venerdì, Aprile 26, 2024
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    Non lasciare nessuno indietro a scuola al tempo del virus

    In tempi di didattica a distanza alcuni dettagli fanno tutta la differenza, ed anche la scuola più all’avanguardia si trova ad affrontare sfide nuove. Ne parliamo con Francesca Luperto Docente di Lettere presso l’IS Puecher Olivetti di Rho.

    1.La scuola ai tempi del Coronavirus: cosa vuol dire per un insegnante la didattica a distanza?

    Il Coronavirus ha sconvolto le nostre vite, le nostre abitudini e a noi docenti ha stravolto il modo di lavorare. Non nei contenuti, quanto nei metodi e negli strumenti.

    Ci siamo ritrovati catapultati in una situazione nuova, a riorganizzare la didattica con la difficoltà di non poterci incontrare tra colleghi, non poterci confrontare di persona per decidere quali strategie seguire.

    Dopo un iniziale smarrimento, dovuto anche all’incertezza della durata dei provvedimenti presi dal Governo riguardo la sospensione delle attività didattiche, è divenuta sempre più chiara l’esigenza di rispondere in maniera tempestiva alle necessità degli studenti. Il Coronavirus non può privare i nostri studenti del diritto allo studio.

    La scuola ha quindi organizzato un gruppo di lavoro, il team digitale, costituito da docenti esperti in tecnologie informatiche applicate alla didattica, che ha fin da subito svolto un importante compito di supporto per tutti i docenti impegnati in questa sfida.

    Cosa vuol dire didattica a distanza? Posso raccontarti la mia settimana di lavoro, ormai diventata flessibile come quella di un freelance: ho 4 classi, con ognuna di loro ho uno o due appuntamenti fissi in videoconferenza, durante i quali spiego l’argomento programmato e chiarisco dubbi, come fossimo in classe, cercando di interagire il più possibile con tutti. Con i miei studenti, inoltre, utilizzo una piattaforma che mi permette di comunicare con loro, di creare compiti e test per la valutazione, di caricare materiali per lo studio come videolezioni, presentazioni o anche di inserire link per approfondimenti. Siamo sempre connessi, rispondo alle loro e-mail, ai loro timidi messaggi sul gruppo chat creato per loro. Didattica a distanza significa prima di tutto vicinanza e sostegno ai ragazzi che sono comprensibilmente spaesati e tutti noi docenti ci stiamo impegnando a realizzarla con tutti i mezzi.

    2. Quali sono le sfide per una scuola professionale, le scuole di frontiera?

    La sfida maggiore in questi giorni eccezionali è quella di tenere unita tutta la nostra comunità scolastica, fatta di ragazzi straordinari che hanno voglia di stare insieme e di incontrarsi. Tutti noi docenti ci stiamo impegnando, posso dire anche senza limiti di orario, a raggiungere ogni singolo studente. Stiamo affrontando in alcuni casi le difficoltà di connessione o i problemi legati al traffico dati limitato, che non permette loro di collegarsi in videoconferenza. A loro rispondiamo personalmente e in modo individualizzato, cercando attraverso le chat di gruppo di mantenere le relazioni con la classe.

    3. Come le state affrontando per garantire l’alto livello di inclusione cui siete abituati?

    I nuovi mezzi di comunicazione ci stanno aiutando in maniera eccezionale. La sospensione delle attività didattiche ha reso necessario attenzioni speciali per gli studenti con difficoltà. Sappiamo tutti quanto sia fondamentale la presenza fisica del docente di sostegno e il rapporto uno a uno. Si è sviluppata una sinergia ancora più forte tra docenti di materia e di sostegno proprio per garantire il contatto, il supporto e la condivisione dell’esperienza didattica.

    4. Cosa vi servirebbe per poter migliorare ancora?

    Siamo in una situazione di sperimentazione dei metodi, stiamo lavorando tanto e al momento la risposta dei ragazzi in termini di partecipazione è positiva. Siamo solo all’inizio e occorre del tempo per capire cosa potremmo migliorare. Sicuramente è emerso il problema che non tutte le famiglie hanno a casa una rete wifi a cui potersi collegare, questo certamente sta rappresentando un problema. Alcuni ragazzi si vedono costretti a fare una selezione dei materiali da visualizzare per non terminare i Giga previsti nel loro piano tariffario.

    5. Quando tutto questo sarà finito la scuola potrà mai tornare a com’era prima?

    Non soltanto la scuola non tornerà come prima, ma tutti noi non saremo come prima. La situazione di emergenza e paura che stiamo vivendo e che ci ha limitato nelle nostre libertà, ha risvegliato in noi un’umanità che forse avevamo dimenticato. Proprio quando sembrava avverarsi quel sogno dei miei studenti, di un mondo senza obblighi di frequenza alle 8 del mattino, senza regole e privazioni soprattutto rispetto al divieto di utilizzo del cellulare durante quell’ “infinito”orario scolastico, senza incontri obbligati all’interno di una scuola senza via di fuga, ecco che adesso, rimanendo chiusi in casa e potendo organizzare la loro vita, come credevano prima, soltanto davanti ai loro smartphone e computer, hanno riscoperto il valore umano del sorriso, di un gesto, di una chiacchierata e anche di una lezione dal vivo del loro professore.

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