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    Comunità Energetiche, perché e per chi

    Comunità Energetiche, perché e per chi
    L’Unione Europea ha posto l’anno 2050 quale scadenza per il compimento della cosiddetta “decarbonizzazione” europea. Per realizzare davvero la transizione energetica, le politiche pubbliche sull’energia, anche regionali, dovranno mutare.
    Dopo la conversione in legge del decreto Milleproroghe 2020, significativo e consistente è il contributo che potranno dare le Comunità Energetiche Locali: gruppi di cittadini, imprese ed enti che partecipano direttamente alla progettazione e al finanziamento di nuovi impianti di produzione con fonti rinnovabili, per condividere l’energia auto-prodotta, stoccandola e consumandola localmente, immettendo in rete quella in eccesso.
    “Le comunità energetiche nascono dalla direttiva Red II (2018/2001/Ue) e sono uno strumento per la condivisione dell’energia tra i cittadini. Si tratta di un concetto che ha valenze sia sociali che tecniche. A livello sociale, infatti, le comunità energetiche possono creare sviluppo e aggregazione a livello locale. Mentre i benefici tecnici sono dati perché nel momento in cui le persone a livello locale producono e consumano la propria energia, li si spinge ad essere virtuosi nei consumi”.
    Le Comunità Energetiche locali, già costituite in alcuni paesi europei (il progetto Renaissance ha avviato sperimentazioni in 4 siti pilota in Europa, rispettivamente in Belgio, Grecia, Paesi Bassi e Spagna) stanno, infatti, trasformando il mercato dell’energia, contribuendo a ridurre il costo della stessa, riducendone l’impatto ambientale per la sua produzione e rivitalizzando l’economia locale con la creazione di nuova occupazione. Anche a livello nazionale, Enea ha attivato progetti di ricerca e sviluppo che iniziano a produrre le prime sperimentazioni di comunità energetiche.
    La definizione di comunità energetiche prevede siano installati impianti da fonti rinnovabili con una potenza complessiva inferiore a 200 kW, e che l’energia prodotta sia consumata “sul posto”, oppure stoccata in sistemi di accumulo. L’impianto deve essere connesso alla rete elettrica a bassa tensione, attraverso la stessa cabina di trasformazione a media/bassa tensione da cui la comunità energetica preleva anche l’energia di rete. La linea di bassa tensione in cui si allaccia l’impianto di produzione è l’area geografica della comunità. Questa si riferisce, attualmente, a impianti piccoli e tecnicamente si rivolge agli impianti sui condomini, sulle attività commerciali. I vantaggi saranno doppi: da una parte si potrà beneficiare della detrazione fiscale, dall’altra si avrà un incentivo sull’energia immessa nella rete elettrica, che verrà definito dal Gestore dei servizi energetici (Gse). In questo caso c’è anche una componente di risparmio fisico sugli oneri di sistema, che vengono restituiti alla comunità.
    Il primo passo è quello di individuare la rete di bassa tensione dove si è allacciati, e trovare lo spazio fisico dove installare l’impianto, che può andare dal tetto di un condominio a un parcheggio, a capannoni industriali o un’area degradata da recuperare. A quel punto i partecipanti alla comunità dovranno preparare lo statuto di quella che sarà la comunità, in forma di associazione o cooperativa, che dovrà comunque rimanere aperta alle nuove adesioni. In seguito, si raccolgono le adesioni dei soggetti che sono all’interno dell’area individuata e si individuerà il soggetto che installerà l’impianto con la detrazione fiscale. A tale riguardo, il Superbonus 110% sarà riconosciuto anche per la realizzazione di comunità energetiche e sarà applicato alla quota di spesa corrispondente alla potenza massima di 20 kW. Per potenza eccedente i 20 kW spetta la detrazione ordinaria al 50% e nel limite dei 96.000 €. I condomini, a seguito dell’implementazione di uno tra gli interventi trainanti previsti (cappotto termico, sostituzione impianto di riscaldamento centralizzato), potranno installare un impianto FV che potrà godere della disciplina prevista dalla comunità energetica.
    Le comunità energetiche rappresentano una grande opportunità per mettere al centro l’utente rendendolo parte attiva del sistema energetico attraverso la partecipazione e condivisione dell’energia. Tutto questo porterà indubbi vantaggi nella direzione di un uso dell’energia sempre più green e sostenibile.
