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    Previsioni Economia Italia 2023-2024

    Previsioni Economia Italia 2023-2024
    L’istituto di ricerca economica applicata, I-AER ha approfondito lo scenario economico italiano per il biennio 2023-2024 fornendo i principali indicatori per analizzare il contesto e individuare le scelte operative utili all’imprenditore per tutelarsi.
    Il 2023 sarà un anno difficile per tutte le economie mondiali, i fattori a pesare maggiormente in questo contesto difficile sono: (i) l’incertezza del conflitto russo-ucraino, (ii) i costi energetici che riducono margini delle imprese ed erodono il risparmio delle famiglie, (iii) il livello d’inflazione previsto al 6,6% per il 2023 e (iv) la politica della banca centrale europea per contrastare l’inflazione aumentando i tassi di interesse.
    Di seguito i principali indicatori per analizzare il contesto e individuare le scelte operative che deve prendere l’imprenditore per tutelarsi:
    Fonte: elaborazione Istituto di Ricerca Economica Applicata, I-AER, su dati Commissione Europea – Forecast novembre 2022
    Crescita del Prodotto Interno Lordo

    Fonte: elaborazione Istituto di Ricerca Economica Applicata, I-AER, su dati Commissione Europea – Forecast novembre 2022

    Rispetto al biennio precedente, in cui la crescita nella zona euro è stata positiva, rispettivamente +5,4% nel 2021 e +3,3% nel 2022, nel 2023 è prevista una crescita quasi nulla pari a +0,3%. Successivamente, è prevista una ripresa attestata da una crescita del +1,6% nel 2024.
    In questo contesto per l’Italia è prevista una crescita pari alla media europea (+0,3%) nel 2023 e +1,1% nel 2024. Questo andamento negativo non riguarderà solo l’Italia, infatti, confrontando i dati di Francia e Germania, che sono i due stati maggiormente rappresentativi della zona euro (insieme all’Italia) anche quest’ultimi sono caratterizzati da valori negativi, soprattutto la Germania con una decrescita pari a -0,6%.
    Inflazione

    Fonte: elaborazione Istituto di Ricerca Economica Applicata, I-AER, su dati Commissione Europea – Forecast novembre 2022

    Per tanti anni l’inflazione non è stato mai un tema di dibattito pubblico in quanto è sempre stata mantenuta a livelli accettabili. Tuttavia, per via dell’aumento generalizzato dei prezzi dell’ultimo anno (principalmente dovuto all’aumento del costo di materie prime) nel 2022 nella zona euro è stimata un’inflazione pari a 9,3%. Successivamente, 7% nel 2023 e 3% nel 2024.
    Per quanto riguarda l’Italia si prevede un’inflazione di circa +6,6% nel 2023 e +2,3% nel 2024. In questo contesto la Germania risulta ancora lo stato con i valori più critici con un’inflazione pari a +7,5% nel 2023 e +2,9% nel 2024. Meglio la Francia con dei valori più contenuti rispetto a Italia e Germania.
    Tasso di disoccupazione

    Fonte: elaborazione Istituto di Ricerca Economica Applicata, I-AER, su dati Commissione Europea – Forecast novembre 2022

    Il tasso di disoccupazione presenta dati maggiormente stabili rispetto al valore della crescita del PIL e l’inflazione. Infatti, rispetto al valore del 2022 pari a 6,2% si prevede solo un aumento pari +0,3% nel 2023 e +0,1% nel 2024.
    In questo caso l’Italia, presenta i dati più preoccupanti con un tasso di disoccupazione stimato stabile e superiore al 8%, poco superiore a quello della Francia.
    I valori migliori, in questo caso, sono quelli della Germania che mantiene l’indicatore stabile sotto il 4%.
    Saldo della pubblica amministrazione

    Fonte: elaborazione Istituto di Ricerca Economica Applicata, I-AER, su dati Commissione Europea – Forecast novembre 2022

