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    Aperta l’inchiesta sull’inquinamento di numerosi campi lombardi

    Aperta l’inchiesta sull’inquinamento di numerosi campi lombardi
    «Siamo sinceri, lo sappiamo: avete disintegrato l’ambiente». «Lo so, io ho fatto il delinquente consapevolmente». È solo uno stralcio delle inquietanti intercettazioni emerse dall’inchiesta della Procura di Brescia che ha messo nel mirino l’azienda Wte srl, società di ingegneria bresciana giunta agli onori delle cronache per aver inquinato con fanghi tossici una miriade di aree coltivate.
    Da quanto emerge in sede investigativa, sono 78 i Comuni lombardi coinvolti, di cui 31 nel bresciano, 14 nel cremonese, 11 in provincia di Milano, 2 a Pavia e uno a Como.
    Il reato – a quanto pare confessato dai vertici dell’azienda – è di aver utilizzato rifiuti organici, ovvero gessi da defecazione, non adeguatamente depurati e resi compatibili per uso agricolo secondo quanto previsto dalla normativa di settore. La ditta finita nell’occhio del ciclone avrebbe compromesso il raccolto di frumento gettando gessi pericolosi per la salute umana e dunque di fatto generando una diffusa contaminazione in diverse aree coltivate della Lombardia.
    La Procura di Brescia ha provveduto ad aprire le indagini a carico di 15 persone, sequestrando gli impianti produttivi della Wte e patrimonio per oltre 12 milioni di euro.
    Mentre l’attività investigativa procede il suo corso, rimane ora da capire come provvedere alla bonifica dei terreni contaminati, considerando che il raccolto è già completamente compromesso.
    La palla passa ai Comuni che dovranno emanare le ordinanze a carico di Wte e dei proprietari dei terreni affinchè procedano alla bonifica, sulla quale vigilerà oltre l’autorità giudiziaria l’ente regionale preposto ai controlli in agricoltura, cioè ARPA.
    Ma l’operazione che i primi cittadini sono chiamati a compiere non è così facile; non tutti i comuni, infatti, possiedono le mappe catastali delle aziende agricole coinvolte nello scandalo il cui elenco è stato redatto dai Carabinieri forestali e consegnato alle autorità amministrative locali.
    La legge prevede, oltretutto, che ad effettuare la bonifica siano i responsabili (Wte e proprietari) o quantomeno a pagarne il costo; ma in caso di inadempienza spetta ai singoli comuni adoperarsi per mettere in sicurezza le aree provvedendo al risanamento a proprie spese.
    Non mancheranno nuove puntate su questo fronte dalle quali si capirà chi avrà effettivamente provveduto agli adempimenti sanitari. Nel frattempo qualcuno ha cominciato a muoversi: è il caso del Comune di Lonato del Garda, il cui Sindaco ha emesso l’ordinanza di Interdizione all’ingresso nelle aree messe sotto sequestro, con divieto di raccogliere il granoturco cresciuto sui terreni che sarebbero stati trattati con gessi potenzialmente tossici. La solerzia del Sindaco Roberto Tardani è stata resa possibile dal regolamento comunale del 2019 che obbligava i proprietari dei terreni agricoli a comunicare lo smaltimento sul territorio di fanghi e gessi di defecazione 90 giorni prima. Questo ha fatto sì che il Comune bresciano avesse mappe ed elenchi dettagliati e aggiornati. Così, quando i Carabinieri hanno fatto pervenire la prima segnalazione immediatamente il Sindaco ha emesso l’ordinanza con cui le aree sono state sequestrate e i raccolti inibiti.
    Man mano che anche gli altri comuni procederanno a porre in essere le rispettive ordinanze, i terreni verranno via via ripuliti dai fanghi tossici, così da consentire le analisi tecniche sul grado di inquinamento a seguito del quale partiranno gli interventi di bonifica. Procura, Arpa e Provincia sono le autorità preposte a svolgere le indagini sulle aree con le indicazioni ambientali e le prescrizioni da ottemperare. La Provincia di Brescia ha già messo in calendario una riunione con tutti i Comuni coinvolti per coordinare le azioni in modo unitario. Il Ministero effettuerà una stima dei danni provocati dalla Wte per i quali sicuramente i 12 milioni sequestrati all’azienda non saranno sufficienti.
    Nel frattempo anche regione Lombardia, che ha tra le sue deleghe anche quella in materia di agricoltura, si è mossa; il Consigliere regionale Ruggero Invernizzi, presidente della Commissione agricoltura, ha già avviato le interlocuzioni con i diversi soggetti competenti per valutare l’opportunità di un intervento normativo che possa contribuire al risanamento delle aree e soprattutto a irrigidire ulteriormente le maglie della legge di settore per prevenire che in futuro si ripetano reati ambientali così gravi.
    Pietro Broccanello

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