La disinvoltura con cui Donald Trump ‘attacca’ Paesi amici come quelli europei contrasta con la prudenza del tycoon nei confronti di Vladimir Putin. Venerdì scorso il presidente americano ha spiazzato tutti annunciando dazi del 50% contro l’Europa dal 1° giugno, tramite un post sulla sua piattaforma social, Truth. Le cancellerie europee sono sobbalzate, i mercati sono sprofondati, ma il tutto non è durato neanche un weekend. Domenica, infatti, Trump ha sentito la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e ha accettato la richiesta di rinviare i dazi dal 1° giugno al 9 luglio.
Nel frattempo, lo scorso fine settimana la Russia ha lanciato contro l’Ucraina uno dei bombardamenti più devastanti dall’inizio della guerra, con un enorme impiego non solo di droni ma anche di missili, prendendo di mira zone civili. Trump è intervenuto, sempre su Truth, affermando che Putin è “completamente impazzito” e sottolineando che “non è contento di ciò che sta facendo” il presidente russo. In realtà, l’inquilino della Casa Bianca ha specificato di aver “sempre avuto un ottimo rapporto con Vladimir Putin”, aggiungendo tuttavia che “gli è successo qualcosa”. Trump ha riconosciuto che Mosca “sta uccidendo un sacco di gente”, con “missili e droni” che “vengono lanciati contro le città ucraine, senza alcun motivo”, evidenziando che lui ha “sempre detto che Putin vuole tutta l’Ucraina, non solo una parte, e forse questo si sta rivelando corretto, ma se lo farà, porterà alla caduta della Russia!”.
Un post social molto esplicito, tuttavia Trump ha tralasciato l’unica cosa rilevante che, forse, potrebbe far cambiare idea al Cremlino: la minaccia di sanzioni. Una mancanza che è stata notata in Europa dove qualche settimana fa la coalizione dei volenterosi sperava di aver il sostegno di Washington nell’imporre nuove sanzioni in caso Mosca avesse rifiutato un cessate il fuoco immediato di 30 giorni. I russi non hanno accettato, ma gli americani non hanno ventilato nuove misure. Lo stesso Zelensky recentemente ha ribadito che solo sanzioni americane che prendano di mira il settore bancario e il petrolio russo potrebbero portare Putin al tavolo delle trattative. Ma per il momento, Trump non vuole usare il bastone con l’autocrate del Cremlino, che di conseguenza continua ad alzare il tiro nella sua guerra d’aggressione.