basta rimanere sul piano accademico. Occorre anche cercare i fondamenti spirituali dell’Europa e di ogni Nazione, per trovare una piattaforma di incontro tra le varie tensioni e le varie correnti di pensiero, per evitare ulteriori tragedie e soprattutto per dare all’uomo, al “singolo” che cammina per vari sentieri verso la Casa del Padre, il significato e la direzione della sua esistenza. Ecco allora il messaggio di Benedetto, di Cirillo e Metodio, di tutti i mistici e santi cristiani, il messaggio del Vangelo, che è luce, vita, verità, salvezza dell’uomo e dei popoli. A chi rivolgersi, infatti, per conoscere il “perché” della vita e della storia se non a Dio, che si è fatto uomo per rivelare la Verità salvifica e per redimere l’uomo dal vuoto e dall’abisso dell’angoscia inutile e disperata? (…). L’Europa ha bisogno di Cristo! Bisogna entrare a contatto con Lui, appropriarsi del suo messaggio, del suo amore, della sua vita, del suo perdono, delle sue certezze eterne ed esaltanti! (…). Questo compresero spiriti eletti e pensosi, come Pascal, Newman, Rosmini, Soloviev, Norwid”.
    Dal 1981 sono trascorsi esattamente 40 anni eppure la situazione del vecchio continente descritta in quel discorso dal papa non è cambiata,, anzi: “Ci troviamo in un’Europa in cui si fa ognor più forte la tentazione dell’ateismo e dello scetticismo; in cui alligna una penosa incertezza morale, con la disgregazione della famiglia e la degenerazione dei costumi; in cui domina un pericoloso conflitto di idee e di movimenti. La crisi della civiltà (Huizinga) e il tramonto dell’Occidente (Spengler) vogliono soltanto significare l’estrema attualità e necessità di Cristo e del Vangelo. Il senso cristiano dell’uomo, immagine di Dio, secondo la teologia greca tanto amata da Cirillo e Metodio ed approfondita da sant’Agostino, è la radice dei popoli dell’Europa e ad esso bisogna richiamarsi con amore e buona volontà per dare pace e serenità alla nostra epoca: solo così si scopre il senso umano della storia, che in realtà è “Storia della salvezza”.
    Il papa concluse con le ultime parole di un grande slavo, legato da un profondo amore all’Europa, Fiodor Michailovic Dostojevskij: “…la sola scienza non completerà mai ogni ideale umano e la pace per l’uomo; la fonte della vita e della salvezza dalla disperazione per tutti gli uomini, la condizione sine qua non e la garanzia per l’intero universo si racchiudono nelle parole: Il Verbo si è fatto carne e la fede in queste parole (F. Dostojevskij, I Demoni, Sansoni, Firenze, 1958).  L’Europa ha bisogno di Cristo e del Vangelo, perché qui stanno le radici di tutti i suoi popoli. Siate anche voi all’ascolto di questo messaggio!”.

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