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    Medio Oriente, i ministri degli Esteri del G7: Israele ha diritto a difendersi ma rispetti le leggi internazionali

    Medio Oriente, i ministri degli Esteri del G7: Israele ha diritto a difendersi ma rispetti le leggi internazionali
    Dopo due giorni di colloqui e confronti, i ministri degli Esteri dei Paesi del G7, riunitisi in Giappone, sono riusciti a trovare un’intesa sul comunicato finale che risulta largamente incentrato su ciò che sta accadendo in Medio Oriente. “Più uniti che mai nel perseguimento della pace internazionale, della sicurezza, e prosperità” è la sintesi che è stata rilanciata: Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Giappone, Stati Uniti e Canada hanno ribadito il “sostegno al diritto di Israele a difendersi” ma specificando che ciò deve avvenire nel rispetto delle “leggi internazionali”. Gli intensi bombardamenti di Israele contro le postazioni di Hamas stanno provocando anche numerose vittime tra i civili che abitano Gaza, una striscia di terra densamente popolata. Le immagini degli effetti delle bombe che circolano su giornali, tv e social mettono pressione sui Paesi occidentali.
    Nel comunicato finale, i Paesi del G7 hanno cercato di trovare la quadra su una situazione complicata. Così dal vertice giapponese è arrivata la richiesta del “il rilascio immediato di tutti gli ostaggi senza precondizioni” a cui però si affianca la preoccupazione per “l’aumento della violenza estremista commessa dai coloni” soprattutto nella West Bank, definita “inaccettabile”. Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha spiegato che gli atti violenti dei coloni in Cisgiordania potrebbero ritorcersi “contro Israele stessa”. C’è il rischio, infatti, che le azioni dei coloni minino il supporto morale (e non solo) di cui Israele ha bisogno.
    Il G7 insiste sulla soluzione di due Stati, israeliano e palestinese, che convivono uno a fianco all’altro in pace: questa ipotesi “rimane l’unica via verso una pace giusta, duratura e sicura”. Un orizzonte che appare molto lontano e le diplomazie del G7 ne sono consapevoli, motivo per cui si sta valutando la possibilità di una “fase di transizione” con possibile ricorso a un contingente delle Nazioni Unite a Gaza, nonostante il premier Netanyahu abbia rececentemente dichiarato l’intenzione di assumere il controllo della Striscia, una posizione rigettata dal segretario di Stato Usa, Antony Blinken. I sette Paesi stanno lavorando anche a eventuali sanzioni “per per negare ad Hamas la capacità di raccogliere e utilizzare fondi per compiere atrocità”. Il punto su cui c’è più frizione internamente al G7 e tra il G7 e Israele è la necessità di pausa umanitarie, diversamente interpretate da ogni cancelleria: lo scopo di tali pause è quello di fare arrivare più aiuti dentro la Striscia o permettere un’evacuazione completa dei palestinesi verso la zona sud? La pausa deve essere condizionata al rilascio degli ostaggi? Nel frattempo, i combattimenti continuano.

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