    L’obiettivo a medio termine è l’apertura di una direzione di innovazione sociale che fonda sulle comunità energetiche un nuovo protagonismo sostenuto non soltanto dagli aspetti energetici, ma anche dall’integrazione con obiettivi economici (riattivazione delle risorse locali immobilizzate), sociali (mutualismo, integrazione, sicurezza, sanità) e culturali (identità locale) derivati dall’incontro dei paradigmi delle “comunità energetiche” con quelli delle “smart communities” utilizzando diverse tecnologie che possono sostenere questa innovazione sociale (blockchain, intelligenza artificiale, flessibilità energetica, IoT, big data).
    Acceleratori di questo processo potranno essere i cosiddetti “developer”. Si tratta di soggetti diversi dai membri, che possono contribuire a configurare le comunità, in quanto ricercano e aggregano i membri, installano gli asset, forniscono tecnologie hardware e software per la gestione degli asset e servizi di efficienza energetica, l’aggregazione delle utenze (soprattutto in ambito residenziale) per limitare/azzerare gli investimenti a carico delle utenze energetiche.
    Questa sarà la funzione della CERL (Comunità Energetica Regionale Lombarda), oggetto di un PDL, a firma dei consiglieri di Forza Italia Gabriele Barucco e Gianluca Comazzi, che verrà discusso in Consiglio regionale nei prossimi mesi. La CERL avrà proprio lo scopo di promuovere, sviluppare e diffondere la produzione, lo stoccaggio e la condivisione di energia elettrica, secondo le più moderne tecnologie disponibili (fotovoltaico, idroelettrico, eolico, biomasse) su territori, aree, spazi, strutture, sia pubblici che privati; a vantaggio del fabbisogno energetico, sia industriale che civile, pubblico e privato, dell’intero territorio lombardo, delle sue aziende e dei suoi abitanti.
    La CERL avrà come obiettivo quello di supportare, secondo il principio di sussidiarietà, la nascita e il diffondersi delle comunità energetiche locali, aggregandole in una più ampia comunità energetica lombarda, al fine di favorire una reale autonomia energetica della Lombardia.
    La CERL assicurerà, altresì, che il valore economico generato dalla transizione energetica venga trattenuto a livello locale e immediatamente reinvestito per l’ampliamento e la diffusione della rete, nonché per il mantenimento di essa.
    Finalità di Regione Lombardia è quella di realizzare una rete diffusa di impianti di produzione e accumulo energetico al fine di ridurre i costi energetici agli utilizzatori, siano essi Istituzioni, Enti locali, ospedali, scuole, aziende, industrie, abitazioni, privati cittadini lombardi: la comunità lombarda.
    La realizzazione dell’infrastruttura, in forza del presente Progetto di Legge, viene predisposta da RL che, attraverso proprie controllate e in sinergia con gestori di reti a partecipazione pubblica esistenti (come ad esempio ENELX), potrebbe provvedere al compimento dell’intera infrastruttura a costo zero per cittadini e imprese. I costi di progettazione e realizzazione potranno essere coperti dal finanziamento regionale.
    Seppur con differenze significative tra i diversi scenari, le potenzialità di mercato nel nostro Paese appaiono ragguardevoli. La stima del Politecnico, infatti, è che potrebbero essere coinvolte nel prossimo quinquennio (2021-2025) circa 150-300mila utenze non residenziali e oltre 1 milione di utenze residenziali, dando vita (nello scenario intermedio) a circa 5-10mila configurazioni di autoconsumo collettivo e circa 20.000 Comunità Energetiche Rinnovabili. Le ricadute sarebbero di tipo economico (ad esempio con riferimento al volume d’affari generato per la fornitura delle componenti tecnologiche necessarie), ma anche fiscale, energetico e ambientale, come ad esempio l’incremento della generazione fotovoltaica e la conseguente riduzione delle emissioni.
    Come dipartimento regionale delle attività produttive di Forza Italia, ci interessa stimolare da subito il dialogo territoriale su questa opportunità, affinché istituzioni e associazioni di categoria stabiliscano già un percorso tecnico – amministrativo per essere pronti a sfruttare questa grande opportunità soprattutto per il mondo produttivo. È risaputo infatti quale sia il gap negativo dei costi dell’energia per le imprese manifatturiere italiane che, spesso, le rendono meno competitive sul prezzo nel confronto con i rispettivi concorrenti esteri, anche europei. Avere la possibilità di diminuire la criticità di questo importante onere di produzione per le imprese del nostro territorio vorrebbe dire aiutarle a crescere in termini di utili e fatturato, e a rendere le comunità energetiche lombarde attrattive per nuove imprese, spingendole così ad ivi investire, creando nuovi posti di lavoro e sviluppo sociale.
    Stefano Nuvolari

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