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sabato, Luglio 27, 2024
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    Home Prima pagina Perché i 15 punti di penalizzazione della Juventus riguardano tutti noi

    Perché i 15 punti di penalizzazione della Juventus riguardano tutti noi

    Perché i 15 punti di penalizzazione della Juventus riguardano tutti noi

     

    Chiedere di non rispondere ad una vicenda calcistica da tifosi è, naturalmente, ridicolo. L’atteggiamento dei tifosi è quello atteso e corretto in quel contesto. Però, dopo aver esultato, tocca pensarci un attimo su e fermarsi a valutare le conseguenze.
    E il caso Juventus riguarda chiunque faccia impresa, perché siamo finalmente arrivati al fondo di un equivoco vecchio di qualche millennio. Non ci credete? Ve lo dimostro subito.
    Cos’è una plusvalenza?
    Una plusvalenza è la differenza, positiva, tra il valore di un bene tra quando lo acquisto e quando lo vendo. Non mi addentrerò ulteriormente negli artifici di bilancio, noti anche come plusvalenze a specchio, per cui DUE, ripeto DUE squadre, possono scambiarsi giovani giocatori facendo risultare dei volumi di affari ritenuti virtuali, per coprire delle perdite del tutto reali. No. Il concetto rilevante qui è il VALORE. Quanto vale una merce?
    Su questo tema si sono scontrati economisti liberali e il resto del mondo per trecento anni. E il problema risale fino al Codex Iustinianus, che consentiva la rescissione del contratto di compravendita in caso vi fosse una lesione di oltre la metà del valore del bene. Quindi il valore era considerato intrinseco. E, pertanto, determinabile al di fuori della vendita stessa. Per gli economisti liberali, invece, ed in particolare la Scuola Austriaca, il valore non esiste fuori dal mercato. E si forma nel momento stesso in cui si mettono d’accordo venditore e compratore.
    Esiste il valore come dato oggettivo nel calcio?
    No, non esiste. In aprile una sentenza passata in giudicato dichiara che le plusvalenze, che siano più o meno artificiali, NON sono illegittime perché il valore non è determinabile a priori. Possiamo quindi dire che, per qualsiasi motivo sia stata punita la Juventus non lo è stato per le plusvalenze. Ma ne siamo sicuri? Lo siamo, anche perché il club di Torino è stato condannato nella perfetta solitudine del reprobo su cui ricadono tutte le colpe dell’intero sistema. Però questo vorrebbe dire che nella rapina alla banca ci sarebbero state quindici persone riprese dalle telecamere con pistole e sacchi di banconote e un solo colpevole.
    È chiaro che questo non ha senso: per commettere una plusvalenza illecita ci vogliono ALMENO DUE attori. Ma per la “giustizia” sportiva non è questo il caso. Quindi possiamo dire che probabilmente non è stato sanzionato il cumulo di operazioni indicate dall’accusa. Ma qualcos’altro.
    Un tribunale come tanti
    E allora cos’è successo? Dice Repubblica, e mi pare una interpretazione corretta, che sia stato punito un comportamento sleale. Un “sistema”. Un sistema costruito da una serie di operazioni perfettamente legali. Ma che sommate avrebbe violato il principio di correttezza. E qui arriviamo al punto. Questo principio, che esce dal campo giuridico ed entra in quello magico, è quello comunemente applicato dalla giustizia tributaria al momento di calcolare gli importi da recuperare. E dallo stato quando computa l’elusione fiscale. La logica che sta dietro entrambi i ragionamenti è altrettanto inquietante: fare cose legali, in Italia, non è sempre di per sé legale. Lo scopri dopo quante plusvalenze puoi fare senza infrangere queste regole.
    Regole invisibili, che compaiono a valle del giudizio. Vale per la Juventus, che magari odierete. Vale per ogni imprenditore quando decide di trovare qualcosa di nuovo che dia un vantaggio competitivo ovvero di fare impresa, visto che fare impresa è precisamente cercare e trovare vantaggi competitivi. La mia prima impresa aveva un sistema di fatturazione di questo genere. Per sapere se stessi commettendo qualcosa di sbagliato, ne parlai con un alto ufficiale della Guardia di Finanzia. Il quale, molto gentilmente, mi disse che avrei certamente vinto il terzo grado di giudizio. Il sottinteso era che, prima, ci dovevo arrivare fin là. Non ne valeva, naturalmente la pena.
    Ecco, quindi, in attesa delle motivazioni della sentenza e, appunto, del terzo grado della giustizia sportiva, il motivo per cui i 15 punti tolti alla Juventus riguardano ogni imprenditore. Il prossimo sulla linea di fuoco potresti essere tu.
    Luca Rampazzo

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