mercoledì, Aprile 24, 2024
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    A volte si scrive solo per sorridere.

    A volte si scrive solo per sorridere.
    Avete letto di quella coppia che si è fidanzata su Skype?
    Riassumo.
    Lei lavorava per una multinazionale. Lui era un consulente. Scoppia la pandemia. Lo smart working diventa obbligatorio. E il caso vuole che entrambi siano single. Anzi, di più. Single e soli nei rispettivi appartamenti. Fortezze inespugnabili all’amore via terra. Quello tradizionale insomma. Così iniziano a lavorare su Linkedin; si inviano messaggini su WhatsApp; si scambiano effusioni di amore digitale su Telegram, preferibilmente la notte. Alle volte esagerano, eccedono, approfittando della proverbiale gratuità di PornHub per “spiegarsi”. Spiegarsi abbastanza profondamente. Condividono titoli strappalacrime con Netflix, commedie su Amazon Prime Video, pellicole del passato su RaiPlay. Rinnovano le romanticherie con lunghissime playlist di Spotify, pigiando sul “cuoricino” ogni volta che una canzone arriva dritta al cuore e merita di essere condivisa. E poi la relazione digitale prosegue. Su piani ancora più “tradizionali”. Familiari per dirla tutta. Si trasforma quasi in un cosa seria. I due piccioncini arrivano al punto da fare la spesa insieme, giuro insieme, con Esselunga prima, Amazon Fresh poi. Roba da brividi: “la prendiamo la Nutella, amore? Magari ci capita l’etichetta uguale”. Insomma, un’allucinazione fatta e finita. Ogni tanto raccontano la propria vita privata su Instagram, taggandosi vicendevolmente. E allora lei, catturata dal vortice dell’entusiasmo, ma forse anche divorata dalla noia della clausura pandemica, si prepara per fare una diretta, proprio su Instagram. Vuole annunciare ufficialmente il fidanzamento alle amiche, agli amici, ai parenti, ai condomini, agli ex. La trasmissione inizia, lui la condivide, i rispetti follower si sintonizzano. Sono in aumento. Un aumento vertiginoso. E dopo pochi minuti dall’inizio della dichiarazione, compare in chat un nuovo utente, un nome dubbio, ampolloso: RabbiosaVendicativa. E con una serie di rocamboleschi improperi, in abbinamento ad hashtag ed emoticon di una volgarità tale da mettere in imbarazzo anche Vittorio Sgarbi, l’utente RabbiosaVendicativa esplicita il presunto tradimento di lui. Si scopre infatti che il consulente avrebbe “cinguettato” con lei su Twitter, facendo alcune promesse assurde in una videocall su Google Duo, solo un paio di sere prima. Lei, la prima, tronca la diretta. Distrutta chiede consiglio alle amiche istituendo un gruppo WhatsApp dal titolo premonitore “Lo elimino o no, lo stronzo?”. In soli 14379 messaggi, 315 telefonate, 214 emoticon e 12 aperitivi online per interpretare correttamente gli oltre 14mila messaggi, il gruppo di amiche intime arriva al verdetto: quella stessa sera lui riceve una PEC per annullare il fidanzamento digitale. Parimenti RabbiosaVendicativa, delusa, manda una mail di addio dal suo account Gmail. Seguito, pochi minuti dopo, da un’altra notifica, l’ultima: l’accesso alla cartella “tu e io, due cuori e un wi-fi” di Google Photos, non è più disponibile.
    E così finisce un’altra, commovente, storia digitale.

    Marco Menoncello

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