giovedì, Aprile 25, 2024
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    500 bauli vuoti in piazza Duomo: la protesta simbolica dei lavoratori dello spettacolo

    Oltre 1.300 persone presenti tra artisti, maestranze e imprenditori. Il settore chiede a gran voce l’istituzione di un tavolo con il Governo per avere regole chiare per consentire una vera ripresa.

    500 bauli vuoti, quelli che in gergo si chiamano “flightcase”, schierati in modo ordinato ad occupare l’intera piazza Duomo. “Un unico settore, un unico futuro” è lo slogan scelto per accompagnare l’installazione simbolica realizzata sabato pomeriggio dagli operatori dello spettacolo per denunciare la grave crisi che investe tutta la filiera a causa dell’emergenza sanitaria.

    Ed è proprio al futuro che guardano gli oltre 1.300 lavoratori scesi in piazza indossando magliette nere con l’hashtag “Noifacciamoeventi” per chiedere risposte concrete che, dopo mesi, ancora stentano ad arrivare. Sono artisti, maestranze, produttori ed imprenditori, promoter, a rappresentare il popolo di quasi 600mila persone messo in ginocchio dalla cancellazione degli spettacoli e da una ripartenza che è rimasta tale soltanto sulla carta. Bloccato dalla fine di febbraio, il settore dello spettacolo, ha avuto il via libera per la ripresa delle attività solo lo scorso 15 giugno, ma a condizioni talmente restrittive ed insostenibili da disincentivare molte realtà a ripartire.

    1000 persone all’aperto, ridotte a 200 al chiuso: “Norme troppo limitanti e difformi territorialmente perché il comparto possa ripartire in modo serio e strutturato, rendendo economicamente sostenibile ogni evento di medie e grandi dimensioni”, denunciano gli organizzatori di #BauliinPiazza. Senza contare gli ammortizzatori sociali che sono arrivati a spizzichi e bocconi per alcuni e, in molti casi, non pervenuti. Un sistema intero che rischia il collasso trascinando con sé l’intera filiera. Lo scenario che si configura all’orizzonte non lascia spazio all’ottimismo, con la possibile chiusura di piccole e medie imprese, lavoratori senza sussidi e perdita di figure professionali sul medio e lungo periodo. In discussione è l’esistenza stessa dell’entertainment italiano.

    Tra i partecipanti Mauro Gocilli, direttore Venue Eventi e Commerciale Sport di Mediolanum Forum: “Credo che da parte del Governo ci sia molta confusione sulle misure adottate nei dpcm, siamo quelli più penalizzati rispetto a questa pandemia – spiega – Come Mediolanum Forum abbiamo aderito alla manifestazione e siamo d’accordo sugli obiettivi, il primo dei quali è sottolineare che ci sono 570mila addetti della filiera danneggiati da questo momento storico particolare. Occorre creare un tavolo di lavoro insieme a noi e agli organi competenti per cercare di poter ricominciare a lavorare sul serio, con tutte le regole del caso, ma iniziare pian piano a lavorare”. La richiesta dei lavoratori del mondo dello spettacolo è che si arrivi ad un dialogo vero, impegnato e produttivo con le istituzioni. Un tavolo di lavoro, appunto, finalizzato alla definizione di “regole funzionali ad una reale ed efficace ripartenza, alla sicurezza e al sostegno del comparto, non in termini di sostegno economico, ma strutturali”, come spiegato nella nota degli organizzatori di #BauliinPiazza.

    Preoccupa il nuovo dpcm: “Si intravvedono ulteriori restrizioni, toglie alle Regioni la competenza di poter modificare le capienze, che sono il punto di partenza dei nostri eventi, le modifiche potranno essere solo restrittive e questo ci danneggerà ancora di più – prosegue Gocilli – Anche perché parte dal presupposto che si possa consentire l’ingresso ad un massimo di 200 persone, quando una struttura come la nostra ha una capienza di 12.700 posti con innumerevoli ingressi e possibilità di gestire i vari flussi senza che vengano a contatto tra loro, tanto quanto un palazzetto da 2000 persone”. Uno degli obiettivi da sostenere all’interno del tavolo di lavoro sarà proprio quello di lavorare sulla percentuale di capienza in rapporto allo spazio e non sull’imposizione di un numero fisso, definito dagli addetti ai lavori un nonsense normativo.

    Micol Mulè

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