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sabato, Luglio 27, 2024
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    Home Prima pagina Cresce la tensione in Ucraina, colpito un asilo a Lugansk

    Cresce la tensione in Ucraina, colpito un asilo a Lugansk

    Cresce la tensione in Ucraina, colpito un asilo a Lugansk
    Nell’autoproclamata repubblica indipendente di Lugansk, di fatto all’interno del territorio ucraino, ieri un asilo è stato oggetto di un attacco. L’incidente ha dato il via ad interpretazioni opposte, con gli ucraini che lo attribuiscono alle postazioni filorusse, mentre i ribelli pro-Mosca accusano Kiev di aver attaccato. La situazione è molto confusa, come anche le notizie che giungono. Intanto Mosca ha espulso il vice ambasciatore americano.
    Negli ultimi giorni la situazione relativa alla crisi in Ucraina sta assumendo un andamento sempre più altalenante: un giorno la tensione scende e il giorno seguente ricresce improvvisamente, quasi senza preavviso. Non più tardi dell’altro ieri, infatti, le cose sembravano essersi un minimo “raffreddate”, dopo gli ambigui segnali derivati dal ritiro di alcuni carri armati russi dal confine, e dopo che era emersa l’ipotesi che l’Ucraina non entrasse a far parte della Nato, notizia che sembrava aver almeno parzialmente “placato” gli animi russi.
    Ma già ieri mattina la tensione a Est è riesplosa lungo la linea di confine, nei territori occupati dai ribelli filorussi. Già da molto presto c’è stato subito un proliferare di notizie riguardo a gravi violazioni del cessate il fuoco lungo la linea del fronte. Nulla di nuovo, in realtà, rispetto a episodi di violazioni che si susseguono regolarmente da 8 anni, in una guerra a bassa intensità e “in sordina” che si svolge tra esplosioni, cecchini e feriti. Ogni giorno gli osservatori dell’Osce (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) stilano rapporti da cui emerge un totale di 13 mila morti in questi 8 anni, poiché i picchi di violenza sono abbastanza lontani nel tempo.
    Tuttavia le notizie giunte ieri mattina non hanno l’aria di essere come i consueti colpi “di routine”. Mentre i separatisti lanciano accuse al governo di Kiev di aver attaccato insediamenti civili, e l’esercito ucraino attribuisce al campo avversario le violazioni, arrivano fotografie di un asilo sventrato nella Repubblica autonoma di Lugansk, che si trova proprio al confine tra i due Paesi. I volontari locali affermano che nell’asilo colpito erano presenti bambini e che ci sono stati 3 feriti, a seguito di un attacco d’artiglieria pesante che ha colpito la stanza di musica dell’asilo (in cui fortunatamente non erano presenti bambini) creando un grosso buco nel muro di mattoni.
    Come detto, la dinamica dell’attacco e i relativi esecutori sono tutt’altro che chiari, considerando anche il fatto che ogni notizia che arriva dal fronte in questo periodo va presa con le pinze. Secondo i giornali e social media ucraini l’attacco sarebbe partito dai militanti filorussi, che avrebbero colpito l’asilo sfiorando una vera e propria strage che avrebbe avuto conseguenze devastanti in questo delicato frangente storico. Tale ricostruzione è stata confermata ufficialmente dalla Joint Forces Operation, il comando di forze armate ucraine che opera nella zona di contatto.
    Sull’altro versante, invece, sui media e social russi dilagano le fotografie dell’attacco avvenuto nella zona controllata dai ribelli, corredate da commenti che accusano le forze armate ucraine di averlo prodotto. Lo stesso tipo di narrazione si ritrova anche sulle pagine social frequentate da chi vive nei territori occupati. Si sprecano inoltre (sempre sui social) gli insulti e le accuse reciproche in cui ciascuno attribuisce all’altro la colpa, in una situazione di grande confusione dove tutto sembra valere.
    In tutto ciò le istituzioni ucraine sono intervenute per cercare di fare un po’ di chiarezza, pubblicando le fotografie insieme all’indirizzo dell’asilo in questione e chiedendo a tutti i partner di condannare la violazione degli accordi da parte della Russia. Inoltre il presidente Zelenskij ha invocato la necessità che i diplomatici degli altri Paesi e i membri dell’Osce rimangano in Ucraina, come unica possibilità di tenere monitorata la situazione e ulteriore deterrente per la Russia.
    Insomma, la situazione sembra stare andando sempre più verso un precipizio, con la Russia che dimostra di non stare aspettando altro che un semplice pretesto per attaccare, e che sempre ieri ha espulso il vice ambasciatore americano a Mosca, Bart Gorman. Continuano i numerosi viaggi e scambi diplomatici tra i vari capi di Stato, anche se l’impressione è che ormai basti una miccia per far scoppiare il conflitto vero e proprio.
    Pietro Broccanello

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