martedì, Marzo 19, 2024
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    Le proposte di Elio Martinelli, presidente di Assosuini

    Il settore salumi è in forte crisi, per Elio Martinelli, presidente di Assosuini. La chiusura totale di ristoranti, hotel, bar, settore turistico ed EXPORT sta provocando una rapida discesa della domanda

    Signor Martinelli, ci parli un po’ della sua azienda di allevamento.

    Ho un allevamento strutturato quasi completamente a ciclo chiuso, cioè parto dalla scrofa e arrivo al suino grasso finale. Inoltre da quasi 2 anni ho rilevato uno spaccio alimentare storico della latteria Vò Grande di Pegognaga in provincia di Mantova. Faccio parte del circuito DOP. Il prodotto finale è destinato al prosciutto di Parma, al San Daniele e altre DOP minori. Inoltre cerco anche di impegnarmi al di fuori dell’azienda. In questo momento soprattutto, perché credo che ci sia bisogno di una rappresentanza, di una voce autorevole vera che rappresenti le istanze imprenditoriali per noi allevatori. Nel nostro settore non c’è una vera e propria aggregazione. Si parla di filiera, ma è una parola che resta sulla carta. Non ci sono obiettivi comuni di strategie e marketing. In questa DOP i fornitori della materia prima, cioè gli allevatori, sono fuori praticamente dal consorzio.

    Nel suo settore, che pure potremo considerare essenziale, quali problemi state vivendo a causa della crisi del coronavirus?

    Il principale problema è che oggi la domanda è nettamente inferiore rispetto alla normale offerta, cioè alla disponibilità di suini che ci sono da macellare. Questo avviene specialmente per il calo del consumo di prosciutto crudo, perché viene consumato principalmente per la ristorazione e il turismo. Tenga presente che noi normalmente avevamo un 30% di export del prosciutto di Parma che oggi è fermo quasi a zero. Più passano le settimane, più questo diventa un problema, perché i prosciuttifici vendono molto meno sia per l’export, sia per il mercato interno che rappresenta circa il 70% delle vendite. Tutta la vendita fatta al banco praticamente non esiste per motivi di sicurezza. È aumentata invece la vendita delle vaschette (PREAFFETTATO), ma è una piccola percentuale di tutto il consumo interno, che era avvantaggiato dal turismo e dalla ristorazione. Quindi i prosciuttifici non hanno neanche la possibilità di immettere la coscia fresca. Noi avevamo circa 160.000 suini macellati ogni settimana per fare le cosce destinate al Parma e al San Daniele. Oggi viaggeremo intorno alle 110.000, quindi si sta creando un problema enorme di animali che vanno oltre il peso massimo.

    Arriviamo al motivo per cui lei aveva chiesto di poter operare temporaneamente in deroga ai disciplinari DOP. Hanno accettato la sua proposta?

    Finora non ci hanno risposto positivamente. Questo è veramente grave perché la qualità del prodotto finale non peggiorerebbe se, al posto di fare un massimo di 176 kg come prevede il disciplinare, ne faccio 185. Per questo motivo avevo proposto di cambiare, almeno temporaneamente ma sin da subito, il disciplinare con l’introduzione di un innalzamento di peso, ma ancora dopo un mese non ci hanno risposto. Il disciplinare DOP è vecchio di 35 anni e andrebbe cambiato, almeno solo per questo periodo critico.

    Un’altra cosa che servirebbe è dare la possibilità alla GDO di preparare l’affettato per le vaschette al di fuori degli stabilimenti autorizzati, che sono in mano a poche industrie molto grosse. Anche questa proposta è stata rifiutata. Purtroppo la nostra “finta” filiera sta facendo inconsapevolmente gli interessi di pochi. Questi pochi stanno lavorando sempre di più comprando a prezzi molto bassi (-30% nell’ultimo trimestre) e vendendo a ricavi molto alti (nell’ultimo mese a +10% dei prezzi al consumo). Mentre le altre filiere come quella del parmigiano reggiano o del grana padano, hanno fatto alcune modifiche per gestire al meglio l’emergenza del coronavirus.

