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sabato, Luglio 27, 2024
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    Home Economia 200 manifestanti S.I. Cobas tengono in scacco la filiera della GDO

    200 manifestanti S.I. Cobas tengono in scacco la filiera della GDO

    200 manifestanti S.I. Cobas tengono in scacco la filiera della GDO

    26esimo blocco dalla scorsa estate davanti alla piattaforma logistica per la grande distribuzione gestita da Lgd a Vimodrone. In fumo milioni di euro per tutta la filiera. Il presidente della cooperativa: “Non si può andare avanti così”.

     

    Non accenna a placarsi la tensione fuori dai cancelli della piattaforma logistica, destinata alla grande distribuzione, gestita dalla cooperativa Lgd a Vimodrone. 100 i camion pieni di merce da scaricare fermati all’ingresso e 50 quelli bloccati all’interno del magazzino dai 200 manifestanti che giovedì hanno aderito all’ennesima protesta, la 26esima da quest’estate, organizzata dal sindacato di base S.I. Cobas contro i licenziamenti di 45 dipendenti di Lgd.

    Una situazione divenuta ormai insostenibile per la cooperativa che ha in subappalto per conto della società Brivio&Viganò Logistics i servizi di handling, ovvero movimentazione e preparazione delle merci alimentari, per i supermercati della catena Unes, che ha nelle due piattaforme logistiche di Truccazzano e Vimodrone i suoi centri operativi. I continui blocchi messi in atto da S.I. Cobas stanno infatti provocando gravissime conseguenze alle attività di Lgd, che si trova ora di fronte al concreto rischio di sopravvivenza economica, in considerazione del fatto che la cooperativa occupa complessivamente, tra soci e dipendenti, 1200 lavoratori di cui 400 sull’appalto Unes: “È drammatico che una realtà con oltre 1000 lavoratori sia messa in queste condizioni – spiega Giuseppe Ghezzi, presidente di Lgd -. 26 blocchi sono insostenibili, non si può andare avanti così. Ora la situazione è diventata critica per i tutti i nostri lavoratori”.

    Un braccio di ferro che si protrae ormai da mesi, iniziato ad agosto con l’apertura di una vertenza per presunte irregolarità riscontrate in alcune buste paga dei dipendenti della cooperativa Lgd, subentrata alla precedente rilevando un appalto che era gravato da documentate irregolarità contributive e sanando la situazione. Una vicenda chiarita anche sul tavolo della Prefettura con tanto di documentazione al riguardo prodotta da Lgd. Tutto inutile. Così, dopo 18 blocchi nell’arco di un mese che hanno impedito l’entrata ed uscita di mezzi, merci e persone nelle piattaforme di Truccazzano e Vimodrone, bloccando di fatto le operazioni commerciali e, come non bastasse, sfociati anche in alcuni episodi di violenza, la cooperativa si è vista costretta a procedere con il licenziamento di 45 dipendenti. A nulla è servita la disponibilità di Lgd a numerosi incontri e l’impegno della Prefettura per trovare soluzioni conservative “a valle di una assunzione formale di responsabilità dei lavoratori per i gravi fatti commessi, che gli stessi si sono più volte rifiutati di sottoscrivere”, aveva scritto la cooperativa in una nota diffusa ad ottobre in occasione dell’allontanamento dei lavoratori.

    Le azioni di protesta organizzate da S.I. Cobas sono poi proseguite per chiedere il reintegro dei dipendenti licenziati, ma la cooperativa mantiene salda la sua posizione: “Giunti a questo punto non possiamo tornare indietro, anche per i danni che abbiamo subito – spiega il presidente Ghezzi -. I licenziamenti sono la conseguenza di azioni irresponsabili, senza fondamento concreto, che non possono non essere sanzionate anche per rispetto nei confronti degli altri lavoratori”. Lavoratori che peraltro non tengono bordone al sindacato di base: “La riprova è che abbiamo identificato al massimo una decina di ex dipendenti durante il blocco – continua Ghezzi – su un totale di 200 manifestanti, quindi non sono i nostri lavoratori a protestare ma sono persone portate da fuori”.

    Intanto si fa la conta dei danni. E quello che si presenta a seguito dei continui blocchi perpetrati da S.I. Cobas è un conto salatissimo: centinaia di migliaia di euro andati in fumo per la cooperativa, senza contare il danno economico di tutta la filiera, quantificabile in qualche milione di euro, tra merce deperibile destinata al macero, ritardi nelle consegne delle derrate nei supermercati che restano sguarniti e ore di lavoro perse per gli autotrasportatori perché bloccati per ore dai manifestanti. “Siamo stanchi – prosegue Ghezzi – perché questo significa mettere sotto ricatto un’attività e una filiera importantissima nell’ambito dell’imprenditoria territoriale”.

    Sulla vicenda è intervenuta anche la Federazione Autotrasporti Italiani: “A fronte dell’ennesima situazione di blocco dell’azienda ad opera di manifestazioni illegittime e che rappresentano una palese violazione della legge – si legge in una nota – la F.A.I. chiede un intervento delle Autorità preposte, Questura e Prefettura, affinché si trovino le possibili soluzioni che pongano fine a questa situazione di illegittimità non più sostenibile”.

     

    Micol Mulè

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