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    Fisco: pagamenti sospesi fino ad agosto, ma 6 contribuenti su 10 hanno già pagato.

    Molti contribuenti italiani hanno continuato ad onorare i debiti col fisco nonostante la sospensione dei pagamenti fino a fine agosto.

    La maggior parte dei contribuenti ha deciso di continuare a pagare le proprie rate nonostante le cartelle siano state sospese fino al 31 agosto. Il decreto legge Rilancio aveva differito al 31 agosto 2020 il versamento di tutte le entrate tributarie e non tributarie derivanti da cartelle di pagamento, avvisi di accertamento e avvisi di debito. 

    Inizialmente in verità la scadenza ultima per il pagamento era stata fissata al 31 maggio dal precedente dl Cura Italia. Poi a Roma hanno capito che a maggio in molti sarebbero stati ancora con l’acqua alla gola, dopo due mesi di stop. La data, quindi, è stata spostata a fine agosto per tutti i pagamenti in scadenza dall’8 marzo, tranne che per i soggetti con residenza o sede legale/operativa nella cosiddetta zona rossa così come è stata definita dal DPCM del 1 marzo, per i quali la sospensione decorre dal 21 febbraio 2020. L’Agenzia delle Entrate fa sapere che, dal momento che il decreto ha disposto la sospensione fino al 31 agosto dei termini di versamento, ciò significa che tali pagamenti sospesi dovranno essere effettuati entro il 30 settembre 2020.

    Eppure 500 mila contribuenti, il 59%, hanno scelto di onorare i propri debiti col fisco nonostante la chiusura forzata delle attività economiche durante il lockdown e la conseguente riduzione di liquidità che ha messo in ginocchio diverse realtà. 

    Complessivamente sono state calcolate quasi 6,7 milioni di cartelle sospese a causa del coronavirus. Le regioni con la percentuale di pagamento più elevata sono la Sardegna e il Veneto (63%). In Lombardia, tra gennaio e febbraio stavano pagando quasi 130mila soggetti: di questi, 76.680 (59%) hanno continuato a pagare ad aprile, durante il periodo di sospensione. La percentuale più bassa è state rilevata invece in Molise (52%).

    Sulle ragioni di questa scelta sono state avanzate diverse ipotesi. Da una parte, molti contribuenti probabilmente vogliono evitare di accumulare troppe scadenze fiscali alle quali fare fronte tutte in una volta. Dall’altra parte alcuni potrebbero ricorrere alla possibilità della menzione dell’amministrazione finanziaria così come previsto dall’articolo 71 del dl Cura Italia.

    L’Agenzia delle Entrate inoltre ha chiarito che, pur emettendo entro il 31 dicembre gli atti relativi ai controlli in scadenza nel 2020, li notificherà ai contribuenti solo nel 2021, senza l’addebito degli interessi.

    Simone Fausti

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