    Poi abbiamo chiesto una cosa molto pratica: essendo i prosciuttifici “molto pieni di cosce prodotte per il consumo”, avevamo chiesto, magari anche con l’aiuto della mano pubblica, quindi con l’autorizzazione del Governo e della Comunità Europea, di poter togliere fisicamente una parte del prodotto, cioè attivando l’ammasso di cosce fresche e stagionate per circa 1,5-2 milioni di pezzi nei prossimi 4 mesi. Altrimenti la macchina non funzionerà più, non si sa a chi vendere le cosce. Oggi i macelli macellano meno(-30% ultima settimana), i suini rimangono nelle stalle e il prezzo del mercato continua a calare drasticamente(1,80€/KG suino vivo a dicembre 2019 e 1,20€ oggi). Ho sentito il presidente del consorzio del prosciutto di Parma veramente molto preoccupato perchè hanno perso il 30-40% del fatturato negli ultimi due mesi.

    Infatti anche le banche stanno chiudendo i rubinetti ai prosciuttifici perchè sono consapevoli che ci saranno dei fallimenti.

    A proposito di banche, ritiene che le misure di sostegno alle imprese predisposti dal Decreto Liquidità abbiano aiutato?

    Assolutamente no. Non abbiamo visto un euro del governo italiano. Ed anche con la Comunità Europea non ci siamo. Le faccio solo un esempio: noi abbiamo bisogno di poter attivare l’ammasso delle carni di suino e delle cosce. Significa congelare della merce in attesa di potere un domani sbloccare il mercato e collocare in modo efficiente il prodotto. Oggi la Comunità Europea ha a disposizione 88 milioni di euro per tutti i 27 paesi. Solo per noi il valore per fare un’operazione di questo tipo è di circa 100 milioni. Adesso anche la Spagna ha fatto una richiesta analoga, di accedere all’ammasso per il prosciutto iberico.

    So che ne parleranno in Commissione quindi probabilmente aumenteranno il budget. Attualmente l’ammasso non è neanche previsto per il nostro settore, ma solo per la carne bovina, per quella ovina e per i caseari. Questa è una delle poche cose che poteva sbloccare la situazione.

    Invece il prezzo dei suini continua a calare (siamo al di sotto nettamente del costo di produzione). Se andiamo avanti cosi, certe aziende varranno zero.

    Quanto potrà reggere ancora questa situazione? Quanto ancora le imprese possono resistere?

    Se non si faranno interventi drastici già a giugno prevedo brutte cose. Noi avevamo fatto anche un’altra proposta. Ogni settimana vengono fatte delle decisioni in merito ai prezzi del suino vivo, delle carni suine, della coscia fresca, del suinetto. Ogni settimana viene fatto un prezzo. Alla luce di questa situazione di emergenza drammatica che ha comportato un blocco fisico dell’attività, chiediamo al governo di sospendere per 4 mesi questa contrattazione perchè oggi non c’è un equilibrio di domanda e offerta. Si continua ad abbassare il prezzo e a lavorare sempre di meno senza risolvere niente. Quindi proponiamo di fissare i prezzi per 4 mesi e di avere un valore equo per tutti, che non faccia male a nessuno, in modo che nessuno perda soldi tra allevatori, macelli, salumifici, prosciuttifici, GDO e gli stessi consumatori finali. Tutti non perderebbero soldi, E ci sarebbero sempre gli stessi consumi del prodotto finale. Tra 4 mesi se ne riparlerà quando la situazione (speriamo) si aggiusterà. Questo invece al nostro interno non è possibile farlo, perché non c’è uno spirito di collaborazione vera, di sinergia. Quindi l’unica speranza è quella che lo faccia il Governo. Ci vuole una presa di posizione responsabile ed autorevole da parte della politica.

    Quindi se non verranno prese decisioni velocemente molte imprese moriranno e sarebbe davvero un peccato.

    Andrea Curcio

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