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    SAPPIAMO PROTEGGERCI DAI RISCHI CHE IL COVID RAPPRESENTA PER LE NOSTRE ATTIVITA’?

    Siamo in un periodo difficile che ci vede tutti scoraggiati, confusi e anche arrabbiati, ma siamo all’inizio della ripartenza che, pur con prudenza, va affrontata con fiducia e consapevolezza. Fiducia nelle nostre possibilità e attività, di quanto abbiamo fatto finora, e consapevolezza che molto è cambiato e sta cambiando.

    Già nel corso dell’interessante incontro sugli Infortuni sul lavoro ai tempi del Covid, sono emerse varie domande sulla Responsabilità del datore di lavoro e se questa possa avere copertura nelle polizze dell’azienda e della nostra attività.

    Per quanto riguarda l’ambito assicurativo di cui mi occupo collaborando con il broker Assigeco, noto che sono aumentati i rischi di professionisti ed imprese, nel senso che se ne è amplificata la portata. Nello specifico, Il DPCM del 26/04/2020 riconosce il contagio COVID come Infortunio sul lavoro (compreso quindi il rischio in itinere). Il possibile contagio sul luogo di lavoro o in itinere, come ogni altro infortunio sul lavoro, comporta per il datore di lavoro una Responsabilità Civile e rischio Penale. La stampa ha già riportato che dai dati INAIL i contagi sul luogo di lavoro sono significativi. E’ evidente quindi che il rischio di infortunio sul lavoro, comprendendo che ora anche il contagio Covid, si sia amplificato per il datore di lavoro.

    A livello di Responsabilità Civile, il datore di lavoro si deve garantire dalla possibile rivalsa INAIL. Questa garanzia viene fornita dalla cosiddetta RCO (Responsabilità Civile Dipendenti), in genere sempre attiva in ogni polizza RCT (Responsabilità Civile Terzi), polizza che ha, o dovrebbe avere ogni attività produttiva, commerciale o di servizi. La prima verifica che l’imprenditore può fare è quindi di accertarsi che esista tale copertura, quindi verificare che non abbia limitazioni, e che il massimale sia adeguato all’aumentato rischio, ed eventualmente adeguarlo.

    Molti esperti indicano che il COVID avrà un pesante impatto Penale su tutta l’economia, e su imprese e professionisti in particolare. Il contagio Covid inteso come Infortunio sul lavoro (compreso il rischio in itinere) può tradursi in un procedimento penale per il datore di lavoro, ed in una sanzione amministrativa ai sensi del D. Lgs 231/2001, per la responsabilità amministrativa dell’Ente, con procedimento penale per le figure apicali. Questo avviene quando l’infortunio comporta la morte del dipendente o una lesione grave o gravissima (prognosi superiore a 40 giorni). Ma non solo, gli esperti prevedono una forte impennata di procedimenti anche per i reati tributari. Nella sovrapposizione delle norme, e nei provvedimenti di recepimento della Direttiva pif (Direttiva UE 2017/1371), del 24/01/2020, dei successivi DPCM emanati a partire dallo scorso mese di marzo per l’emergenza COVID, si trova uno spazio di indeterminatezza tra quanto è pre-Covid e quanto è post-Covid. Ricordiamo poi che anche i reati tributari sono entrati nell’ambito del D. Lgs. 231/2001. Un procedimento penale, che inizia d’ufficio se il PM ravvisa un’ipotesi di reato, ha una durata lunga, e costi elevati. I costi nel procedimento penale si sostengono anche in caso di assoluzione! Ecco l’importanza di una specifica assicurazione di Tutela Legale Penale che anticipi le spese di legali e periti. Questa copertura assicurativa è in genere meno diffusa ma ormai necessaria.

    In questo periodo il digitale ci ha salvato, consentendoci di continuare a svolgere la maggior parte delle nostre attività. Molti ritengono che si sia avviato un processo di ulteriore digitalizzazione di ogni attività. Questo non è privo di rischi. Nelle ultime settimane, complice il ricorso massivo allo smart working, l’elevato numero di persone sempre connesse, attraverso dispositivi di vario tipo, si è verificato che il numero di attacchi hacker è aumentato in Europa di 5 volte rispetto alle rilevazioni precedenti. I sistemi di gestione dei rischi informatici di molte aziende non erano pronte a questa nuova situazione, ma l’attività criminale degli hacker (cyber crime) si è ormai industrializzata. I criminali informatici sfruttano la situazione
    e utilizzano e-mail, siti web, telefonate e persino messaggi di testo nel tentativo di accedere a reti e informazioni riservate. Un’azienda, o uno studio professionale, per tutelarsi dalle conseguenze di un possibile attacco cyber può richiedere una copertura assicurativa cyber.

    Infine, ma non ultimo: la tutela della salute, propria e dei dipendenti. Molte Compagnie e Casse di assistenza, sensibili su questo tema, hanno avviato programmi assicurativi specifici per l’emergenza COVID19 riservati ai propri assicurati. Se l’azienda cerca una copertura per tutelare al meglio i dipendenti dalle conseguenze di un possibile contagio, sono disponibili soluzioni di primarie compagnie italiane che prevedono l’adesione di un numero minimo di 30/50 dipendenti assicurati con soluzioni rivolte alla totalità dei dipendenti (compresi gli amministratori se cedolarizzati). Per realtà di minori dimensioni (piccole aziende, studi professionali) si può pensare a soluzioni di welfare aziendale o a rafforzare le coperture individuali.

    Per domande e chiarimenti, scrivete a mpferretti@assigeco.it.

    Maria Paola Ferretti Intermediario presso il broker Assigeco.

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