Si sente molto parlare di dati. Ovunque. Si dice che siano il petrolio della nuova rivoluzione industriale.
Vero. Essi consentono analisi, previsioni, personalizzazioni. Permettono e permetteranno di individuare schemi ripetitivi e correlazioni capaci di darci una nuova conoscenza, imprevedibile fino a poco tempo fa.
Certo, ad oggi le tecnologie sono ancora acerbe, spesso sbagliano e sovente hanno una visione piuttosto limitata, quasi infantile per certi versi.
Ma l’evoluzione è vicina, basti pensare che fino a meno di tre anni or sono un’intelligenza generativa come Chat GPT (e le tante altre analoghe) erano una speranza, non certo un prodotto diffuso in massa.
Si può quindi con buon grado di certezza pensare che da oggi a pochi anni, se non pochi mesi, questi sistemi aumenteranno esponenzialmente le proprie capacità e ridurranno di pari passo gli errori.
Fino a diventare, per certi versi, indispensabili. E’ infatti improponibile una presenza sul mercato che possa o voglia prescindere da tale tecnologia: per il risparmio di tempo e di costi, per le prospettive che schiude e anche, a dire il vero, perché ormai permea il modus operandi dell’ottanta (almeno) per cento degli studenti di oggi, e quindi dei lavoratori di domani che non sapranno probabilmente – salvo qualche eccezione – agire senza l’ausilio di sistemi intelligenti.
Sebbene tali premesse siano tali da aprire la strada a numerose riflessioni, che si faranno nel prosieguo della presente rubrica, ci si vuole soffermare nel presente articolo soprattutto sulla materia prima: i dati. Fugando in primo luogo un equivoco più diffuso di quel che si pensa: dati sono informazioni. Ce ne sono ovunque. Basti pensare a una fotografia: ad un primo approccio, forse basico, si potrebbe dire che essa espone l’immagine di una persona. Ma in realtà essa contiene una miriade di informazioni: dove e quando è stata scattata (e quindi il fatto che una determinata persona si trovasse in un determinato luogo), il contesto (si pensi ad una foto scattata in una chiesa o nella sede di un partito o allo stadio: essa evidenzia varie forme di credo del soggetto ritratto), i dettagli, come la marca di abbigliamento e di accessori e di conseguenza un potenziale tenore di vita, le caratteristiche fisiche.
Ci si ferma qui nell’elenco, ma un sistema di analisi intelligente potrebbe andare avanti, e di parecchio.
Quindi, e si arriva al punto, i dati sono importanti. Lo saranno ancor di più. E la domanda, dal punto di vista legale, non può che essere: sono stati anche acquisiti regolarmente?
E’ un quesito accarezzato per ora a livello di discussione quasi più filosofica che legale, per esempio in relazione alle operazioni di scraping selvaggio effettuate dai big player come Open Ai e altri, attaccati da testate giornalistiche e da autori vari per aver “sfruttato” le loro opere per addestrare il sistema.
Come ogni nuova frontiera della tecnologia, e di riflesso del diritto, anche questo dilemma passerà, prima o poi, dal piano della riflessione a quello del foro, con esiti per ora poco prevedibili. Ma non pare scelta saggia quella di affidarsi al fato e al foro, specie per aziende che oggi nell’attesa di una certezza che forse non verrà mai rinunciano a raccogliere i dati che sgorgano copiosi dal loro processo aziendale. Così come d’altro canto pare troppo ardito raccoglierli selvaggiamente forti di una consapevolezza ancora acerba dei limiti che la legge impone.
Perché delle regole ci sono, per esempio in tema di protezione dei dati personali, in tema di divieto di controllo (anche potenziale) dei lavoratori, in tema di proprietà industriale. Rispettarle non vuol dire solo evitare una sanzione, ma anche e soprattutto mettere in sicurezza quell’insieme di informazioni che come tali possono, anzi in una strategia intelligente dovrebbero, esser valorizzati come asset, intangibile e prezioso.
E quindi sorge la seconda domanda: sono protetti questi insiemi di dati? Sono state applicate misure tecniche e organizzative che permettono all’imprenditore di “trasformare” – come l’art. 98 CPI insegna – questi dati in segreti commerciali? Come tali inviolabili e solo suoi?
Per concludere, pare giunto il momento di dedicare attenzione al patrimonio che sta crescendo spontaneamente in azienda, una attenzione tecnica, informatica, strategica e, ovviamente, anche legale.
Avv. Federico Vincenzi