Nella notte del 17 Febbraio il gruppo Intesa San Paolo ha lanciato un offerta totalitaria su Ubi Banca. L’operazione ammonta a 4,9 miliardi di euro. Si tratta di un’offerta pubblica di scambio con la quale Intesa offrirebbe 17 azioni per ogni 10 azioni Ubi possedute.
Tuttavia dalle parti di Ubi Banca l’offerta non viene accolta proprio con soddisfazione. Infatti secondo le valutazioni di Ubi l’offerta corrisponderebbe a solo 0,6 volte il patrimonio tangibile.
Sarà il CDA convocato in via straordinaria a valutare l’offerta non ostile (ma nemmeno concordata) da parte di Intesa.
L’amministratore delegato di Intesa Carlo Messina ha dichiarato che il prezzo è equo e non verrà modificato.
Se l’operazione fosse concretizzata Intesa San Paolo diventerebbe il settimo gruppo bancario d’Europa.
Nel frattempo le azioni UBI sono cresciute del 30%, passando da €3,3 a €4,275 per ogni azione, segno che forse l’operazione andrà a buon fine.
Inoltre secondo diverse analisi l’operazione genererebbe sinergie per 730 milioni di euro: meno costi, maggiori ricavi e dividenti più alti.
Anche le azioni di Intesa San Paolo stanno salendo. Dato senz’altro incoraggiante, considerando che l’ultima parola sull’acquisizione spetterebbe agli azionisti.
Un endorsment positivo arriva anche da Banca d’Italia e dalla BCE, che da mesi premono per una maggiore concentrazione del settore bancario allo scopo di prevenire i rischi derivanti da una dislocazione del credito bancario ancora troppo frammentata.
Andrea Curcio