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    Giuseppe Conte chiede l’attivazione del Mes contro lo shock globale

    Dopo mesi di dibattito sulla riforma del Mes, ora che tutte le attenzioni sono rivolte all’emergenza coronavirus, il premier italiano chiede di usare i 500 miliardi del “Fondo salva Stati” per far fronte allo shock economico.

    Giuseppe Conte ha chiesto esplicitamente il ricorso alla «potenza di fuoco» del Mes per far fronte all’emergenza coronavirus che sta generando «uno shock senza precedenti». Dal momento che ogni giorno che passa la presente crisi ha sempre più un carattere comunitario, il premier italiano, in un un’intervista rilasciata al Financial Times, suggerisce l’apertura di una linea di credito del Mes per tutti gli Stati Membri. I 750 miliardi messi in campo dalla BCE sono fondamentali, ma non bastano: Conte sostiene che la politica monetaria da sola non è in grado di far fronte alla crisi. Motivo per cui bisogna agire sul versante del bilancio.

    Il Meccanismo Europeo di Stabilità dispone infatti di 500 miliardi, tuttavia è stato concepito per un tipo diverso di crisi: erano gli anni bui della crisi finanziari, tra il 2010 e il 2012, quando a livello europeo venne creato un fondo permanente per “salvare” i paesi in difficoltà. Gli Stati Membri versano a tale fondo una quota: la Germania è la capofila con circa il 27% del capitale, mentre l’Italia partecipa con il 18%. Il Mes ha concesso prestiti a paesi che rischiavano il tracollo finanziario come la Grecia (61,9 miliardi), la Spagna (41,3 miliardi) e Cipro (6,3 miliardi).

    Il Mes tuttavia concede questi prestiti ma a condizioni molto rigide per cui lo Stato oggetto dell’aiuto deve firmare un memorandum d’intesa in cui sostanzialmente si impegna a tagliare il debito pubblico, attuare un risanamento forzato dei conti e avviare riforme strutturali. Condizioni insostenibili in questo momento dove la maggior parte delle attività produttive del paese sono ferme a causa di un’emergenza sanitaria. Motivo per cui Conte ha suggerito di adattare l’impiego del Mes alle nuove circostanze, per esempio legando le condizioni del prestito all’emergenze generate dalla crisi pandemica. Uno strumento che comunque dovrebbe essere a disposizione di tutti. Una linea, quella del premier italiano, che ha trovato d’accordo Paolo Gentiloni, commissario agli affari economici, il quale ha sottolineato la necessità di usare tutte le risorse possibili. Una posizione, quella di Gentiloni, che a sua volta ha trovato sponda nel ministro dell’economia francese, Bruno Le Maire, che ha affermato la necessità di essere uniti in questa crisi, sottolineando che se l’Unione Europea abbandonerà l’Italia, l’Ue stessa non si rialzerà più.

    Diversi paesi europei infatti hanno avanzato alcuni dubbi, soprattutto in merito ad un’altra proposta condivisa anche da Giuseppe Conte, cioè la creazione del “coronabond”, cioè uno strumento unico di debito europeo. Un’idea accolta freddamente dai paesi del nord Europa e dalla Germania, dal momento che il governo tedesco avrebbe forti difficoltà a far accettare al paese e soprattutto al Bundestag l’idea di mettere in comune i debiti. Le riunioni dell’Eurogruppo e dei vertici europei stabilite per la prossima settimana dovrebbero dunque essere decisive: dopo le parole della presidente della Commissione, Ursula Von Der Leyen, la quale ha promesso la massima flessibilità all’Italia, ci si aspetta il via libera alla sospensione degli aggiustamenti di bilancio. Senza dubbio, le decisioni che l’Europa si troverà a prendere nelle prossime settimane costituiscono un test importante sulla consistenza della solidarietà europea.

    Simone Fausti

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