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    Confronto difficile tra governo e distributori sui prezzi dei carburanti

    Confronto difficile tra governo e distributori sui prezzi dei carburanti
    Dopo l’incontro di venerdì scorso a Palazzo Chigi, ieri è iniziato un nuovo round del confronto tra il governo e i benzinai con l’avvio dell’incontro tecnico. Ma nonostante i messaggi distensivi per stemperare le tensioni, i sindacati dei gestori sono di nuovo sul piede di guerra con la minaccia dello dello sciopero (già annunciato) per il 25-26 gennaio. A peggiorare la situazione la decisione dell’Agcm di avviare ispezioni tra le compagnie petrolifere.
    Il confronto-scontro tra i membri del governo e i rappresentanti dei benzinai si fa più aspro e, dopo qualche giorno di parziale distensione, le tensioni sono risalite proprio in questi giorni. Ricordiamo che lo scorso 12 gennaio i sindacati dei benzinai si erano messi di traverso, annunciando uno sciopero collettivo per i prossimi 25 e 26 gennaio, in seguito alle decisioni del governo di eliminare lo sconto sulle accise sui prezzi dei carburanti (con un conseguente ed inevitabile rincaro degli stessi), nonché d’istituire l’obbligo per i benzinai di adeguare i prezzi di vendita al prezzo medio giornaliero nazionale calcolato dal ministero delle Imprese, con sanzioni anche pesanti in caso di violazione.
    All’iniziale reazione dei distributori è seguito un confronto tra questi ultimi e il ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), lo scorso venerdì a Palazzo Chigi, al termine del quale sono stati diffusi messaggi distensivi (reali o simulati) a testimonianza di una parziale “riconciliazione”.
    Ma a far risalire la tensione ci hanno pensato, ora, da un lato la pubblicazione del decreto trasparenza in Gazzetta ufficiale e, dall’altro, la decisione dell’Antitrust dell’altro ieri di avviare ispezioni presso le compagnie petrolifere per una presunta omessa diligenza sui controlli della rete dei distributori. Una mossa, quella dell’Agcm, che ha nuovamente rimesso sul piede di guerra le tre sigle di rappresentanza della categoria (Faib, Fegica e Figisc-Anisa), già spiazzate, come detto, dal testo definitivo del decreto, in cui non hanno rintracciato i correttivi chiesti all’esecutivo durante la riunione a Palazzo Chigi.
    Di fatto non ha fatto seguito nessuna modifica tra quelle richieste appunto dai benzinai: né sul fronte degli obblighi (dove è rimasto in piedi il paletto che impone ai gestori delle pompe di benzina di esporre, insieme ai listini, anche il prezzo medio regionale calcolato dal Mimit), né sulle norme relative alle sanzioni, che sono rimaste invariate rispetto alle prime bozze, decisamente più dure rispetto a quanto previsto dalle attuali norme sul commercio che si applicano anche alle stazioni di servizio.
    La situazione insomma rimane molto tesa, laddove la principale preoccupazione delle sigle dei distributori riguarda secondo loro (oltre ai provvedimenti troppo duri) l’idea che così farebbe passare il governo: ovvero che i responsabili dei rincari sul costo dei carburanti (di cui tutti, in questi giorni, stiamo risentendo) siano di fatto i benzinai stessi. Sono state dure infatti le parole di tutti i rappresentanti del settore, compreso il presidente della Fegica Roberto Di Vincenzo, il quale ha fatto appello direttamente al Presidente del Consiglio “perché riassuma alla responsabilità collegiale del governo la direzione del negoziato e perché cessi questo continuo stillicidio di iniziative e provvedimenti assunti da singoli esponenti, i quali sembrano giocare ciascuno una propria partita”.
    Si spera dunque, con la minaccia dello sciopero generale dei benzinai annunciato per il 25-26 gennaio (e su cui i sindacati non sembrano voler cambiare idea), che il nuovo round al Mimit cominciato ieri per l’incontro tecnico possa portare risultati migliori di quelli raggiunti finora. Le principali richieste delle sigle riguardano sicuramente interventi concreti contro le criticità strutturali del settore, a partire dalla necessità di una razionalizzazione della rete di distribuzione in cui, lamentano, ci sono troppi impianti e anche troppi gestori senza contratto che vendono i carburanti al prezzo sotto costo.
    Pietro Broccanello

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