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    La serata che non ti aspetti.

    La serata che non ti aspetti.
    Il mondo ha bisogno di momenti di confronto anche forte e con dei contraddittori purché si abbia la forza di riconoscere nell’incontro tra diversità una grande possibilità. Spero che le persone siano andate a casa con domande più ampie ed inclusive di quelle che avevano prima dell’incontro”. E’ Oscar di Montignya sintetizzare l’incontro dello scorso 30 giugno 2022 di presentazione del libro “Credere” dialogo tra Umberto Galimberti e Julian Carron organizzato dal Comitato Mimpegno al Museo Diocesano di Milano con dibattito tra Julian Carron, Giannino Della Frattina e Oscar di Montigny introdotto da Carmelo Ferraro e Nadia Righi.
    Viviamo in una cultura in cui le parole “credere” e “conoscere”, fede e ragione” sono considerate come linee parallele destinate a non incontrarsi e sempre in contrapposizione. Certo che devi credere a qualcosa per andare avanti ma sicuramente questo non è atto della ragione: il credere è un salto nel buio.
    Invece, proprio il dialogo appassionato tra il “greco” Umberto Galimberti e il sacerdote Julian Carron ci restituisce un’umanità e una ragione aperta.
    Chi si aspetta un libro “per addetti ai lavori” religiosi andrà deluso: è un confronto a 360 gradi su tutto dai giovani al Covid, dall’intelligenza artificiale alla libertà, dalla tecnica e innovazione al senso della vita, dalla giustizia alla responsabilità.
    Il dibattito tra Julian Carron, Giannino Della Frattina e Oscar di Montigny ha avuto ad oggetto l’uomo concreto come relazione epersona. Un incontro che ha fatto “sobbalzare il cuore” ai 200 partecipanti che in silenzio ed attentissimi l’hanno seguito.
    Il “sobbalzo del cuore” è stato il leitmotiv della serata ed è iniziato con la presentazione dei due quadri di Caravaggio La Cena in Emmaus da Nadia Righi – direttrice del Museo Diocesano di Milano che ha introdotto l’incontro.
    Noi spesso siamo come i due apostoli ritratti da Caravaggio – era morto il loro Signore e il loro amico lamentosi,a volte senza speranzae “con il volto triste.
    Ma basta un attimo ed accade il “sobbalzo del cuore” e tutta la fatica e la delusione svaniscono per fare posto alla speranza edalla sete di vita come magistralmente rappresentato dal Merisi(“Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?” Luca 24-32) esattamente come accadde ai due discepoli di Emmaus.
    E’ Caron – riprendendo le osservazioni di Galimberti su cristianesimo ed occidente – a ricordare che il cristianesimo è entrato nel mondo come una Presenza che ha fatto Storia. Il sobbalzo del cuore” degli apostoli dei quadri di Caravaggiointroduce una sfida alla ragione: ma come è possibile che uno che era morto ed ora è vivo e fa perfinofa sobbalzare il cuore”? E’ qui che scatta un uso diverso della ragione che deve rendere conto del fatto che ha di fronte. Si apre così uno spazio umano perché ciascuno possa verificare la promessa di compimento del cristianesimo. Credere non è un salto nel buio ma per un’adesione piena di ragioni umane.
    Appunto l’uomo concreto che, come ricorda Oscar di Montigny,non si può immaginare se stessi se non in relazione all’altro: l’io è solo in relazione ad altro ed altri. Io esisto come persona solo in relazione a qualcosa fuori di me ed in relazione ad un altro. E’ possibile cambiare la società nella misura in cui si crede in se stessi come rapporto con l’altro. Sembra riecheggiare Papa Francesco “Dalla crisi non si esce da soli, si esce correndo rischi e prendendo l’altro per mano.
    L’apertura e la potenza della ragione sono proprio i trattiessenziali dell’uomo creato a immagine e somiglianza di Dio (Giannino Della Frattina).
    La nostalgia,di che mancanza è questa mancanza (Mario Luzi)e il desiderio sono proprio i segni dell’irriducibilità dell’IO e proprio per questo l’uomo non può mai stare tranquillo anche se arriva a qualche traguardo sempre si sposta la meta (la tecnica e l’innovazione ne sono un segno) (Carron).
    L’uomo cade e può sempre riprendersi e ricominciare. Non c’è anestetico che tenga di fronte alla voragine che costituisce il cuore dell’uomo. Sempre c’è la possibilità di avviare sempre un nuovo percorso. Questa è la sfida per la società e per i giovani d’oggi.
    Proprio per questo sono necessari luoghi educativi. Come ricorda Galimberti “Finchè tratteremo il mondo come un mondo da buttar via, finiremo per trattare l’umanità stessa come un’umanità da buttar via” (Gunther Andres
    Il mondo del futuro dipenderà dall’esistenza di luoghi educativi capaci di generare persone consistenti.
    Sicuramente i 200 partecipanti all’incontro sono tornati a casa con molte domande su di sé e il proprio IO.
    Sicuramente i 200 partecipanti hanno viste le fondamenta dei “luoghi di comunità”.
    Carmelo Ferraro

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