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    Israele attacca Rafah, gli Stati Uniti sospendono l’invio di bombe a Tel Aviv

    Dopo mesi di attesa, Israele ha deciso di attaccare alcune zone di Rafah. In questa città del sud della Striscia di Gaza, al confine con l’Egitto, si troverebbero quattro battaglioni di Hamas e sono accampati oltre un milione di civili palestinesi. L’offensiva segue un lungo periodo di stallo sui negoziati per un cessate il fuoco, con Hamas che ha più volte rifiutato diverse proposte. La decisione di attaccare, tuttavia, sta mettendo a dura prova i rapporti, già parecchio tesi, tra Tel Aviv e Washington.

    Secondo i media americani, gli Stati Uniti hanno deciso la scorsa settimana di sospendere l’invio di bombe a Israele per il timore che Netanyahu possa lanciare un’offensiva su larga scala a Rafah. Tale spedizione comprendeva 1.800 bombe dal peso di oltre 900 chili e 1.700 bombe dal peso di 226 chili, secondo quanto riporta la CNN. Il sito Axios spiega che si tratta della prima volta dal 7 ottobre che l’amministrazione Biden decide di bloccare una consegna di armi a Tel Aviv. Ciononostante, a inizio settimana gli israeliani hanno cominciato ad avanzare su Rafah: secondo Al Jazeera l’artiglieria israeliana ha colpito il quartier generale del governo locale mentre nella zona orientale della città ci sono stati degli scontri con i combattenti di Hamas, anche se per ora le operazioni di attacco sembrano di entità limitata.

    Secondo alcune agenzie di stampa, le Forze di difesa israeliane (Idf) avrebbero sminuito la decisione degli Usa di bloccare la fornitura di bombe. Il portavoce militare dell’Idf, Daniel Hagari, ha sottolineato che il coordinamento tra Israele e gli Stati Uniti è di “una portata senza precedenti, credo, nella storia”. Il portavoce per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, John Kirby, ha sottolineato che gli Usa sono contrari ad un’operazione militare a Rafah. L’Alto rappresentate Ue per gli affari Esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha scritto su X che un’operazione a Gaza “che non potrà che causare ulteriori, inaccettabili e devastanti conseguenze umanitarie”. Nel frattempo, il canale egiziano Qahera News ha annunciato che ieri al Cairo sono ripresi i negoziati “alla presenza di tutte le parti”.

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