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    BEPPE SALA E LE MULTE SALATE

    BEPPE SALA E LE MULTE SALATE

    Beppe Sala, il sindaco di Milano che ama i colori dell’arcobaleno, con la scusa
    dell’attenzione all’ambiente e alla salute dei suoi cittadini, ultimamente si è superato
    con una serie di iniziative che farebbero ridere se non facessero piangere. D’altra
    parte il sindaco non ci stupisce per le sue uscite clamorose. Basti pensare che nel
    curriculum di Beppe c’è già l’essersi accreditato il merito e il successo dell’Expo,
    vinto invece anni prima dalle forze dal centro destra. Insomma Beppe è simpatico
    come il compagno di banco che copiava da voi e poi si vantava di aver preso un voto
    migliore.

    Il sindaco dei radical-chic che vivono all’interno del centro del centro di Milano, una
    piccola zona di circa un chilometro di diametro, ha infatti pensato bene di inventare
    la Zona B: zona in cui è vietato l’ingresso al maggior numero di automezzi – possono
    entrare solo auto non inquinanti dai prezzi esorbitanti. Ma la cosa grave è che il
    divieto parte dai più lontani confini della periferia dove la gente parla addirittura un
    dialetto diverso dal milanese.

    Non contento di questo primo danno alla città che ha messo in difficoltà migliaia di
    cittadini che ogni giorno entrano in città per lavorare, il Nostro, invece di abbassare il
    prezzo dei mezzi pubblici, cosa che chiunque avrebbe fatto dopo aver limitato il
    traffico, è riuscito ad aumentare i prezzi, rendendo in questo modo la metropoli
    fruibile solo ad alcuni sceicchi, agli oligarchi russi, a Bill Gates, Jeff Bezos e Elon
    Musk.

    Naturalmente, a partire da settembre, chi entrerà senza averne i requisiti nella città
    che una volta era da bere, sarà pesantemente sanzionato perché come tutti sanno il
    fine della perversa operazione “Zona B” non è diminuire l’inquinamento, non è la
    salvaguardia dell’ambiente, non è neanche la salute dei milanesi, che comunque
    vengono aggrediti in Stazione Centrale dove c’è un tasso di criminalità che Kabul a
    confronto sembra Città del Vaticano, ma in realtà il fine ultimo è ingrassare le casse
    del Comune.

    Ma come tutte le migliori storie, anche questa non può non avere il suo lieto fine. Il
    sindaco infatti non si accontenta dello sbarramento del traffico e dell’aumento dei
    prezzi dei mezzi pubblici, ma, a partire dall’anno prossimo, vuole portare il limite di
    velocità in città a 30 chilometri orari. In pratica in retromarcia o a spingere l’auto si
    viaggia più veloci, senza parlare dei tempi di percorrenza che ci vedranno invecchiare
    in auto.

    Per tutti questi motivi sorridiamo nello scoprire alcuni modi creativi, ma attenzione,
    assolutamente illegali, che sono stati escogitati dal genio di alcuni italiani per evitare
    di essere sanzionati dallo sguardo sempre vigile delle telecamere che ormai
    circondano Milano come una sorta di muro invalicabile.

    C’è infatti chi si è inventato la targa a scomparsa: un dispositivo meccanico che,
    premendo un semplice comando, oscura la targa e la rendono indecifrabile alle
    telecamere grazie ad una sorta di filtro di plastica. C’è poi chi ha scelto la strada più
    semplice: usare un pezzo di nastro adesivo bianco per modificare le iniziali della
    propria targa, ad esempio da EM a FM. Qualcun altro si è inventato un congegno
    meccanico, attivabile dal conducente, che all’occorrenza ruota di 90 gradi verso il
    basso le due targhe rendendole illeggibili.

    Ai milanesi non resta che ringraziare il “sindaco di sinistra dei ricchi” che sta
    trasformando la capitale economica del Sud Europa, in una scatola vuota per pochi e
    comunque sempre inquinata. Un primo cittadino contro il razzismo nei confronti dei
    migranti, ma a favore del razzismo economico nei confronti dei “suoi” cittadini.

    Giovanni Zola

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