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sabato, Luglio 27, 2024
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    Home Prima pagina Gimbe, flop quarta dose: protetta solo 1 persona immunocompromessa su 4

    Gimbe, flop quarta dose: protetta solo 1 persona immunocompromessa su 4

    Gimbe, flop quarta dose: protetta solo 1 persona immunocompromessa su 4
    Le somministrazioni della quarta dose di vaccino anti covid per le persone immunocompromesse procede a rilento: al 18 maggio ne sono state realizzate solo 203.944. È quanto emerge dal monitoraggio della Fondazione GIMBE relativo alla settimana 11-17 maggio. Si parla dunque di flop per la quarta dose dal momento che il taso di copertura nazionale è pari al 25,8%, con profonde differenze a livello regionale: il Piemonte, per esempio, ha una copertura del 94,3%, il Molise appena il 4,5%. Per gli over 80, fragili (60-79 anni) e ospiti di RSA, il tasso di copertura nazionale per le quarte dose è dell’11,5%. Al 18 maggio emerge, inoltre, come 6,87 milioni le persone di età superiore a 5 anni non abbiano ricevuto nemmeno una dose di vaccino di cui 4,03 milioni attualmente vaccinabili.
    Nel complesso, nella settimana 11-17 maggio è stato osservato un rallentamento del calo dei contagi (-14,8% rispetto a -27,5% della settimana precedente). In calo i ricoveri in terapia intensiva (-5,9%) e i decessi (-9,4%). Commentando i risultati del monitoraggio, il presidente della Fondazione GIMBE, Nino Cartabellotta, ha affermato che tali dati “confermano oltre ogni ragionevole dubbio che aspettare l’autunno per effettuare la quarta dose con vaccini ‘aggiornati’ è molto rischioso per le persone vulnerabili che, al contrario, devono ricevere l’ulteriore booster a 120 giorni dalla terza dose”.
    Cartabellotta sottolinea come il calo dell’efficacia del vaccino verso la malattia grave comporti un aumento osservabile della mortalità nei più anziani, nonostante questi abbiano ricevuto tre dosi. Parallelamente, si osserva l’importanza della quarta dose nella riduzione di decessi e ricoveri presso strutture ospedaliere. Per questi motivi, “occorre passare ovunque a strategie di chiamata attiva” spiega Cartabellotta, “molto più efficaci della prenotazione volontaria, con un auspicabile coinvolgimento dei medici di famiglia”.

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