martedì, Maggio 14, 2024
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    Ucraina – Russia: la Polonia espelle 45 diplomatici russi. Mosca: “Useremo armi nucleari solo se minacciati”.

    Ucraina – Russia: la Polonia espelle 45 diplomatici russi. Mosca: “Useremo armi nucleari solo se minacciati”.
    Continuano i bombardamenti in Ucraina da parte dei russi, che sono riusciti a entrare a Mariupol. Intanto l’inviato russo alle Nazioni Unite Chubais si è dimesso in dissenso con Mosca per la guerra, mentre la Polonia ha espulso 45 diplomatici russi. Peskov ha dichiarato che il Cremlino utilizzerà armi nucleari solo in caso di minaccia per la propria esistenza.
    Nell’ormai 28esimo giorno di combattimento in Ucraina continuano i bombardamenti russi e aumenta il numero delle vittime (militari e civili) coinvolte. Nella giornata di ieri le truppe di Mosca hanno annunciato di essere riuscite ad entrare nella città di Mariupol, dove tra le altre cose hanno sequestrato un convoglio umanitario di 11 autobus vuoti diretto a Mariupol per trarre in salvo gli ucraini in fuga dalla città ormai divenuta spettrale, facendo prigionieri gli autisti e gli operatori dei servizi di emergenza.
    Poche ore dopo il discorso di Zelensky al Parlamento italiano, Kiev e il presidente ucraino hanno subito condannato la manovra russa esigendo il rilascio immediato del convoglio, e assicurando che Kiev sta facendo di tutto per portare in salvo i moltissimi civili imprigionati nella città. Si tratta di circa 100mila persone rimaste intrappolate in condizioni disumane nella città assediata dai bombardamenti, senza cibo, acqua e medicine, mentre più di 7mila sono quelle che sono già riuscite a fuggire nelle ultime 48 ore. Zelensky ha inoltre rinnovato con insistenza la richiesta che la Russia permetta l’attivazione di corridoi umanitari sicuri, mentre d’altro canto ha chiesto alla Nato che siano inviati all’Ucraina missili a medio raggio, perché non è possibile vincere la guerra “senza armi offensive”.
    Sale intanto anche il bilancio complessivo delle vittime a quasi 1000 civili ucraini uccisi dall’inizio dell’invasione, di cui più di 80 bambini, come ha riportato l’Ufficio dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (Ohchr).
    Sul fronte della battaglia economica la situazione si irrigidisce ulteriormente, con Vladimir Putin che ha dichiarato che la Russia non accetterà più pagamenti in dollari o in euro per il gas consegnato in Europa, ma accetterà solamente i rubli. L’annuncio ha chiaramente causato l’immediato calo delle principali Borse europee, mentre il rublo ha subito registrato un miglioramento (98,8 sul dollaro), rimanendo comunque molto debole rispetto al periodo prima della guerra.
    Non sarà comunque facile per la Russia riuscire a “tagliar fuori” la vendita di energia in Occidente e direzionarsi verso la Cina. Nel frattempo i Paesi europei e in particolare gli Stati Uniti stanno preparando nuove sanzioni che puntino a mettere ulteriormente in ginocchio l’economia russa. La questione energetica è al centro della girandola di incontri diplomatici in programma per oggi a Bruxelles, dove sono previsti i vertici della Nato, del G7 e dell’Ue.
    Dal punto di vista diplomatico d’altronde le cose non vanno affatto meglio, sia per quanto riguarda il sostanziale stallo dei negoziati tra Russia e Ucraina, sia per alcuni altri importanti avvenimenti di ieri. La Polonia ha espulso 45 “spie russe che si fingono diplomatici”, come ha annunciato il ministro degli Interni, con l’obiettivo di smantellare la rete dei servizi speciali russi nel proprio Paese. Mosca ha risposto riservandosi il diritto di prendere misure di ritorsione, mentre per il momento le relazioni diplomatiche tra i due Paesi non sono state interrotte e le ambasciate reciproche rimangono.
    Infine nuove e pesanti dichiarazioni hanno riguardato aspetti ancora più gravi e preoccupanti rispetto ai possibili scenari futuri del conflitto. Il Pentagono ha denunciato l’uso di armi chimiche e bombe al fosforo bianco da parte dei russi, in merito agli attacchi contro le città di Hostomel e Irpin dell’altro ieri. E il presidente americano Joe Biden, prima di partire per il suo viaggio in Europa, ha ribadito che l’uso di armi chimiche da parte di Mosca rappresenta una minaccia seria e reale, che può portare a danni inimmaginabili. Biden ha inoltre ricordato che l’utilizzo di queste armi contro i civili è vietato dalle Convenzioni di Ginevra.
    A fronte di tali accuse il Cremlino, tramite il proprio portavoce Peskov, ha risposto menzionando nuovamente le “forti prove” del fatto che gli Usa avrebbero sviluppato programmi di bio-laboratori in Ucraina, un’accusa già smentita più volte da Washington. Peskov ha inoltre affermato che la Russia non ha intenzione di utilizzare le proprie armi nucleari a meno di non vedere minacce reali per la propria esistenza, ma questo dimostra che, in questa situazione, non si può più escludere niente.
    Mentre si fatica sempre di più a vedere una via di uscita per un contesto che si fa via via più drammatico, si inizia seriamente a sperare nella possibilità che un intervento esterno possa portare a una soluzione. Ad esempio quello del Papa, che è tornato di nuovo a fare un appello per la cessazione della guerra, e del quale l’Ucraina richiede a gran voce una visita.
    Pietro Broccanello

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