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    Milano, la catena Camaieu dichiara fallimento: 246 dipendenti senza stipendio

    I lavoratori chiedono il licenziamento per poter ottenere la Naspi. Federazione Moda Italia-Commercio: A rischio chiusura 20mila punti vendita e 20 milioni di fatturato in fumo. Incognita futuro per 50mila occupati del settore.

     

    Quello che si avvicina sarà un Natale amaro per i dipendenti della catena di negozi d’abbigliamento Camaieu. La società ha chiuso i battenti alla fine di luglio e successivamente dichiarato fallimento al Tribunale di Milano, lasciando i 246 lavoratori dei punti vendita senza emolumenti da oltre un mese nella speranza di essere licenziati per ottenere almeno la Naspi.

    Il triste epilogo del marchio francese è rappresentativo della sorte cui sono destinate altre catene del settore, ora sospesa nel limbo grazie agli ammortizzatori sociali e soprattutto ai provvedimenti che hanno bloccato i licenziamenti fino al prossimo mese di marzo. Poi si preannuncia una strage.

    La lista dei brand che non hanno retto all’urto della crisi è lunga e destinata ad arricchirsi nei prossimi mesi. Tra i più noti spiccano Conbipel in amministrazione straordinaria, la catena Scarpe&Scarpe, ma anche Gap, che ha già annunciato la chiusura dei punti vendita milanesi – oltre ad altri in tutta Europa – H&M con la chiusura di 8 punti vendita in Italia, di cui due a Milano e Accessorize.

    Troppe le perdite subite dai negozi negli ultimi mesi per riuscire a risollevarsi completamente e non accusare il colpo sferzante della crisi. Forse un po’di respiro si potrà avere in questi giorni a ridosso di Natale, con il passaggio della Lombardia in zona gialla che consente la libera circolazione tra Comuni, tuttavia le condizioni del comparto rimangono fortemente critiche a causa del lungo periodo di chiusura, che ha colpito ancora più duramente i punti vendita all’interno dei centri commerciali, soggetti allo stop durante le giornate festive e prefestive che notoriamente portano il grosso degli incassi. Senza contare la concorrenza senza partita dell’e-commerce che sta mietendo vittime su più fronti del commercio.

    Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza, è intervenuto in merito al divieto di apertura dei negozi all’interno dei centri commerciali durante il weekend, nonostante la Lombardia da ieri sia ufficialmente zona gialla: “Una decisione che con la garanzia delle piena sicurezza, ribadiamo debba essere rivista – ha dichiarato – Noi siamo per il pluralismo distributivo: piccola, media e grande distribuzione possono convivere e, in quest’ottica, le attività dei centri commerciali, nel periodo più importante dell’anno, non devono essere ulteriormente penalizzate”.

    Anche perché, se le imprese del settore abbigliamento e calzature sono in bilico, il passo verso il baratro rischia di essere davvero breve. 20mila i punti vendita a rischio chiusura e 20 milioni di euro di fatturato in fumo, secondo le stime della Federazione Moda Italia- Confcommercio. Una previsione drammatica che coinvolge anche le sorti occupazionali di 50mila dipendenti dei punti vendita, sui quali grava la fortissima incertezza per il prossimo futuro.

    Micol Mulè

     

     

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