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    La mistica dell’emergenza

    La mistica dell’emergenza

    Nel rincorrersi delle polemiche sull’estensione dello stato di emergenza al 15 ottobre, ci siamo tutti fatti prendere la mano. E non ho letto, da nessuna parte, un’analisi sull’unico dato rilevante, riferitoci da Repubblica. Che cito:

    Come dice il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia “il dibattito sollevato da Salvini è surreale”. Innanzitutto per un dato. In Italia, dal 2014 a oggi, sono stati proclamati 149 stati di emergenza – 32 nel 2014, 19 nel 2015, 15 nel 2016, 30 nel 2017, 14 nel 2018, 14 nel 2019, 12 nel 2020 – e di questi ben 39 sono ancora in vigore. E nessuno si sorprende che lo siano. Perché, come dice Boccia, anche le Regioni sono d’accordo, guidate dalla destra o dalla sinistra: “A oggi nessuna regione ha chiesto di bloccare lo stato d’emergenza perché, se accadesse, non avrebbero più mezzi di intervento, si bloccherebbe tutto, anche affrontare il caso di un nuovo positivo sarebbe un problema, oppure approntare una nave per assicurare la quarantena degli immigrati”.

    Quindi, ricapitoliamo. Oggi ci sono 39 stati di emergenza in vigore. Alcuni devono esserlo da anni, per forza. E lo sono, dice il ministro, per un’ottima ragione. Senza si bloccherebbe tutto. Ecco, in due frasi è riassunto il nostro paese. È possibile vivere in un contesto in cui si fanno regole sempre più restrittive, queste impediscono e dissuadono interventi di prevenzione, arriva la tragedia e la si affronta sospendendo le regole. Il caso sanitario è paradigmatico.

    Stiamo ancora domandoci come sia possibile che le centrali di acquisto meno affidabili paghino la roba il doppio e, siccome il mistero si infittisce, aumentiamo le regole. Così, nel dubbio. Poi arriva il Covid e non riusciamo a beccare una fornitura di mascherine sul mercato internazionale perché gli altri pagano cash. Noi a 60 giorni. Forse.

    Soluzione? Emergenza prorogata fino a ottobre. Perché, senza questa proroga, rischiamo di avere ancora meno strumenti. Ovviamente questi strumenti vengono fortemente deprecati ogni volta che qualcuno li usa. Così vengono previste norme più restrittive. Ed il ciclo ricomincia. Non riusciamo semplicemente ad accettare la natura umana e che il malaffare non si combatta esclusivamente con le leggi. Anzi, va detto, che in regime di ipertrofia normativa le leggi sono lo scudo migliore dei delinquenti e il muro contro cui sbatte l’efficienza. Facendosi molto male.

    L’ultima prova, non che ne servisse una, ma l’ultimissima espressione di questo è il sistema Genova. Dove sono bastati un sistema di lavoro in parallelo e una certa elasticità mentale per fare un ponte in tempi umani. Stiamo ancora celebrando il miracolo, mentre per asfaltare una strada di quartiere ci mettiamo di più e chiunque firmi rischia carcere e gogna. È chiaro che la strada è smantellare il sistema di controlli preventivi per potenziare quelli successivi.

    E, soprattutto, smetterla con l’ipocrisia dei “costi di mercato” (che non esistono) e delle presunzioni di colpevolezza. Per assurdo, basterebbe questo per abbattere i prezzi. Ma siamo proprio certi che ci sia la volontà di farlo? Perché spesso non sembra affatto.

    Luca Rampazzo

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