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    Intervista a Davide Ferretti, leader negli impianti climatici

    Il concetto di “clima” è strettamente legato a quello di “benessere”, anche negli impianti. In un clima positivo, persone e attività trovano le condizioni favorevoli per esprimere appieno le proprie potenzialità. Ferretti indirizza la propria competenza e professionalità proprio nella costruzione di contesti climatici favorevoli.

    Ci parli un po’ di lei

    Mi sono trovato a fare il mestiere di termotecnico in una delle più grandi aziende che c’erano a Bologna. L’esperienza mi ha portato in giro per il mondo. Ho lavorato per alcuni anni in Sardegna, per alcune aziende in giro per l’Italia e sono stato anche in Moldavia e in Marocco. A 27 anni ero responsabile di un’azienda bolognese che faceva manutenzioni e a dopo tre anni ho provato a rilevarla ma non riuscii nel tentativo. In quel momento decisi di mettermi in proprio.

    Dal 2004 ad oggi sono stati anni molto impegnativi. Abbiamo attraversato tutti i disagi della crisi economica, anche oggi a causa del Covid.

    Mi sono sempre aggiornato stando al passo con le nuove tecnologie e ho sempre studiato la mia materia perché mi piace. Mi considero un tecnico che vede un po’ oltre la siepe, quindi ho dato dei consigli un po’ futuristici ad altri imprenditori e a certi personaggi importanti di Bologna. Questo mi ha dato la possibilità di avere qualche merito. Noi bbiamo fatto i primi impianti WrW (significa a freno variabile). Oggi questi sono impianti comuni. Ma noi li abbiamo fatti vent’anni fa, con i manuali ancora in giapponese. Circa dieci anni fa abbiamo progettato i primi impianti di trigenerazione e adesso ci stiamo proiettando sui servizi energetici. Insomma cerchiamo sempre di essere un po’ più avanti della normale impiantistica. Puntiamo anche molto sull’essere presenti nel territorio: infatti siamo sponsor del Bologna calcio, sponsor della Virtus ed altre società. Cerchiamo quindi di farci vedere, abbiamo fatto anche cose di prestigio. Il mio lavoro mi piace molto. La parte più brutta del mio mestiere è la parte finale cioè quando devo andare ad incassare e a fare il recupero crediti. Ma studiare e progettare è per me un divertimento.”.

    In che cosa è specializzata la sua azienda di impianti climatici?

    Ferretti è specializzata nella progettazione, installazione, manutenzione e gestione di impianti di condizionamento, climatizzazione, centrali termiche, impianti idrico-sanitari, aeraulici e sistemi antincendio.

    Consapevole delle potenzialità e dei vantaggi delle energie alternative, l’azienda è attiva anche nella progettazione e realizzazione di impianti in ambito fotovoltaico, solare-termico e geotermico.

    Siamo attivi anche negli ambienti che richiedono un controllo climatico rigoroso e specifico: i siti tecnologici (data center, centrali di telecomunicazione) e gli ambienti per la conservazione dei beni artistici culturali (musei, pinacoteche, biblioteche.

    Ferretti segue direttamente la manutenzione e la gestione degli impianti, instaurando con i propri clienti un rapporto di fiducia che si rinnova nel tempo.

    Riscaldamento, raffrescamento, trattamento dell’aria, climatizzazione di precisione, controllo micro-climatico: che si tratti di un contesto residenziale o professionale, di un sito tecnologico o di aree destinate a conservare beni artistici e culturali, Ferretti trova sempre la risposta più corretta e sostenibile per garantire il benessere di persone, beni e tecnologie.”.

    Come state affrontando l’emergenza e la ripresa dovuta al Coronavirus?

    Noi non ci siamo fermati, anche durante il look down, perché facendo comunque manutenzione per sale operatorie, centri di calcolo bancari ed altre strutture siamo rimasti aperti per dare un servizio. Purtroppo abbiamo notato che rimanere aperti non ci ha premiato perché molti dei nostri clienti hanno pensato bene di rallentare i pagamenti a causa delle difficoltà economiche. Inoltre molti dei piccoli miei fornitori ed artigiani, nel momento della riapertura non sono stati in grado di ripartire. Quindi la vera emergenza è quella di trovare nuovo personale ed una maggiore liquidità per far fronte ai mancati incassi.”.

    Questa emergenza lascerà dei segni indelebili nella società Italiana, secondo Lei ne usciremo più forti di prima?

    Purtroppo non credo che ne usciremo più forti di prima, anzi penso che ne usciremo con le ossa rotte. In questo momento gli italiani sono più preoccupati di tornare a far la movida piuttosto di pensare a come aiutare le imprese. Io ritengo che lo Stato non dovrebbe aiutare le imprese perché l’imprenditore deve autonomamente farsi carico delle proprie responsabilità, ma quando quello stesso Stato ti chiede di pagare in tasse il 60% del tuo fatturato, allora deve pensare di investire anche sulle imprese, cosa che non sta facendo.

    Questa ripartenza in realtà favorisce i più forti e non aiuta i più piccoli. Penso che per ripartire si dovrebbe fare maggiore aggregazione tra le piccole e le medie imprese per poter fronteggiare la concorrenza dei grandi gruppi che hanno più fondi e più agevolazioni.

    Dunque credo che l’Italia farà fatica, almeno all’inizio, perché non siamo una nazione forte. Ognuno pensa un po’ al suo orticello, devo dire che da questo punto di vista siamo un po’ provinciali.”.

    Cosa dovrebbe fare il Governo per rilanciare l’economia?

    Per rilanciare l’economia il governo dovrebbe fare delle scelte di campo. Per esempio io propongo un patto: raddoppiare il reddito di cittadinanza a chi ne ha diritto, in cambio questi si mettono a disposizione gratuita delle aziende che sono alla ricerca di manodopera. In questo modo chi lavorava già in nero si mette a disposizione delle aziende.

    Il massimo auspicio sarebbe un versamento a fondo perduto alle imprese in base al fatturato. Invece in Italia viene dato un prestito (che ancora non si vede), ma non sono soldi liquidi: sono, come qualcuno li ha definiti, degli atti d’amore. Ma lo Stato dovrebbe iniettare liquidità vera oppure intervenire con dei veri sgravi fiscali, per esempio l’esenzione dagli adempimenti Iva per 24 mesi”.

     

    Andrea Curcio

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