    Il saldo della pubblica amministrazione è definito come il saldo delle entrate e delle spese del governo, comprese le entrate e le spese in conto capitale. Se positivo, lo stato è in surplus, se negativo, lo stato è in deficit e deve finanziare la spesa pubblica attraverso altre entrate (es. ricorrendo all’indebitamento).
    In questo quadro, tutta la zona euro presenta un saldo negativo, quindi in deficit, del -3,6% nel 2023 e del -3,2% nel 2024 in percentuale rispetto al PIL.
    L’Italia, anche se con dei valori più negativi nel biennio 2021-2022 rispetto a Francia e Germania, presenta dei valori migliorativi nei due anni successivi, in particolare: -3,6% nel 2023 (in linea con la media della zona euro) e -4,2% nel 2024.Infine, la Germania presenta dei valori migliori stabili al -3%.
    Debito pubblico

    Fonte: elaborazione Istituto di Ricerca Economica Applicata, I-AER, su dati Commissione Europea – Forecast novembre 2022

    Il debito pubblico è uno dei temi che costituisce un punto di debolezza molto rilevante dell’Italia rispetto agli altri stati europei. Questo indicatore mette in relazione l’ammontare del debito rispetto al prodotto interno lordo del paese, in questo modo si valuta la sostenibilità del debito di un paese. Per ridurre l’indicatore lo stato può lavorare sulla crescita del PIL o sulla riduzione del debito (restituendolo).
    In questo scenario l’Italia presenta un valore di indebitamento stabile superiore a circa il 140% del PIL negli anni presi in analisi. In particolare, 143% nel 2023 e 142% nel 2024. Anche se in miglioramento, nettamente superiore rispetto ai valori di Francia e Germania che presentano un livello di indebitamento più contenuto.
    Bilancia IMPORT/EXPORT

    Fonte: elaborazione Istituto di Ricerca Economica Applicata, I-AER, su dati Commissione Europea – Forecast novembre 2022

    La bilancia dei pagamenti è un registro delle transazioni internazionali di un paese con il resto del mondo. Il valore riguarda tutte le operazioni (diverse da quelle di natura finanziaria) che hanno valore economico e avvengono tra soggetti residenti e non residenti.
    In questo scenario l’Italia ha conservato dei valori positivi, tuttavia, le previsioni del 2023 e 2024 prevedono dei valori quasi prossimi allo 0. Peggio dell’Italia, la Francia, con dei valori sempre negativi. Infine, La Germania rimane il paese con un bilancio più positivo rispetto agli altri stati.
    Conclusione
    In sintesi, dall’analisi dei dati emerge che il 2023 sarà un anno caratterizzato da una bassa crescita, livelli di indebitamento altie tassi di interesse in aumento. Infine, il livello alto di inflazione, se da un lato può avere un effetto migliorativo per le imprese, in termini di prezzi, colpendo il consumatore finale rischia di far diminuire la domanda di beni e servizi. Rispetto alla zona euro risulta chiaro che lo stato che presenta un rischio maggiore di crisi è l’Italia.
    Quali sono le azioni che l’imprenditore deve compiere per tutelarsi da un periodo di crisi? Di seguito i principali passi operativi:
    1. Analisi del contesto. Il primo step prevede un momento di riflessione necessario a individuare eventuali punti deboli della propria impresa rispetto al contesto.
    Nel dettaglio: (i) analizzare i propri competitor e confrontare i propri livelli di marginalità con i loro, (ii) analizzare il proprio mercato di riferimento, con forte focus su fornitori e clienti e individuare eventuali criticità nella propria filiera produttiva.
    2. Analisi interna. Il secondo step prevede invece l’elaborazione di previsioni come guida. Nel dettaglio: (i) elaborare un budget economico previsionale e prudente ipotizzando maggiori costi, (ii) elaborare un budget finanziario previsionale e prudente ipotizzando maggiori uscite e mantenere un margine di sicurezza della propria liquidità, (iii) analizzare quali sono i prodotti/servizi più remunerativi e concentrare le energie su quest’ultimi.
    3. Infine, per maggiore sicurezza, evitare di iniziare attività di investimento importanti nel 2023 che possano erodere la marginalità o generare crisi di liquidità nel breve periodo.
    Riccardo Alagna – Director of Research –  I-AER – Institute of Applied Economic Research
    ralagna@i-aer.com

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