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    Sesto San Giovanni, biopiattaforma: spento il vecchio inceneritore. Inizia una nuova era

    Sesto San Giovanni, biopiattaforma: spento il vecchio inceneritore. Inizia una nuova era

    La nuova struttura tratterà i fanghi di depurazione delle acque, consentendo di produrre energia termica per il teleriscaldamento e recuperare fosforo da impiegare come fertilizzante. Dal trattamento dei rifiuti umidi si otterrà invece una produzione di biometano. Per dicembre 2022 l’inaugurazione della prima linea di produzione, a marzo 2023 in funzione l’intero impianto industriale.

    Dopo 20 anni il vecchio inceneritore di Sesto San Giovanni è stato spento per dare ufficialmente inizio alla “rivoluzione green” che vedrà la realizzazione della biopiattaforma, l’infrastruttura innovativa e sostenibile che unirà in un unico impianto un termovalorizzatore e un depuratore, destinata a diventare un polo di economia circolare a emissioni zero di CO2 di origine fossile.

    La cerimonia ieri mattina presso lo stabilimento di via Manin, cui hanno preso parte il presidente di Gruppo CAP, Alessandro Russo, l’assessore all’Ambiente di Regione Lombardia, Raffaele Cattaneo – in sostituzione del presidente Attilio Fontana impegnato nella visita a Milano del capo della Protezione Civile Curcio e del Commissario Figliuolo – insieme ai rappresentanti di Città Metropolitana e dei Comuni soci, Sesto San Giovanni, Cologno Monzese, Pioltello, Segrate, Cormano e Cinisello Balsamo.

    A fare gli onori di casa il primo cittadino sestese Roberto Di Stefano, che ha parlato di giornata storica per Sesto San Giovanni, per il Nord Milano e per tutta la Lombardia: “Anni fa abbiamo trovato un impianto giunto a fine vita e dovevamo fare una scelta: optare per un revamping costosissimo e con una tecnologia obsoleta e inquinante oppure puntare su un progetto green e sostenibile da studiare nei minimi dettagli. Insieme, con i sindaci dei Comuni soci del consorzio abbiamo individuato Gruppo CAP come interlocutore pubblico per intraprendere questo percorso storico”.

    Il progetto della biopiattaforma, che rappresenta un unicum in Italia e oggi il più importante a livello europeo, segue la logica della sostenibilità, dell’innovazione e del riuso e del riciclo delle risorse con l’obiettivo di guardare al futuro per offrire una migliore qualità di vita alle nuove generazioni. Una sfida che avrà ricadute positive su tutta l’area metropolitana, instradandola verso sistemi virtuosi e innovativi di gestione dei rifiuti. Il progetto ha visto il coinvolgimento attivo dei cittadini, delle associazioni del territorio, di tecnici ed esperti, che hanno contribuito alla sua definizione all’interno di un percorso partecipativo volto da un lato a fornire informazioni chiare e corrette e, dall’altro, ad analizzare le richieste pervenute con lo scopo di migliorare il progetto ed adattarlo nella maniera più adeguata al contesto nel quale verrà inserito. È stato inoltre costituito un organismo permanente ed autonomo che avrà il compito di monitorare in ogni sua fase lo sviluppo del progetto della biopiattaforma.

    La nuova struttura, per cui CAP ha investito oltre 50 milioni di euro, tratterà i fanghi di depurazione delle acque, consentendo di produrre energia termica per il teleriscaldamento e recuperare fosforo da impiegare come fertilizzante. In questo modo, il 75% dei fanghi verrà trasformato in energia e il restante 25% in fertilizzante. Grazie poi al trattamento dei rifiuti umidi si otterrà invece una produzione di biometano che ridurrà l’emissione di anidride carbonica del 97%, praticamente azzerandola. La trasformazione dell’inceneritore in biopiattaforma, inoltre, non contempla ulteriore consumo di suolo e, rispetto all’attuale impianto, prevede una riduzione dei fumi inquinanti di quasi l’80 per cento. Con l’avvento del nuovo sistema di trasformazione dei rifiuti ci saranno anche ricadute economiche sui territori che comporteranno risparmi sia nella bolletta dell’acqua che nella tassa sui rifiuti per i cittadini.

    La nuova biopiattaforma ospiterà anche un polo di ricerca avanzata che si è già assicurato un finanziamento di 2,5 milioni di euro grazie a un progetto europeo Horizon 2020. Un “polo green” che va nella direzione tracciata dall’Europa per un’economia più sostenibile e che assume un valore ancora più importante in questa fase storica in cui il governo Draghi ha posto le grandi sfide della rivoluzione verde e della transizione ecologica nel suo piano nazionale di ripresa.

    Economia circolare, autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti urbani e sostenibilità sono alcune delle linee programmatiche che la stessa Regione Lombardia intende perseguire: “Quello di oggi è l’esempio di come l’economia circolare può diventare da uno slogan un fatto concreto – sottolinea l’assessore regionale all’Ambiente e clima, Raffaele Cattaneo – e perché ciò sia possibile occorre superare un approccio ideologico a questi temi. Per realizzare l’economia circolare ci vuole l’alleanza tra tecnologia, innovazione, imprese ed ambiente. La sfida che abbiamo di fronte negli anni a venire è dimostrare che l’ambiente è il nuovo nome dello sviluppo e questo orienterà l’azione delle imprese”.

    In Lombardia il sistema oggi produce 4,6 milioni di tonnellate di rifiuti urbani all’anno e 33 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, ma grazie alla raccolta differenziata che si attesta al 72%, recupera come materia il 62% di quei 4,6 milioni di tonnellate e avvia al recupero di materia l’80% dei 33 milioni di tonnellate di rifiuti speciali. “È stato possibile recuperare queste frazioni perché ci sono oltre 3mila imprese autorizzate al trattamento dei rifiuti e la nostra regione ha avuto, a differenza di altre, il coraggio di fare gli impianti necessari”, conclude Cattaneo.

    Lo spegnimento del vecchio inceneritore segna la “fine primo tempo” e a partire da oggi il percorso entrerà nel vivo della fase che porterà alla realizzazione del nuovo impianto. Salvaguardati tutti i posti di lavoro dei dipendenti di Core (la società che gestiva il vecchio inceneritore acquisita da CAP, ndr), come si era ripromesso il gruppo, inizierà ora la fase di pulizia e smantellamento della vecchia struttura per poi aprire il cantiere vero e proprio. Per settembre è previsto l’avvio delle demolizioni e per dicembre 2022 l’inaugurazione della prima linea di produzione, quella che trasformerà i rifiuti umidi, mentre a marzo 2023 sarà messo in funzione l’intero impianto industriale. Nel progetto sono previste anche delle compensazioni per quattro milioni di euro, tra cui la pista ciclopedonale che collegherà il Parco Media Valle del Lambro e il Parco Martesana.

    Micol Mulè

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