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    Locazione breve, via la cedolare secca se si affittano più di 4 case

    Obbligo di Partita Iva per chi affitta più di 4 case: ma vi rientra solo il 5% dei proprietari.

    La nuova legge di Bilancio esclude il pagamento della cedolare secca (21% del canone di locazione) ai proprietari che stipulano contratti di locazione breve (fino a 30 giorni) per più di 4 appartamenti. Superata questa soglia, sarà considerata attività di impresa e scatta l’obbligo di apertura della Partita Iva.

    La norma, voluta dal ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, si dichiara a tutela della concorrenza e dei consumatori. Si era già tentato di inserirla ad Agosto, ma l’emendamento era stato ritenuto inammissibile.

     

    Tuttavia la soglia dei 4 appartamenti appare molto difficile da sforare, considerando anche il periodo di emergenza pandemica, che ha di fatto bloccato il mercato.

    Solo il 4,66% degli inserzionisti presenti su Airbnb rientrano tra i requisiti dell’esclusione previsti dalla legge di bilancio: su oltre 200 mila utenti, poco meno di 10.000 offrono locazioni brevi per più di 4 appartamenti.

     

    Si pone poi, l’ulteriore problema degli annunci pubblicati sulle piattaforme online: infatti chi fa gli annunci, raramente coincide con il proprietario dell’immobile. L’attività delle inserzioni viene spesso affidata a dei soggetti specializzati (i property manager) o di altri intermediari come le stesse agenzie immobiliari.

     

    La misura ha suscitato non poche perplessità.

    Marco Celani, presidente di Aigab (associazione dei property managers) afferma:

    “Chi ha tanti appartamenti tende a fare le cose in regola, appoggiandosi a terzi o qualificandosi impresa per poter scaricare i costi. Piuttosto, bisognerebbe cercare di colpire i gestori illegali e favorire chi si affida a intermediari professionali”.

     

    Sono critici anche gli stessi proprietari.

    Il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, è molto scettico:

    “A livello di principio, cosa sia impresa lo stabiliscono, e già da tempo, il Codice civile e il diritto tributario: basterebbe applicare quelle definizioni. Nel merito, poi, non è chiaro quale sia l’obiettivo della norma: se si volessero tutelare i centri storici, come si dichiara, bisognerebbe piuttosto incentivare l’affitto lungo. E, comunque, la norma lascia molti dubbi applicativi: non è chiaro, ad esempio, cosa si intenda per appartamento “destinato alla locazione”. Basta un solo giorno?”.

     

    Insomma, il provvedimento non ha incontrato il plauso che ci si aspettava. Probabilmente sarà oggetto di revisione parlamentare dopo le festività.

     

    Andrea Curcio

     

     

     

     

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