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    Home Prima pagina LA REPORTISTICA DI SOSTENIBILITÀ ESG (Environmental, Social & Governance)

    LA REPORTISTICA DI SOSTENIBILITÀ ESG (Environmental, Social & Governance)

    LA REPORTISTICA DI SOSTENIBILITÀ ESG (Environmental, Social & Governance)
    Dall’Istituto di ricerca economica applicata, I-AER, un focus sul ruolo della reportistica di sostenibilità ESG e sulle sue opportunità per le imprese.
    La reportistica di sostenibilità è una pratica aziendale essenziale per determinare gli impatti ambientali (E), sociali (S) e di governance (G) di un’organizzazione sull’ecosistema in cui si muove.
    Viene definita “pratica” in quanto per ora rimane una buona abitudine, non obbligatoria, di cui però le grandi multinazionali non possono fare a meno per comunicare il proprio valore. Il report ESG può essere depositato come allegato al bilancio (quindi aggiornato una volta all’anno) oppure, nel caso di aziende molto vicine a questi temi, può essere caricato direttamente sul sito e aggiornato con maggiore frequenza.
    Un numero sempre più elevato di aziende Italiane si sta già impegnando su temi di sostenibilità (soprattutto sul campo Environmental perché è una parte molto normata) ma non le comunica oppure non ha strategie precise per farlo rinunciando alla possibilità di incrementare il proprio valore. I trend ci mostrano che ci stiamo avvicinando all’obbligatorietà della reportistica non finanziaria che stiamo analizzando; quindi, non bisogna farsi trovare sorpresi per poi rincorrere un processo che diventerà obbligatorio anche per le PMI. A maggior ragione, non essendo obbligatoria, la rendicontazione ESG rappresenta un vantaggio competitivo ottenibile con anticipo rispetto ai concorrenti, passando da una strategia di puro profitto a una più ampia che obbliga l’azienda a ripensare ai modelli di business allargando le opportunità aziendali (es. espansione del mercato; ingresso in nuovi mercati).

    Il financial reporting fino a pochi anni fa risultava essere l’unica forma di comunicazione presentata da un’azienda, mentre ora non è più in grado di soddisfare la mole informativa richiesta sia dagli investitori sia dagli stakeholder; questo perché il valore dell’azienda può trovare solo una parziale rappresentazione in un bilancio esclusivamente contabile.
    Risulta quindi necessario un maggiore grado di trasparenza e comunicazione dato dalla divulgazione ibrida di dati finanziari e non (ESG) per aumentare la fiducia degli interlocutori nell’azienda, in quanto è una dichiarazione di intenti che garantisce una sostenibilità ambientale e soprattutto una sostenibilità del business.

    Fino a circa vent’anni fa la sostenibilità era vista come penalizzante dal lato degli investimenti e quindi non era considerata un valore. Le argomentazioni su cui si basava il pregiudizio erano sostanzialmente due: la riduzione di diversificazione dovuta all’esclusione da parte dei criteri ESG di alcuni settori di investimento; e la riduzione dei rendimenti dal momento che si guardava alle imprese sostenibili come imprese meno devote alla creazione di valore per gli azionisti e investitori in generale.
    Si tratta appunto di pregiudizi perché, al contrario, gli investimenti sostenibili consentono di intercettare un maggior numero di rischi ambientali, sociali e di governance rispetto agli investimenti tradizionali, e saper mostrare un trend positivo soprattutto nei momenti di crisi subendo meno i contraccolpi negativi del mercato.

    Le 5 principali organizzazioni di rendicontazione non finanziaria sono: GRI, SASB, IIRC, CDSB e CDP. Da ognuna di queste è possibile ottenere le linee guida per comporre la narrativa del report di sostenibilità che ha come elemento centrale il principio di materialità: le imprese devono redigere i loro report inserendo informazioni sugli aspetti che incidono in modo significativo sulla loro capacità di creare valore nel tempo.

    Da dove cominciare per redigere un report di sostenibilità? Una volta scaricate le linee guida di uno dei principali provider (GRI, SASB, IIRC, CDSB, CDP) basterà seguire 4 step:
    1. Valutazione aziendale focalizzata su 7 macro aree critiche: profilo organizzativo, strategia, etica & integrità, governance, coinvolgimento delle parti interessate, pratica di segnalazione corrente, approccio gestionale.
    2. Analisi e valutazione di rischi e fattibilità.
    3. Identificazione delle attività critiche e dei costi per lo sviluppo del piano del percorso di crescita aziendale provenienti dall’analisi di materialità.
    4. Attuazione e monitoraggio del percorso di crescita.
    Riccardo Alagna – Director of Research – I-AER – Institute of Applied Economic Research
    ralagna@i-aer.com

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