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sabato, Luglio 27, 2024
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    Home Prima pagina Ucraina: Zelensky a Bucha, si grida al genocidio

    Ucraina: Zelensky a Bucha, si grida al genocidio

    Ucraina: Zelensky a Bucha, si grida al genocidio
    Il presidente ucraino si è recato a Bucha, alle porte di Kiev, dove dopo il ritiro russo sono stati rinvenuti molti civili uccisi e fosse comuni. Kiev ha gridato al genocidio e ha fatto sapere che la testimonianza dei massacri russi peserà sulle trattative, che non potranno comunque essere interrotte. Ue preannuncia indagini congiunte con Kiev sui crimini di guerra e non esclude nuove sanzioni.
    Le notizie che hanno fatto più scalpore nella giornata di ieri sono sicuramente quelle che hanno iniziato a gettare luce sui massacri e crimini di guerra commessi dalle truppe russe durante l’occupazione di alcune città in questo mese abbondante di guerra.
    Dopo l’attacco notturno al deposito petrolifero di Belgorod di settimana scorsa, domenica l’esercito ucraino è riuscito a riconquistare i villaggi di Irpin e Bucha, alle porte della capitale Kiev. Segnali sicuramente positivi che fanno intuire una ripresa di forza e di territori da parte delle forze ucraine, congiuntamente alla ritirata delle truppe russe da alcune città, e che fanno presagire – almeno si spera – una conclusione quando più vicina del conflitto che dura da ormai 40 giorni, almeno per quanto riguarda il fronte bellico.
    Le notizie che giungono dai luoghi “liberati” sono però tutt’altro che positive e gettano una luce sinistra e oscura su quanto probabilmente sia accaduto in diversi dei centri occupati dalle milizie russe fino a pochi giorni fa. I militari ucraini hanno riportato di aver trovato decine e decine di corpi senza vita di civili ucraini disarmati per le strade, molti di questi con le mani legate, altrettanti con ferite da armi da fuoco e segni di tortura. Sono state trovate anche una fossa comune in cui erano presenti centinaia di cadaveri, e alcuni di questa sono stati rinvenuti, a detta dei militari ucraini, in una stanza appositamente usata per le torture.
    Uno scenario spettrale e disumano, che fa inevitabilmente pensare alle peggiori atrocità che l’Europa (e il mondo intero) hanno conosciuto durante la Seconda Guerra Mondiale, anche se, naturalmente, tutto è ancora da verificare e dovranno seguire indagini più dettagliate una volta terminato il conflitto.
    Quel che è già certo, però, è che non eravamo più abituati nemmeno ad immaginare degli episodi di tale crudeltà ed avevamo abbastanza convinti di esserceli (per quanto sia possibile) lasciati alle spalle. Il presidente ucraino Volodomyr Zelensky si è espresso in prima persona rispetto ai recenti rinvenimenti usando termini forti e parlando di un vero e proprio genocidio commesso dai soldati russi, descrivendo questi ultimi come degli assassini, dei torturatori e degli stupratori.
    Anche il ministro degli Esteri ucraino, Dymitro Kuleba, ha parlato di un “massacro deliberato” e per nulla necessario (soprattutto nei modi), affermando che la Russia è addirittura “peggio dell’Isis” ed esortando i membri del G7 ad imporre quanto prima sanzioni devastanti al Cremlino, reo a questo punto di espliciti crimini contro l’umanità.
    La Russia ha risposto in merito all’episodio dicendo che si tratterebbe di un ulteriore tentativo dell’Ucraina di ingigantire i fatti, dipingendo i russi come degli assassini disumani e provocandoli al fine di interrompere i colloqui di pace.
    Le “scoperte” di domenica e di ieri rappresentano sicuramente un pesante ostacolo nella via verso il tentativo di raggiungere degli accordi concreti tra i due Paesi, tuttavia Zelensky ha ribadito che, seppur con molta più difficoltà per via dei recenti avvenimenti, l’Ucraina non ha intenzione di interrompere i negoziati ma ha intimato ancor più di prima l’Ue e i Paesi Occidentali di prevedere sanzioni molto dure contro la Russia.
    Intanto l’Ue ha preannunciato l’avvio di indagini congiunte con Kiev sui crimini di guerra commessi dai russi, che potrebbero portare a nuove sanzioni, senza escludere il settore dell’energia e il petrolio russo.
    Tutto ciò mentre a Chernihiv e in altre città ucraine continuano a cadere inesorabili i missili russi, che non sembrano voler dare tregua ai milioni di civili ancora intrappolati nei centri abitati.
    Pietro Broccanello

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