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sabato, Luglio 27, 2024
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    Home Prima pagina Ucraina – Russia: ore difficili

    Ucraina – Russia: ore difficili

    Ucraina – Russia: ore difficili
    Il summit di ieri pomeriggio tra Russia e Ucraina conclusosi con un secondo appuntamento previsto per domani apre un piccolo spazio alla speranza che la guerra si fermi al più presto, ma le notizie successive all’incontro evidenziano una situazione tutt’altro che semplice da dipanare e, soprattutto, registrano l’accentuarsi dell’offensiva russa che vuole imprimere una svolta a proprio favore e mettere pressione a Zelensky e all’Occidente.
    Difficile prevedere l’esito di questa escalation bellica che sta sconvolgendo assetti politici ed economici e che sicuramente porterà – comunque finisca questa tragedia – a ridisegnare le mappe e gli equilibri mondiali.
    Nonostante le rassicurazioni di Putin a Macron, i bombardamenti russi si sono intensificati e hanno tristemente illuminato un’altra notte ucraina.
    Il diario di guerra registra tra le altre notizie il bombardamento di Kharkiv dove un missile ha letteralmente fatto saltare in aria la sede del governo locale.
    Nel mentre, un convoglio militare lungo oltre 60 km sta viaggiando verso Kiev, vero obiettivo militare russo.
    Altre città importanti, come Kherson sono messe alle strette dall’esercito russo, mentre la Bielorussia si è schierata al fianco dei militari di Putin.
    La drammaticità della situazione è esasperata dalle notizie di pioggia di missili e bombe su quartieri residenziali e obiettivi civili, ragion per cui si contano centinaia di migliaia di profughi ucraini accalcati alle frontiere di Polonia e Romania. La solidarietà e gli aiuti umanitari messi in campo dai polacchi in particolare è davvero commovente, oltre che particolarmente efficace.
    Questa mattina il Presidente ucraino Zelensky è intervenuto in videocollegamento al Parlamento europeo, riunito in sessione straordinaria, lanciando l’appello all’Europa di non abbandonare l’Ucraina e ringraziando per quanto sinora fatto dai paesi europei.
    Intanto si inaspriscono le sanzioni internazionali contro Mosca il cui sistema economico appare sempre più in ginocchio.
    I comunicati di parte russa evidenziano le difficoltà ucraine a resistere agli attacchi, ma il confine tra realtà e propaganda è difficile da marcare, così come le notizie di fonte ucraina che rivendicano numerose azioni di guerriglia che rallentano e fanno retrocedere l’invasione delle truppe russe.
    La verità è che la gente sta morendo o scappando dalle proprie case in un clima di terrore e disperazione.
    Stando alle fonti ucraine sarebbero più di trecento le vittime, tra cui una ventina di bambini.
    Sul fronte diplomatico si registra il grande sostegno dell’Unione Europea al governo di Kiev, ma per ora non si prevede alcuna possibilità di accelerare l’ingresso dell’Ucraina nel consesso UE.
    Il Presidente della Commissione Von der Leyen lancia un appello anche nei confronti del popolo russo in dissenso con Putin, proponendo aiuti anche per loro, vittime comunque della situazione scatenata dall’iniziativa militare di Putin; si cerca di comprendere se, come pare, esistano crepe nell’opinione pubblica russa che possa sgretolare le certezze di una riviviscenza sovietica di cui Putin sembra essere preda.
    Sempre Von der Leyen ha sottolineato la straordinarietà dell’intervento europeo a favore dell’Ucraina e il conseguente costo che comporterà sull’economia dei Paesi membri, fattore inevitabile ma altrettanto necessario perseguire.
    Dal canto suo, il governo britannico ha proposto di estromettere la Russia dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
    Come è facile comprendere, questa fase è decisiva per le sorti future dei popoli in guerra e per la definizione di nuovi scenari geopolitici.
    La ripresa delle trattative prevista nei prossimi giorni alimenta lo scontro e la violenza bellica russa per consentire a Putin di presentarsi al tavolo da una posizione di forza. L’alternativa è soccombere per sempre e porre fine alla sua carriera politica e, forse, al sogno della “grande Russia”.
    Ma quando le armi prendono il sopravvento ogni previsione può essere sconfessata in un amen e le conseguenze sono davvero imprevedibili; la lettura dei fatti che hanno portato a questa drammatica escalation divide gli esperti politologhi che nelle loro analisi distribuiscono responsabilità diffuse e non univoche tra i belligeranti, compresa la titubanza dell’Europa e le forzature della Nato. Anche Zelensky non è univocamente rappresentato come un eroe popolare, con qualche scheletro nell’armadio. Ciò su cui tutti concordano è comunque la denuncia nei confronti di Putin per aver invaso un paese sovrano e aver scatenato una guerra irresponsabile e ad alto rischio di destabilizzazione internazionale.
    Che la guerra non sia un’opzione condivisa da nessuno lo attesta anche la manifestazione pacifista che si è svolta nella giornata di ieri a Mosca e che ha portato all’arresto di oltre seimila manifestanti contro le decisioni di Putin, ormai reo di palesi crimini di guerra.
    Nel frattempo, il dramma dei profughi che, secondo l’ONU, potrebbero raggiungere a breve il numero di un milione ci riporta indietro di un secolo con immagini che nessuno avrebbe mai voluto rivivere o vedere per la prima volta.
    Non resta che appellarsi al buon senso e, per chi ci crede, al buon Dio, che fermi quanto prima questa assurda e anacronistica guerra che non porterà vantaggi a nessuno, ma solo disastri e devastazione. L’unica nota confortante viene dalla presa di posizione che man mano l’Europa sta prendendo, diventando, forse per la prima volta, cosciente di se stessa e di una necessaria unità da costruire, magari proprio a partire da questa triste pagina di storia che stiamo vivendo e che non ci lascia tranquilli, ma di fronte a cui siamo chiamati a riflettere per desiderare un futuro diverso.
    Pietro Broccanello

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