Crimea, Donetsk, la centrale nucleare di Zaporizhia, l’imperialismo revisionista russo: per Donald Trump questi temi non sembrano cruciali, quel che conta per mettere fine alla guerra in Ucraina è il suo rapporto con Vladimir Putin. “Direi che lui [Putin] vorrebbe fermare la guerra” ha spiegato Trump ad ABC News, ammettendo tuttavia che “sì, è possibile, potrebbe prendermi in giro un po’”, ma “direi che vorrebbe fermare la guerra”.
“Penso che Putin volesse tutta l’Ucraina” ha aggiunto il presidente Usa, il quale ha tirato fuori nuovamente il suo ritornello preferito: “Se non avessi vinto le elezioni – ha sottolineato Trump – lui avrebbe preso tutto l’Ucraina. Grazie a me, credo che sia disposto a fermare i combattimenti”. Lo stesso presidente americano, tuttavia, non nasconde l’insofferenza per il presidente ucraino: “Per me è più facile avere a che fare con Putin che con Zelensky”, ha detto Trump al commentatore americano Glenn Beck in un’intervista rilanciata dall’agenzia russa Ria Novosti. Il rischio, tuttavia, è che i tre giorni di tregua annunciati da Putin dall’8 al 10 maggio permettano a Mosca di mostrarsi parzialmente condiscendente con Washington, senza effettivamente imprimere una svolta al conflitto.
Kiev è pronta a fermare subito le ostilità per un periodo molto più lungo, ma i russi non vogliono. Il rappresentante del Cremlino alle Nazioni Unite, Vasily Nebenzia, ha detto che se Kiev accetterà la tregua di tre giorni, questa “potrebbe essere un preludio ai colloqui di pace tra la Federazione Russa e l’Ucraina, senza alcuna precondizione”, secondo quanto riportato dalla agenzie russe. Ovviamente, Mosca intende dire che non è disposta ad accettare alcuna precondizione da parte di Kiev, anche se il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha già detto che il riconoscimento internazionale della sovranità russa sulla Crimea e altre zone del sud-est ucraino non è tema di trattative, imponendo così delle precondizioni.