Il settore italiano delle bioplastiche compostabili ha registrato nel 2024 un brusco rallentamento, con un calo del 15% del fatturato, sceso a 704 milioni di euro, nonostante un lieve incremento dei volumi prodotti (+0,5%, pari a 121.500 tonnellate). È il secondo anno consecutivo di flessione per una filiera che aveva vissuto una crescita costante tra il 2012 e il 2022. Si riduce anche il numero degli occupati diretti (2913, -2,2%), mentre restano stabili le imprese attive (278). I dati sono stati elaborati da Plastic Consult e presentati durante il 2° Forum italiano delle bioplastiche compostabili, svoltosi all’Ara Pacis di Roma, promosso da Assobioplastiche e dal Consorzio Biorepack.
L’evento è stato un momento di confronto tra istituzioni, imprese e mondo della ricerca, con al centro il bilancio di sostenibilità 2024 del comparto. Dal forum è emersa una situazione complessa: da un lato, segnali positivi come l’aumento della quota di riciclo (il 57,8% dell’immesso al consumo è stato recuperato nella frazione umida) e la crescita dei comuni che aderiscono al sistema di raccolta; dall’altro, permangono criticità strutturali. A ostacolare la competitività delle imprese italiane sono concorrenza asiatica a basso costo, regole europee poco chiare e pratiche scorrette come la vendita di stoviglie pseudo riutilizzabili e di shopper illegali, che rappresentano oltre un quarto di quelli in circolazione. “Produrre in Europa costa più che importare un prodotto finito extra-Ue”, ha spiegato Luca Bianconi, presidente di Assobioplastiche, sottolineando il rischio di una sotto-utilizzazione della capacità produttiva europea.
In questo quadro si inserisce il nuovo regolamento europeo Ppwr sugli imballaggi, che apre prospettive interessanti per le bioplastiche compostabili ma impone scadenze precise. Le associazioni chiedono che il governo italiano notifichi entro l’11 agosto 2026 l’elenco delle applicazioni che dovranno obbligatoriamente essere realizzate con materiali compostabili. “È fondamentale dare certezza agli operatori e chiarezza ai consumatori”, ha dichiarato Marco Versari, presidente di Biorepack, auspicando che l’Italia faccia da apripista per gli altri Paesi Ue, consolidando così la propria leadership nella bioeconomia circolare.